Drone americano in Pakistan ucciso il numero 2 di Al Qaeda
NEW YORK – Era uno dei primi nomi nella “kill list” della Casa Bianca. Abu Yahya Al Libi, considerato dalla Cia come l’attuale numero due di Al Qaeda, è stato ucciso lunedì da un drone americano nel Pakistan del nord. Dopo ventiquattro ore di speculazioni lo ha confermato ieri, chiedendo l’anonimato, un funzionario Usa della task force che da Washington guida la guerra al terrorismo. «Era uno dei leader più capaci e con maggiore esperienza, ha avuto un ruolo decisivo nella pianificazione di attacchi contro l’occidente, assicurando la supervisione delle operazioni esterne».
A poco più di un anno dalla morte di Osama Bin Laden, ucciso da un commando Usa nella casa-fortezza di Abbottabad (Pakistan) dove aveva trovato rifugio per anni, il Pentagono infligge dunque un nuovo duro colpo alla rete terroristica islamica. Al Libi era stato dato, erroneamente, per morto, già nel dicembre 2009, quando un drone aveva colpito una casa nel Sud Waziristan, dove la Cia era convinta si trovasse uno degli uomini più ricercati dai servizi segreti americani. Lunedì, dopo diverse segnalazioni giunte a Washington nelle ultime settimane e dopo l’ok del presidente Obama, è partito il nuovo attacco. Un drone (aereo senza pilota armato di missili) ha colpito un piccolo villaggio nelle vicinanze di Mir Ali, la capitale della provincia del Nord Waziristan, una delle aree dove si nascondono diversi militanti di Al Qaeda. I missili hanno distrutto diverse case e ucciso quindici persone.
Cittadino libico, di un età tra i 45 e i 50 anni, Al Libi era considerato il più influente comandante militare dell’organizzazione terroristica. Catturato dai pachistani nel 2002 nel 2005 era riuscito a fuggire insieme ad altri tre militanti di Al Qaeda dalla prigione americana di Bagram, a nord di Kabul, e un anno dopo era apparso in un video di 54 minuti in cui raccontava la sua fuga. Dopo la morte di Atiyah Abd Al Rahman (ucciso lo scorso agosto da un drone, sempre nel Nord Waziristan) era diventato il numero due di Al Qaeda, secondo solo a Ayman Al Zawahiri, il medico egiziano che guida la rete terroristica dopo la morte di Bin Laden.
L’uccisione di Al Libi (e degli altri quattordici) rischia di creare nuove tensioni tra gli Stati Uniti e il Pakistan. Il governo di Islamabad considera l’uso dei droni nel suo territorio come un attentato alla sovranità del paese e ha protestato per le numerose vittime civili (tra cui molti innocenti) colpiti dai missili Usa, ma la Casa Bianca ha confermato più volte che continuerà ad usarli.
Nonostante la recente rivelazione del New York Times sulla “kill list” (l’elenco degli obiettivi da uccidere) cui Obama dà settimanalmente il suo assenso, la Casa Bianca non ha alcuna intenzione di rivedere una strategia che ha dato sì grandi successi ma anche molte vittime collaterali. Un tema di cui si parlerà anche in campagna elettorale. Non perché i repubblicani siano contrari, ma perché Obama viene accusato di non difendere fino in fondo chi in Pakistan aiuta gli Usa. Come il medico che diede informazioni decisive per la cattura e l’uccisione di Osama Bin Laden e che si trova in carcere in Pakistan proprio per questo motivo.
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