by Editore | 19 Giugno 2012 7:09
ATENE — Antonis Samaras ha fretta. Giovedì i ministri delle Finanze dell’eurozona si riuniscono in Lussemburgo e il leader conservatore greco vuole arrivarci con il suo governo. Ha fretta lui e ha fretta il socialista Evangelos Venizelos che parla di «esecutivo pronto già per stasera». I due partiti che hanno dominato in alternanza la politica greca per trentotto anni superano insieme i 151 deputati necessari a formare la coalizione. Il Pasok ha perso ancora sostenitori ma i suoi 33 seggi sono sufficienti sommati ai 129 conquistati da Nuova democrazia: la destra ha superato la sinistra radicale di soli 3 punti percentuali, però ha ottenuto i 50 parlamentari in più del premio di maggioranza.
Alexis Tsipras, leader di Syriza, ha ribadito «restiamo all’opposizione» e non è diposto neppure ad accettare l’incarico dal presidente Karolos Papoulias, se i negoziati condotti da Samaras dovessero fallire. Venizelos lo accusa di essere un irresponsabile, prima del voto aveva promesso di entrare a far parte solo di una coalizione che comprendesse anche lui. Adesso i conservatori e i socialisti sembrano pronti ad andare avanti da soli, anche senza l’appoggio di Sinistra democratica, fondato da un gruppo di fuoriusciti dal partito di Tsipras.
Mario Monti, il primo ministro italiano, definisce il voto greco «un risultato importante». Domenica ha chiamato Samaras e ha sentito anche Venizelos «per incoraggiarlo a entrare in un governo di responsabilità nazionale».
Un mese fa Samaras, 61 anni, aveva rinunciato dopo solo cinque ore di trattative. Nessuno degli altri leader era riuscito a trovare un accordo e i greci sono dovuti tornare a votare. Venizelos questa volta avrebbe chiesto che i ministri siano scelti tra personalità del Paese, le grandi famiglie e gli uomini d’affari hanno scarsa fiducia in Samaras, che è considerato troppo ondivago. Alcuni esponenti di Nuova democrazia preferirebbero che si facesse da parte per lasciare il posto di primo ministro a un tecnico.
Il nuovo governo deve approvare entro la fine di giugno altri tagli per 11,7 miliardi, fanno parte delle misure concordate con la Troika (Unione Europea, Banca centrale europea, Fondo monetario internazionale) in cambio degli aiuti. Samaras ha promesso in campagna elettorale di voler rinegoziare le condizioni. Si era opposto al primo piano di salvataggio nel maggio del 2010 e ha sostenuto i due successivi solo perché il Paese sarebbe finito in bancarotta. Fonti di Nuova democrazia spiegano all’agenzia Reuters che Samaras chiederà all’Europa più tempo: vorrebbe spalmare gli interventi su quattro anni invece di due. «Saremo pronti per la prossima visita della Troika. Intendiamo accelerare e allargare il programma di privatizzazioni».
I partiti che si oppongono all’austerità hanno raccolto domenica oltre il 50 per cento dei voti: la maggioranza dei greci è pronta a tornare in strada per protestare contro i nuovi tagli. Gli analisti temono che il governo possa resistere pochi mesi alle pressioni delle manifestazioni. La Grecia è al quinto anno di recessione e la disoccupazione ha superato il 21 per cento (tra i giovani è oltre il 51). I prestiti internazionali sono stati congelati in questi quaranta giorni tra le due sfide elettorali e lo Stato avrebbe in cassa ancora 2 miliardi di euro sufficienti a pagare le pensioni e gli stipendi degli impiegati pubblici fino alla fine di luglio.
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