by Sergio Segio | 11 Giugno 2012 18:51
Il prossimo 17 giugno in Grecia si assisterà a un’elezione cruciale in un clima di naufragio economico, sociale e politico. E questo mentre gli atti di violenza sociale e politica si aggiungono alla tensione, e le statistiche sull’economia nazionale non lasciano alcun margine di manovra al governo che uscirà dalle urne. Il paese è isolato perché le grandi società di assicurazione (Coface, Euler-Hermes) hanno smesso di assicurare le importazioni verso la Grecia e le imprese sono allo stremo perché devono pagare in contanti tutte le loro importazioni.
Il pericolo della mancanza di materie prime, di medicinali o di cibo è evidente e impone delle reazioni immediate, mentre i rappresentanti degli ambienti d’affari parlano già di un “incubo che ricorda l’Albania di Hoxha” se non verrà trovata una soluzione.
Le società greche mancano di materie prime a tal punto che la loro produzione dipende interamente dalle importazioni. Sul piano energetico il paese è sull’orlo del baratro perché non ci sono più crediti e la Grecia rischia ben presto di non avere più accesso al mercato iraniano a causa dell’embargo internazionale imposto a Teheran.
Nel frattempo gli economisti e gli ambienti politici internazionali sono convinti che le possibilità di un’uscita del paese dalla zona euro aumentino, mentre l’isolamento si avverte sempre più negli scambi e negli accordi commerciali nel settore del turismo, del commercio e dei trasporti. Anche le società multinazionali che mantengono un’attività nel paese stanno cominciando a prendere disposizioni per mantenere una base di liquidità .
In questo clima, mentre le tensioni sul piano politico sono evidenti, soprattutto dopo il violento incidente fra rappresentanti politici che è stato trasmesso alla televisione la settimana scorsa, o il caso Paiania [un ragazzo di 15 anni ha ucciso un ladro per proteggere la sua famiglia]. Per la maggior parte degli analisti politici il messaggio è chiaro: le elezioni del 17 giugno saranno decise dalla paura.
I sondaggisti hanno già un’idea del risultato delle elezioni del 17 giugno, ma rimangono cauti sull’influenza dell’aggressione del deputato di Alba dorata contro la comunista Liana Kaneli e non escludono che il partito possa subirne le conseguenze.
Secondo alcuni è cambiato il carattere stesso delle elezioni. “Le elezioni del 6 maggio erano quelle della rabbia, quelle del 17 giugno saranno quelle della paura”, sottolinea questo un che preferisce mantenere l’anonimato. Secondo lui ci sarà un rafforzamento del voto sistemico [per i partiti in favore del memorandum sul rigore] e parallelamente una concentrazione del voto anti-sistema.
La sua analisi presenta due caratteristiche. La prima riguarda l’evoluzione di alcuni elettori che “del tutto inconsapevoli” hanno votato per Alba dorata alle ultime elezioni e che finiranno per votare Syriza, la coalizione della sinistra radicale [arrivata seconda il 6 maggio e data favorita per il 17 giugno]. Inoltre ritiene improbabile un consistente passaggio di elettori dal Partito comunista a Syriza.
La seconda caratteristica riguarda la probabilità di un arretramento del voto anti-sistema nel passaggio degli elettori da Alba dorata al Partito dei greci indipendenti [partito di destra contrario al memorandum], in particolare per quanto riguarda tutto coloro che non vogliono votare per dei partiti di sinistra o di centro-destra. Secondo il presidente di uno dei principali istituti di sondaggio, Alba dorata è già in fase di declino e non potrà ripetere il 7 per cento ottenuto a maggio. Rimane il problema di sapere se il partito neofascista riuscirà a entrare o meno al parlamento.
La maggior parte degli analisti politici e dei sondaggisti ritiene quindi che ci si dovrà aspettare una crescita delle “forze politiche più malleabili”, di cui fa parte Syriza, che è entrato nel gruppo dei responsabili politici del futuro del paese. La presa di distanza dei piccoli partiti [nei confronti delle loro posizioni precedenti] spingerà molti dei loro elettori verso i partiti di maggioranza.
Nel frattempo la possibile ondata di “scambio di elettori” fra i piccoli partiti cosiddetti estremisti, potrebbe rendere difficile il loro ingresso in parlamento. “Giovedì scorso si pensava ancora che il partito più debole fosse quello dei greci indipendenti. Adesso lo è anche Alba dorata, perché bisogna distinguerlo dal suo elettorato”, osserva un esperto.
Traduzione di Andrea De Ritis
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