Cristiani e altre minoranze: «riconciliazione dal basso»
Si chiama Mussahala: «riconciliazione» in arabo: un tentativo di riconciliazione dal basso, per iniziativa popolare e nonviolenta. Cominciata a Homs, città simbolo degli scontri, spera di espandersi. Ne riferisce la Radio vaticana citando l’agenzia cattolica Fides. Sarebbe un miracolo, in un contesto di scontri sanguinosi fra esercito e gruppi armati, e atroci violenze settarie, che va avanti da mesi anche grazie alle determinanti ingerenze di paesi occidentali e del Golfo. Mussahala tiene a essere un tentativo del tutto siriano, senza interventi esterni. Vi stanno lavorando siriane e siriani, laici e soprattutto appartenenti alle diverse religioni e comunità che fino al 2011 convivevano in pace.
Come scrive la Radio vaticana e confermano fonti all’interno della Siria, Mussahala è «la dimostrazione, e anche la speranza, di una terza via, alternativa al conflitto armato e a un possibile intervento militare dall’estero, invocato dal Consiglio Nazionale Siriano». L’agenzia cattolica Fides spiega che Mussahala «colma un vuoto creato dal rumore delle armi: non parteggia per alcuna delle parti in lotta, nasce spontaneamente dal basso, dalla società civile, da tutti quei cittadini, parlamentari, notabili, sacerdoti, membri di tutte le comunità etniche e religiose, che sono stanchi della guerra». Fra i promotori e i maggiori sostenitori dell’iniziativa vi sono i cristiani di Homs, di tutte le confessioni. Si sono esposti personalmente soprattutto due preti greco-cattolici, padre Michel e padre Abdallah, il siro-cattolico padre Iyad, il maronita padre Alaa, il siro-ortodosso padre Khazal.
Nei giorni scorsi a Homs si sono svolti due incontri con straordinaria partecipazione popolare. Membri di tutte le comunità che compongono la società siriana: alawiti, sunniti, drusi, cristiani, sciiti, arabi sono arrivati a dichiarazioni comuni, con abbracci e impegni solenni, per la riconciliazione fra gruppi, famiglie e comunità alawite e sunnite – protagonisti principali del conflitto in corso – che si sono pubblicamente impegnate a «costruire una Siria riconciliata e pacifica», in nome del rispetto reciproco. Mussalaha si appella a tutte le parti in lotta e a tutti i leader in campo per restituire «pace e sicurezza al paese e alla popolazione».
Il tutto avviene in un clima mediatico intossicato ai massimi livelli e che come già in passato (Libia, Iraq, Jugoslavia) vede i media mainstream e perfino rapporti dell’Onu (fuori dalla Siria) e di organizzazioni umanitarie riferirsi a «fonti» di parte. Così, i massacri e le violenze vengono invariabilmente attribuiti a una delle due parti, accelerando la costruzione del consenso necessario a un’altra azione militare stile Libia oppure ad accentuare lo scenario di guerra per procura già in atto. Il contrario di quel che occorrerebbe per un vero negoziato di pace.
Related Articles
Nei quartieri disabitati di Detroit la prima metropoli che ha fatto crac
L’inferno di interi isolati di case abbandonate e bruciate
Voto negli USA, il fact-checking spaventa Vance e Trump
Con la scesa in campo di Trump nel 2015 il fact-checking è divenuto indispensabile anche per il fatto che spargere fake-news è aumentato in maniera spropositata con la crescita dei social
Al-Sisi schiaffeggia la stampa: arrestato il presidente del sindacato
Egitto. Il regime egiziano sfida i giornalisti ribelli: in carcere Qalash, insieme al segretario e al vice segretario. Otto fratelli musulmani condannati a morte, il leader spirituale Badie ad un altro ergastolo