E la campagna sprofonda nel passato “Come dopo la guerra, viviamo di baratti”

by Editore | 1 Giugno 2012 13:16

Loading

MIRANDOLA – Basta lasciare la statale 12 che taglia in mezzo al terremoto e scendere in un angolo di campagna per tornare indietro nel tempo, scoprire storie che le statistiche della Protezione civile ignorano. Si fa il bagno nella vasca delle tartarughe, si piazzano i frigoriferi in mezzo all’aia, si affittano container per proteggere le cose strappate alle scosse, si ricorre al baratto, si invitano a cena i vicini che non sanno dove cucinare perché la casa è mezza distrutta. Un quadrivio di stradine a caso: via Di Mezzo, Via Personali, via Baccarella, via Margotta, nomi che non si trovano nemmeno sulle carte. Oltre gli alberi il campanile del Duomo di Mirandola rimasto in piedi, qua e là , sopra il grano quasi maturo, i capannoni rimasti in piedi della grandi multinazionali della biomedicina. Lontano dai riflettori e dalle discussioni sul terremoto, qui si è tornati all’economia di guerra, si scambiano le cose di prima necessità , ci si ingegna e arrangia come si può. «La spesa l’andiamo a fare nel mantovano, nei paesi qua attorno è tutto chiuso. Ieri al forno di San Possidonio ho comprato gli ultimi due chili di pane, il resto finito tutto. Ci arrangiamo con quello che c’è, una volta in fondo si viveva con molto meno». 
Gente abituata a lavorare, investire, produrre, veder crescere famiglia e impresa si sente ora sprofondare nel passato. Nelle campagne, dove si lavora la terra ma magari si ha un posto in fabbrica, non c’è casa, corte o fienile che non abbia un danno. Claudio Bertoli mostra la schiera di magazzini ricamati di crepe. «Dormiamo fuori, come tutti. La paura non è passata. Abbiamo aggiustato una vecchia roulotte. Io e mio figlio abbiamo due officine a Concordia, crollate. A 54 anni posso pensare di investire ancora? Non lo so. Però si riscoprono tanti valori rimasti nascosti. Mio padre l’altra sera ha riunito la famiglia, ha detto: “Ci siamo tutti, conta questo. Il resto si risolve”. E qui ci diamo tutti una mano. Si va a casa dei vicini: cum’andemmia? Come andiamo? E se uno ha bisogno, si aiuta».
Claudia Busoli, la vicina, vive in tenda con la figlia e il marito. Piange: «La casa sembra intatta, ma la scala è crepata. La stalla e il capannone sono da buttar giù. Sono morte una trentina di galline. Io lavoro alla Bellco, è chiusa. Dopo il primo terremoto avevano previsto quattro mesi di cassa integrazione, ora chissà . Niente più tv, siamo riusciti a trovare qualche bottiglia d’acqua a Mirandola, la condotta per l’irrigazione è chiusa e il pozzo s’è riempito di sabbia. Nell’orto un po’ di insalata c’è, scorte ne abbiamo. Ma poi?». I due trattori del marito per curare i campi sono rimasti sotto le macerie. Poco più avanti passa una jeep dei vigili del fuoco e una donna corre verso il cancello agitando le mani. I vigili si fermano, ma non possono fare niente. La donna con gli occhi umidi implora che entrino a vedere i danni della casa, loro vengono da Asti, hanno un altro compito da svolgere. La casa della donna appena ristrutturata è piena di crepe, fuori e dentro. Il fienile e la lavanderia sono puntellati con grosse assi di legno. Tende nel giardino, dove dormono lei, il marito, i due figli e le fidanzate riparate in campagna. «Non abbiamo più niente per puntellare la casa – dice Santo Gallo, il capofamiglia – per cucinare usiamo le vecchie bombole del gas rimaste di una volta». 
Bombole di gas non se ne trovano più, qualcuno le va a ricaricare nei distributori di gpl, che è proibito. La doccia è un traliccio coperto di teli con un bidone d’acqua sopra che si scalda al sole quasi estivo. I due ragazzi della famiglia hanno aiutato la vicina, Daniela Pareschi, a tirare fuori dalle macerie di casa il frigorifero salvavita: «Sì, è vero, sono diabetica e devo tenere al fresco l’insulina – raccolta lei – . Questa signora è mia madre che ha 91 anni e ha l’Alzheimer. La verranno a prendere in ambulanza per sistemarla in una casa protetta a Parma o al mare». La signora anziana è in carrozzina, messa dentro un carro coperto. «È una carovana, una volta si attaccava dietro al trattore e portava il gasolio per i lavori nei campi». Nemmeno Daniela ha più acqua per irrigare l’orto: «Questa è la vasca dove prima nuotava la tartaruga che avevo salvato in una discarica. Adesso io e mio marito la usiamo per lavarci. E quello è il water»: tre vecchi pneumatici impilati uno sull’altro. Daniela è stata aiutata ma avrebbe voluto anche lei fare qualcosa: «Mettere qui una tenda per mia mamma e gli anziani di due mie amiche che abitano in città ». Poi alza la testa: «Guardi là , Prandini sta portando via i maiali».
Guido Prandini abita in fondo alla strada sterrata e la sua vecchia casa è messa molto male. Osserva con uno sguardo disperato. «Cento maiali li ho portati nell’altro stabilimento di Bastiglia, è più sicuro. Altri seicento sono ancora qui. Se siamo ancora vivi dobbiamo aiutarci. L’altra sera abbiamo cotto le braciole anche per i vicini e quando abbiamo avuto bisogno di pane ce l’hanno prestato». Anche Prandini dorme in tenda come il figlio e la compagna che allatta Giada, di 37 giorni. «Meno male che la putina sta bene, in tenda riesce a dormire. La mia paura era tutta per lei, è il nostro avvenire». A cento metri dell’incrocio ecco l’agriturismo “Da Frandull”, lo gestiscono le sorelle Franca, Deanna, Laura, Liliana e Ida. “Frandull” era il nonno, negli anni anteguerra fattore del conte Luigi D’Arco. Nel locale mostrano con orgoglio le foto storiche di una celebrità  locale, Fatima Miris, grande allieva di Fregoli lodata da Matilde Serao. La casa di famiglia è lesionata nello spicchio di una delle sorelle, Ida sovrintende alla cucina: «Il ristorante è rimasto illeso, è l’unica struttura qui attorno costruita con criteri antisismici. Sotto la veranda apparecchiamo tutti i giorni per venti, trenta persone. Parenti e amici sfollati qui nel prato, vicini che non hanno più la cucina. Fino a che questo disastro non sarà  passato, a casa mia mangiano tutti senza pagare».

Post Views: 182

Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2012/06/e-la-campagna-sprofonda-nel-passato-qcome-dopo-la-guerra-viviamo-di-barattiq/