Francia, socialisti in vantaggio le urne confermano il cambiamento

by Editore | 11 Giugno 2012 8:12

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PARIGI — Franà§ois Hollande avrà  la maggioranza parlamentare necessaria per governare. Il primo turno delle politiche ha dato una chiara indicazione: il Paese non vuole una coabitazione e intende dare al presidente della Repubblica i mezzi indispensabili per mettere in atto il suo programma. Non è un assegno in bianco: la sinistra potrà  controllare, salvo sorprese, l’Assemblea nazionale, ma senza che questo si accompagni a un vero entusiasmo.
Come si dice Oltralpe, non c’è stata un’onda rosa. Ma c’è stata un’indicazione chiara in favore della sinistra. Unico neo: l’astensione ha raggiunto il 43 per cento, il livello più alto mai registrato per le elezioni politiche sotto la Quinta Repubblica.
Il dato politico principale è questo: anche se il Partito socialista e l’Ump si disputano sul filo di lana il titolo di primo partito del Paese, la sinistra democratica, che comprende anche i verdi e i radicali di sinistra, supera il 40 per
cento e dovrebbe superare la soglia dei 289 deputati su 577. Cioè avere la maggioranza assoluta senza dipendere dal Front de gauche di Jean-Luc Mélenchon. Quest’ultimo, del resto, esce sconfitto dal voto di ieri: si è candidato nel collegio di Marine Le Pen, ma è arrivato in terza posizione ed è stato costretto a ritirarsi. “Il rosso”, insomma, ha perso la sua scommessa e ieri sera era chiaramente deluso. Al suo posto sarà  un candidato socialista locale a ostacolare la leader frontista, arrivata in testa con il 42 per cento
dei voti.
Più in generale, la sinistra democratica sembra poter puntare su una vittoria tranquilla per tutti i suoi leader, compresi quelli che fino a qualche giorno fa sembravano in pericolo: solo Ségolène Royal è insidiata da un dissidente socialista e dovrà  battersi fino all’ultimo per conquistare un seggio da deputata e poi brigare la presidenza dell’Assemblea nazionale. Tutti i ministri in vista sono invece quasi certi di vincere ai ballottaggi, il primo ministro, Jean-Marc Ayrault, è stato rieletto
al primo turno con un trionfale 56%. La logica istituzionale è rispettata: cinque settimane dopo l’elezione del presidente della Repubblica, i socialisti dominano e i loro alleati, come i Verdi, non avranno probabilmente la possibilità  di creare un gruppo parlamentare, il che significa un’autonomia limitata.
L’altro dato importante è il successo del Fronte nazionale in un’elezione solitamente difficile per un partito che conta pochi quadri e ha difficoltà  a presentare candidati solidi: le proiezioni
gli attribuiscono fra il 13,5 e il 15 per cento, cioè il miglior risultato della sua storia alle politiche dopo quello del 1997 (14,94%). Il sistema elettorale maggioritario, tuttavia, penalizza l’estrema destra, che nel migliore dei casi avrà  domenica prossima 3-4 deputati o forse nessuno. La presenza dei candidati frontisti ai ballottaggi imbarazza soprattutto la destra, il cui elettorato, dicono i sondaggi, è sempre più incline ad alleanze con Marine Le Pen. La leader frontista, del resto, non perde un’occasione per porsi come la figura inaggirabile dell’opposizione a Hollande e ai socialisti: forte del suo successo alle presidenziali (17,9%) e della sostanziale conferma di ieri, può presentarsi come la personalità  con cui la destra moderata deve fare i conti se vuole riconquistare un giorno il potere. Tanto più che i conservatori non potranno contare troppo sui centristi, ridotti ai minimi termini e che dovranno probabilmente incassare anche la sconfitta di Franà§ois Bayrou, l’unica figura di rilievo nazionale che potrebbe perdere il suo seggio.

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