by Sergio Segio | 19 Giugno 2012 10:07
L’ultima tegola sono state le dimissioni del sindaco Pisapia[1] (poi ritirate per le rassicurazioni successive) da Commissario straordinario per l’evento: una scelta controversa ma motivata in pubblico per l’inerzia del governo Monti. Il sindaco ha dato l’annuncio all’assemblea generale di Assolombarda con queste parole: “È una decisione che non è un passo indietro ma serve per andare avanti: ci deve essere qualcuno che si occupa a tempo pieno dell’Expo per conto del Governo… Mancano mille giorni: possono essere tanti oppure pochi. Ma io sono preoccupato perché serve maggiore attenzione da parte del governo e del Parlamento”. Occorre puntare con maggior forza sugli enti locali, unici motori per un possibile sviluppo. Le reazioni politiche sono state contrapposte con la destra che parla addirittura di “diserzione” e la sinistra che applaude a Pisapia: da segnalare la Lega che chiede le dimissioni di tutti, compreso l’altro protagonista della vicenda, il Presidente della Regione Formigoni. Inutile seguire[2] le rassicurazioni di Monti, i battibecchi e il palleggio di responsabilità degli enti interessati: è presto per dirlo, ma ancora una volta si rischia che quella dell’Expo sia un’occasione sprecata[3].
Pisapia ha dato una sterzata importante insistendo sui contenuti, per esempio con la firma[4], quando era ancora candidato, per la campagna “Sulla fame non si specula”, oppure con la modifica dei criteri per l’assegnazione degli appalti che prima venivano decisi attraverso il “massimo ribasso” nelle offerte. Il fatto è che da solo questo impegno non basta. Il suo gesto ha comuque gettato luce su un contesto molto difficile, soprattutto in questo momento di crisi.
Infatti se si guarda agli aspetti sociali ed ambientali della manifestazione si rimane interdetti. Riporta il sito del no profit Vita.it[5]: “[In un incontro avvenuto il 7 giugno scorso dal titolo significativo «Expo 2015: sì ma sociale. Come utilizzare, e bene, una bella opportunità »] Paola Pizzighini, responsabile delle relazioni sindacali della società Expo, assieme a Roberto Daneo, responsabili del “Piano City Operations” [hanno descritto i] quattro i filoni di impegno di Società Expo rispetto al sociale: l’inserimento dei lavoratori svantaggiati, l’attenzione al lavoro dei carcerati, l’inserimento delle persone disabili, l’occupazione dei giovani. E poi i protocolli già stipulati, gli accordi raggiunti con il Forum del Terzo Settore, con Fish e Fand, con Cgil-Cisl-Uil. Un quadro rassicurante, sulla carta.
Rossella Sacco (Forum Terzo Settore[6]), Lino Lacagnina (Centro servizi per il volontariato[7]), Gabriele Favagrossa (Ledha[8]), Antonio Lareno Faccini (Cgil, Cisl e Uil) hanno espresso molte perplessità rispetto alla reale volontà non solo della società Expo, ma anche dei potenti interessi economici che stanno dietro all’operazione del 2015, di essere attenti alle esigenze di una parte della popolazione così «disinteressata» ma «competente». E Mauro Montalbetti (Cooperazione Lombardia[9]) ha giustamente riportato l’attenzione ai contenuti di fondo di Expo, ossia il tema dell’alimentazione nel mondo. La più dura Rossella Sacco: «Siamo interlocutori di primo livello, anche perché stiamo parlando di un evento che si basa su un bene relazionale, e su questo terreno noi sappiamo cosa fare e con chi». Laconico Favagrossa: «Inutile che mi dilungo qui con proposte sull’accessibilità per le persone con disabilità se l’approccio di Expo è quello di garantire un biglietto elettronico e molti applicativi per smart phone. Non siamo mai stati consultati preventivamente, sulle grandi scelte progettuali e sul piano di lavoro»“.
Si era poi promesso a più riprese che il cantiere dell’Expo sarebbe servito a bonificare l’inquinatissimo territorio circostante, in particolare alcune vie d’acqua. Su questo aspetto però è già stata gettata la spugna.
Scrive Christian Sormani in un articolo per il “Giorno”[10] :”L’Expo 2015 «scarica» il fiume Olona. Verrà infatti completamente ignorato il corso d’acqua che parte dal Varesotto e attraversa il Milanese, che tra l’altro passa anche dalla zona dell’esposizione mondiale. Il progetto «Vie d’Acqua di Expo 2015», a causa del perdurante inquinamento del corso d’acqua, che anziché migliorare continua a mostrare i segni indelebili di un collasso biologico, tra l’altro certificato da un recente controllo dell’Arpa, accantona il fiume. Svanisce quindi la grande opportunità di ridurre le pesanti sanzioni pecuniarie che l’Unione europea sta in questi mesi preparando per l’Italia… «La qualità delle acque del fiume Olona e dei suoi affluenti Bozzente e Lura rimane preoccupante — ha denunciato negli scorsi giorni Lorenzo Baio, responsabile settore acqua di Legambiente Lombardia — anche in prospettiva dell’entrata in vigore dei parametri definiti dalla direttiva del Duemila che richiede, entro la fine del 2016, il raggiungimento di un giudizio di qualità “buono” per tutti i corsi d’acqua superficiali. Purtroppo la mancanza di collettori e di depuratori funzionanti, oltre al forte impatto legato al carico diffuso e alla cementificazione del territorio limitrofo, hanno reso questo corso d’acqua un recettore di scarichi piuttosto che una via d’acqua vitale e dinamica»“.
L’Expo sarà incentrata sull’alimentazione a livello globale, ma oggi si rischia che il nuovo quartiere ospitante l’evento e i probabili milioni di visitatori saranno immersi in un luogo che è il contrario della qualità ambientale, del cibo genuino, dell’aria e dell’acqua pulite.
Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2012/06/expo-2015-tra-veleni-politici-e-inquinamento-ambientale/
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