Dopo il nonno e la zia, la rivincita di Marion Le Pen
PARIGI — Con la 22enne Marion eletta all’Assemblea nazionale, la dinastia Le Pen completa la sua imprevedibile trasformazione (di immagine, almeno): dalla truce benda sull’occhio che il fondatore Jean-Marie esibiva all’inizio dell’avventura negli anni Settanta, alla modernità femminile della figlia Marine, fino al sorriso permanente della brillante e loquace nipote, da domenica sera la più giovane deputata della storia della Repubblica francese. Marion Maréchal-Le Pen, studentessa di legge a Parigi, non era neppure nata all’epoca dei momenti cruciali della vicenda di famiglia e dell’estrema destra francese: guerra d’Algeria, nascita del Fn (1972), attentato contro casa Le Pen (1976); e aveva appena sei mesi quando scoppiò l’affare Carpentras.
Nella notte tra l’8 e il 9 maggio 1990, 34 tombe ebraiche vennero profanate nel cimitero della cittadina provenzale. Il crimine venne scoperto solo il 10 maggio, all’indomani dell’apparizione televisiva di Jean-Marie Le Pen: i vertici dello Stato — dal presidente della Repubblica Franà§ois Mitterrand al ministro dell’Interno Pierre Joxe — incolparono Le Pen di avere infiammato gli animi dei suoi militanti e Mitterrand sfilò a Parigi in testa al corteo che lo designava come il mostro.
Ci vollero sei anni agli inquirenti per chiarire che Le Pen non c’entrava, che la profanazione era avvenuta prima del suo discorso e che era opera di balordi locali. Per questo Marion Maréchal-Le Pen si è candidata proprio nel Vaucluse, la circoscrizione di Carpentras: «Bisognava lavare un oltraggio, e oggi che sono stata eletta quel capitolo è finalmente chiuso», ha detto ieri.
Carpentras per i Le Pen è la città del possibile riscatto, della rispettabilità finalmente a portata di mano nel momento in cui la destra dell’Ump è tentata di aprire al Fn. La vittoria di Marion, da un punto di vista simbolico, è un trionfo.
«Non voglio essere solo una portavoce mediatica — ha detto al Parisien —, non mi piace apparire su Elle o Paris Match per dire se mangio i cereali a colazione o se porto a spasso il cane al pomeriggio. Bisogna parlare dei problemi di fondo, della lotta all’immigrazione e del federalismo economico».
Figlia della sorella maggiore di Marine, Yann, e del quadro del Front National Samuel Maréchal, Marion è un puro prodotto del clan Le Pen, paracadutata nel Vaucluse dove non ha mai abitato. «Ma sto cercando casa qui — si difende —, e non ho certo strappato il seggio con la forza, mi hanno votata. Parlare di nepotismo è ingiusto».
I detrattori la chiamano Marion-ette, la accusano di essere manovrata dal nonno e dalla zia. Ma intanto, magliette da ragazzina e modi allegri, Marion Maréchal-Le Pen assolve al compito di far passare in secondo piano le continue gaffe del patriarca Jean-Marie, che compie domani 84 anni.
Il vecchio Le Pen è ormai il nonno al quale in famiglia tutti vogliono bene ma che rischia, ogni volta, di dire lo sproposito che rovina la festa. L’anno scorso, al congresso di Tours che segnò il passaggio di consegne verso la figlia Marine, disse di un reporter ebreo che «si riconosceva dal naso». Tre giorni fa, per difendersi dalle accuse di nepotismo, ha chiarito che «i Le Pen sono una buona razza». Molto lavoro attende Marion.
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Lunedì 9 ottobre l’Assemblea francese approverà il Fiscal Compact, con un’ampia maggioranza che vedrà a fianco di una parte preponderante del gruppo socialista (con una ventina di eccezioni) i voti di quasi tutta la destra dell’Ump (anche qui qualche eccezione, ma meno che nel Ps). I deputati però non dibatteranno a fondo su un trattato che avrà come corollario anche l’approvazione, due giorni dopo, di una «legge organica» che trasporrà nella legislazione francese la «regola aurea» sull’equilibrio di bilancio.