Bri: “Le banche speculano, rischio crac” E Berlino striglia Atene: “Basta richieste”

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ATENE â€” Piovono cartellini gialli dalla Ue su una Grecia che sarà  presente al summit di Bruxelles di giovedì e venerdì con una delegazione dimezzata, mentre la Bri lancia un nuovo allarme sui debiti pubblici europei e sullo stato di salute delle banche che «ancora speculano sui derivati». E mentre viene messo nero su bianco il rapporto del presidente del consiglio europeo, Van Rompuy, sul progetto di unione bancaria. Il neo premier greco Antonis Samaras, reduce da un’operazione alla retina, non potrà  partecipare al vertice, come il nuovo ministro delle finanze Vassilis Rapanos, in ospedale da venerdì scorso per un malore. Atene sarà  così rappresentata dal ministro degli esteri Dimitris Abramopoulos e dall’ex-titolare del Tesoro George Zanias. I due non avranno un compito facilissimo. L’esecutivo ellenico chiederà  infatti all’Europa un ammorbidimento delle condizioni del piano di austerità  concordato con Ue-Fmi e Bce in cambio di 230 miliardi di aiuti. Ma se il buongiorno si vede dal mattino, la strada è tutta in salita. «La Grecia deve pensare a rispettare gli impegni senza chiedere altro», ha mandato a dire ieri in un’intervista il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schaulbe, mentre la Trojka (sul cui ritorno ad Atene in settimana ci sono ancora dubbi) ha fatto trapelare un documento durissimo sui risultati degli interventi del paese sul pubblico impiego. Il memorandum prevedeva il taglio di 15mila posti entro fine 2011, il blocco del turnover in ragione di un nuovo assunto ogni cinque uscite e altri 150mila esuberi entro il 2015. La relazione dei rappresentanti di Bruxelles, Washington e Francoforte dipinge invece tutto un altro quadro: negli ultimi due anni, Atene avrebbe assunto altri 70mila dipendenti pubblici. Il problema è delicatissimo. I falchi tedeschi e la Bundesbank hanno legato da tempo i nuovi aiuti alla Grecia al rigido rispetto dei paletti del piano di salvataggio. E dopo i ritardi nelle privatizzazioni e nella lotta all’evasione fiscale, il flop sul fronte dei tagli alla macchina dello stato potrebbe dare ulteriore fiato a chi vorrebbe tagliare il cordone ombelicale che lega la Ue al paese. Giovedì si capirà  davvero se per il governo di Samaras, come pare da questi primi segnali, il percorso del negoziato sia tutto ad ostacoli. Lui non può permettersi un insuccesso. Nelle ultime elezioni ha promesso al paese uno stop alla politica di austerità  per tornare a puntare sulla crescita. Non solo: senza un depotenziamento del memorandum, il suo esecutivo d’unità  nazionale potrebbe implodere prima ancora di aver mosso un passo, spingendo Atene verso il baratro di nuove elezioni con favorita la sinistra radicale di Syriza. La speranza del neo-premier è che alla fine le parole durissime di Schauble siano solo un bluff visto che all’Europa costerebbe molto meno salvare la Grecia piuttosto che farla fallire. Il problema ora è che la Grecia è solo uno dei tanti dossier bollenti sul tavolo di Bruxelles. C’è il nodo delle banche spagnole, i dubbi sulla tenuta di Portogallo e Italia oltre ai progetti per ora nebulosi per far partite la crescita. Dulcis in fundo, a rendere ancora più complesso il quadro è arrivata ieri un’allarmante relazione annuale della Bri. La banca dei regolamenti internazionali ha sottolineato che la situazione dei debiti pubblici in Europa è “drammatica”,
aggiungendo che molte banche, anche quelle che paiono più sane, sono a rischio fallimento per l’enorme esposizione in derivati su cui continuano a speculare. E sempre in tema di banche, da registrare il rapporto preparato in vista del Consiglio europeo e al quale hanno lavorato, appunto, Van Rompuy, il presidente Bce Draghi, il presidente della Commissione Ue Barroso e il presidente dell’Eurogruppo Junker. Al centro del documento di 10-15 pagine, la realizzazione dell’unione bancaria, attraverso un’autorità  di vigilanza europea unica; un fondo europeo di garanzia dei depositi; un meccanismo comune di liquidazione delle banche; un fondo europeo di ricapitalizzazione degli istituti di credito.


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