Bomba di Brindisi, confessa un benzinaio«

by Editore | 7 Giugno 2012 8:23

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LECCE — Stavolta è diverso, in viale Otranto a Lecce, alle dieci di sera, davanti alla Questura, arriva Francesco Gratteri, il capo dell’Anticrimine. È il segno che ci siamo. «Sta confessando», suggerisce una voce ben informata. L’interrogatorio è cominciato alle due del pomeriggio. Di certo, stavolta non ci sono fantasmi da inseguire, non è più tempo di falsi allarmi e di caccia alle streghe, stavolta c’è un uomo in carne e ossa che si trova da ieri sera in stato di fermo per la bomba alla scuola «Morvillo Falcone» di Brindisi. La bomba del 19 maggio che ha ucciso Melissa Bassi e i suoi 16 anni. L’uomo si chiama Giovanni Vantaggiato, ha 68 anni, moglie e due figlie. «Sì — ammette finalmente, farfugliando e delirando, dopo più di 10 ore —. Quella bomba l’ho fatta io da solo, l’ho pensata e l’ho costruita, non potevo fare altrimenti…». Fuori dalla sua casa, a Copertino, 20 chilometri da Lecce e 60 da Brindisi, in viale Amerigo Vespucci, s’è radunata una folla stupefatta: «Proprio lui, possibile? È così mite, una brava persona, stamattina è entrato alla Tim per fare una ricarica, sembrava tranquillissimo».
Impressionante, dicono i vicini, la sua somiglianza con l’uomo che si vede pigiare il telecomando nelle immagini riprese dalle telecamere del chioschetto davanti alla scuola. Vantaggiato, di bombole e combustibili vari se ne intende: vende carburanti per uso agricolo, l’impianto di famiglia che fornisce di gasolio le serre del circondario si trova ad appena 500 metri in linea d’aria dalla sua villetta, sulla provinciale per Leverano. E nelle telecamere piazzate tutt’intorno alla scuola di Brindisi sarebbe rimasta impressa anche l’immagine della sua automobile, che passa qualche ora prima dell’attentato delle 7.42.
Errori fatali, che hanno portato sulla strada giusta gli inquirenti. Ma il movente? Un rancore covato a lungo verso il preside della scuola, Angelo Rampino? Forse c’entrano le due figlie di Vantaggiato o la nipote, figlia di suo fratello, che ha pure lui un impianto di carburanti nella zona? C’è un’altra ipotesi, però, che prende corpo: l’uomo voleva vendicarsi contro il Tribunale di Brindisi per una vecchia truffa da oltre 300 mila euro, una fornitura di carburante che non gli era stata pagata oppure la vendita di un immobile a qualcuno che poi invece aveva fatto il furbo.
Qualche settimana prima dell’attentato alla scuola, si era concluso il processo e il giudice non aveva condannato tutti gli imputati. Di qui, la rabbia feroce. Un attentato dimostrativo contro il Tribunale, che sorge alle spalle della «Morvillo Falcone» ma è superprotetto, difeso com’è da mille telecamere. Ecco perché il bersaglio secondario, la scuola. Già , ma che c’entravano Melissa e le altre ragazze? Vittime innocenti di un uomo impazzito, accecato dall’odio. «Non volevo uccidere», ha ripetuto lui fino alla nausea. Ma ha ucciso.
E così: niente mafia, niente Sacra Corona Unita e niente anarchici del Fai. Il capo della polizia, Antonio Manganelli, l’aveva già  fatto capire ieri mattina. Copertino negli anni Ottanta era terra di killer, manovalanza armata a disposizione dei Tornese di Monteroni e dei Dell’Anna di Nardò. Ma stavolta la mafia non c’entra. Di sicuro però c’è stato il lavoro silenzioso, accurato, infaticabile di centinaia di uomini di polizia e carabinieri, coordinati dal procuratore di Lecce Cataldo Motta e dal pm di Brindisi Milto De Nozza. «Abbiamo lavorato giorno e notte per Melissa e per le altre ragazze», dicono gli uomini della Squadra Mobile di Brindisi, che ieri mattina sono andati a prelevarlo. Ora stanno cercando di capire se ha agito davvero da solo. Ma dopo tanto dolore, hanno negli occhi il sollievo.

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