by Sergio Segio | 13 Giugno 2012 7:57
Terzi, però, “permette” che Riccardi giri l’Italia e l’Europa per far cultura. Nulla più. Ciò fa precipitare nei sondaggi[1] la fama del professore artefice della pace in Mozambico che sarebbe stato tentato, una volta saputo che non avrebbe avuto né arte e né parte, di abbandonare la nave. Ma il momento storico gli ha imposto di rimanere inchiodato alla sedia.
“Volete che faccia solo cultura? Facciamola…allora!” Riccardi sta preparando un importante Forum sulla cooperazione internazionale[2] a Milano, di cui vi avevamo già accennato[3]. Invitati d’onore sono le più alte cariche dello Stato con persone, associazioni, aziende, mondo dell’impresa e comunità migranti. Assente il mondo missionario. Ops. Dimenticanza.
Il tutto viene pagato dal Comune di Milano, of course. È iniziato a maggio e si concluderà a settembre. In specifico sarà il S.O.C.I. – Servizio Orientamento Cooperazione Internazionale[4] ad organizzare il tutto. Non sappiamo, francamente, con quali risorse umane avendo uno staff di un paio di persone factotum. Ma proseguiamo.
Di che si parlerà ? Di riforma della cooperazione. E di cosa altrimenti? Il suo Forum sarà semipartecipato nel senso che vedrà in pista 10 gruppi da 10 persone ciascuno (illusorio nell’Italia dagli 8.000 comuni), 10 coordinatori scelti dai rispettivi gruppi e 10 uomini del Ministro. Produrranno 10 documenti da 4 ad 8 pagine ciascuno. Il doc finale sarà quindi di 80 pagine con tesi sovrapposte perché non è previsto il lavoro di cesello di un prof. universitario o esperto finale. Alcuna sintesi, quindi. O il tomo o nulla. D’altronde l’esperto è Riccardi stesso. Non solo comunità reale ma anche virtuale. Si potrà intervenire anche on line[5]. I gruppi e le mail per intervenire entro il 10 luglio 2012 con doc non superiori ai 3.000 caratteri sono:
1: Come l’Italia immagina lo sviluppo mondiale post 2015[6]?
2: Dove stare? Una nuova lettura geopolitica per la cooperazione italiana[7]
3: Cosa fare? eccellenze italiane, innovazioni e priorità [8]
4: Come fare? modelli, risorse e coerenza delle politiche[9]
5: Il ruolo dell’Italia nelle aree di crisi[10]
6: Il ruolo del privato profit e del privato sociale nella cooperazione allo sviluppo[11]
7: Cooperazione e gratuità : volontariato, terzo settore e no-profit[12]
8: Ruolo delle diaspore e comunità migranti nella cooperazione: oltre le rimesse[13]
9: Verso una strategia multilaterale unitaria: Nazioni Unite, Banche e Fondi di sviluppo e Unione Europea[14]
10: Valutare e comunicare i risultati: efficacia e trasparenza[15]
I “magnifici 20”, (10 moderatori + 10 “suoi uomini”) s’incontreranno al cospetto del Ministro a settembre per presentare le 10 tesi. Il presente articolo vuol invitare, nonostante ciò che andremo a dire nel proseguo, ad intervenire on line.
Ma mentre a Milano si teorizza, nella Capitale, ad insaputa dei cento esperti convenuti, andrà avanti a tappe forzate la riforma della legge 49/87 sulla cooperazione internazionale…di cui si discute da 20 anni. L’accordo PD-PDL, a riguardo, c’è già . Nello specifico Tonini[16] – Mantica[17] che, ad onor del vero, qualcosa ne sanno dopo anni annorum alla Commissione esteri del Senato. Ma non c’è 2 senza 3. Il tutto si velocizza con il sottosegretario Staffan De Mistura[18], quello dei marò, per intenderci, che in quanto a riforme ne sa qualcosa venendo nientemeno che dal Palazzo di vetro.
La riforma della 49 a tappe forzate, quindi. C’è già il comitato ristretto e, probabilmente, si chiuderà il testo in coincidenza con la chiusura del Forum di Milano. Il percorso di Roma prevede, in estrema sintesi, 4 cose:
1) non vi sarà più la commistione di ruoli odierna (cooperazione-esteri) ma la cooperazione internazionale rimarrà incardinata nella politica estera e, quindi, nel Ministero Affari Esteri. No news, quindi, con buona pace degli Enti Locali che vorrebbero elaborare dei percorsi propri di “diplomazia popolare” con territori oltremare.
2) non vi sarà più l’Agenzia per la cooperazione internazionale[19] da decenni auspicata dalle ONG.
3) vi saranno delle risorse certe. Poche ma certe. Giusto per salvar la faccia e pagare i debiti.
4) dalle attuali 250 ong[20] si passerà a 2500. Ivi comprese le onlus. Qualcuno, a tal proposito, avrebbe preferito solo 25 come da modello scandinavo ma si sa. A restringere si fatica mentre ad allargare siam capaci.
Chi beneficerà di tale riforma? Le organizzazioni non democratiche (Università e Confindustria). Quelle democratiche come le ong e gli enti locali dovranno dotarsi di un binocolo per vedere una qualche risorsa. Un po’ pochino per un Ministro, che sin d’ora non s’è mai espresso contro gli F35[21], candidato a “re di Roma[22]“. Si narra che Sant’Egidio stia a Roma come CL sta a Milano ma, a proposito di Milano – Roma come mai nel capoluogo lombardo si fa un Forum interessante che riguarda la riforma della 49/87 ed in Capitale, negli stessi mesi, si fa la riforma della 49/87? È la partecipazione, bellezza, la partecipazione!
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