Davanti a Obama lite tra Monti, Hollande e Merkel Eurolandia si spacca sul rischio contagio da Madrid

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ROMA – «No, la Germania non regalerà  soldi alle banche spagnole». Per tre volte Barack Obama, Mario Monti e Francois Hollande vanno alla carica. Per tre volte Angela Merkel dice di no. In inglese e, per non sbagliare, in tedesco. La Cancelliera è irremovibile. E così alla teleconferenza dell’altro ieri pomeriggio l’Europa clamorosamente si spacca. Per la prima volta davanti a Obama. Qualcosa che gli europei volevano evitare. Come testimonia un’altra teleconferenza. Quella del 17 maggio, quando Monti, Merkel, Cameron e Hollande in partenza per il G8 di Camp David decisero che almeno di fronte agli altri grandi si sarebbero dovuti mostrare compatti. Poi le beghe su come rilanciare la crescita per risolvere la crisi le avrebbero risolte tra loro, al rientro in Europa. Compito già  arduo (e in alto mare) da portare a termine entro il summit Ue del 28 giugno (ieri confermata per il 22 la riunione preparatoria a Roma tra i leader di Italia, Francia, Germania e Spagna) sul quale poi si sono innestati i bubboni di Grecia e Spagna.
Ma è l’urgenza della bomba iberica a rendere evidenti le spaccature. Il tempo stringe, dopo Bankia potrebbero saltare altri colossi del credito di Madrid. E l’Europa deve tenersi pronta a intervenire per evitare la disintegrazione della sua moneta che metterebbe fine ai discorsi su Grecia, crescita, futura governance e quant’altro. Le contromisure da mettere in campo le ha illustrate mercoledì il presidente della Commissione europea Josè Barroso. La costruzione di un’Unione bancaria con un sistema di supervisione unico a livello Ue, una garanzia europea dei depositi bancari e l’intervento diretto del fondo salva-stati europeo (l’Efsf che si trasformerà  nel più potente Esm) nel salvataggio delle banche. Con il terzo pilastro da anticipare, da mettere subito in campo modificando lo statuto dell’Efsf per tenere in piedi la baracca, per evitare l’immediato tracollo dell’euro e avere il tempo di mettere in piedi quel “Fondo di risoluzione” per gli istituti di credito che Bruxelles proporrà  a breve, forse già  mercoledì prossimo. 
È su questo sfondo che va vissuta la video-telefonata di mercoledì. Obama (spaventato che la crisi dell’euro contagi gli Usa e comprometta la sua rielezione) apre sostenendo l’Unione bancaria e l’intervento diretto del fondo salva-Stati per le banche spagnole. Monti e Hollande (che preferisce ancora parlare in francese) sono sulla stessa linea. La Merkel no. «La Germania è contraria a un intervento diretto dell’Efsf, non vogliamo che il fondo, che opera con soldi dei governi, spenda milioni in cambio di collaterali di banche già  cotte. Non vedo perché dovremmo possedere pezzi di banche fallite». A poco sono servite le insistenze dell’agguerrito terzetto. Monti ha cercato di convincere la Cancelliera rassicurandola (frase ripetuta ieri in pubblico) sul fatto che l’Italia è «contraria a cambiare lo statuto della Bce». Dunque, ha ragionato, se l’Eurotower non avrà  più poteri almeno «ci vuole la Banking Union e l’intervento dell’Efsf». E ancora, i tre hanno fatto notare che se la Spagna, come vuole la Germania, prima prenderà  i soldi del fondo salva-Stati e poi salverà  le banche si rischia un effetto domino dei mercati. «Non solo il suo debito pubblico crescerà  aumentando la sfiducia degli investitori, ma i mercati considereranno Madrid parzialmente insolvente e lo spread andrà  alle stelle rendendo tutto ancora più pericoloso». Posizioni che ognuno dei tre ha ripetuto in tre diversi round della conferenza. Alle quali la Cancelliera ha puntualmente detto di no, deludendo chi sperava che l’aggravarsi della situazione l’avrebbe spinta a più miti consigli.
Ma il pressing non si arresta. I quattro, recita il comunicato della Casa Bianca, hanno deciso di «continuare a consultarsi da vicino» in vista del G20 di Los Cabos, Messico, del 18 giugno. E non è un caso che ieri Monti abbia detto che la Germania «deve riflettere profondamente e rapidamente» su come bloccare il contagio della crisi riferendosi all’Efsf e alla crescita. Bruxelles intanto andrà  avanti: forse già  mercoledì presenterà  il Fondo di risoluzione per le banche, un salvadanaio salva-banche che dovrà  essere riempito dagli stessi istituti per assicurarsi dai rischi futuri visto che gli stati non hanno più soldi per salvarli. Ma anche su questo – il fondo comunque non farebbe in tempo a risolvere la crisi iberica – ci sono opposizioni. Della Gran Bretagna di Cameron, contraria anche alle regole di supervisione europea ripugnanti per la City, e delle stesse banche, che dicono di non avere risorse da mettere nel fondo. Gli europei hanno poche settimane per trovare la quadra.


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