Asilo politico ad Assange, Quito non conferma

by Editore | 26 Giugno 2012 6:54

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Più cauto è invece il breve messaggio mandato da Wikileaks, che sottolinea l’assenza di una conferma da parte del ministero degli esteri ecuadoriano, ricordando al tempo stesso la minaccia di Scotland Yard di arrestare Assange se esce dall’ambasciata londinese dell’Ecuador, dove il fondatore di Wikileaks si è rifugiato e da dove ha fatto richiesta di asilo politico.
Le vicende giudiziarie di Assange stanno diventando una matassa difficile da sciogliere non tanto per la loro difficoltà , ma per le loro implicazioni politiche. Il fondatore di Wikileaks è stato arrestato su mandato di arresto internazionale, dopo la denuncia di stupro da parte di due donne, che lo accusano di averle costrette a fare l’amore senza preservativo. Per la legge svedese questo equivale a uno stupro. L’accusa è stata sempre respinta da Assange, che vi vede un tassello di un complotto per estradarlo in Svezia, paese che ha dato ampie disponibilità  agli Stati Uniti di consegnarlo alla polizia statunitense, visto l’accusa del dipartimento di stato statunitense di attacco alla sicurezza nazionale per ave diffuso alcuni video top secret che documentano l’uccisione di alcuni civili in Iraq, tra cui un giornalista. Allo stesso tempo, gli Stati Uniti hanno denunciato Assange anche per la diffusione di cablogrammi riservati spediti dalle ambasciate americane al dipartimento di stato. Azioni che Wikileaks ha sempre rivendicato all’interno di una campagna mondiale contro il segreto di stato. Per Assange, l’estradizione in Svezia sarebbe dunque il primo passo per consegnarlo agli Stati Uniti. La giustizia inglese, tuttavia, non ha mai accettato la tesi della persecuzione politica contro Assange e di ricorso in ricorso si è arrivati alla decisione della Corte Suprema di concedere l’estradizione.
Che Julian Assange non sarebbe stato con le mani in mano era cosa certa, visto il personaggio. Nessuno poteva però immaginare che chiedesse asilo politico all’Ecuador. Va però ricordato che Assange aveva intervistato, in maggio, per la televisione di stato satellitare russa il presidente Rafael Correa, presentato come un «campione nella lotta alla povertà » e come un leader politico che non ha timore di sfidare il potente vicino americano. E proprio negli Usa, blog e media hanno puntato il dito contro Correa per i suoi non sempre tranquilli rapporti con i media del proprio paese.
Nei giorni scorsi, si sono rincorse voci e smentite sulla decisione di Correa di concedere l’asilo politico. Finora c’è una sibillina dichiarazione dell’ambasciatrice ecuadoriane a Londra sulle discussioni nel governo del suo paese. E un’altra dichiarazione del ministro degli esteri che dava per cosa fatta l’asilo politico ad Assange. Ma fino a ieri sera nessuna conferma ufficiale è giunta da Quito. Il fondatore di Wikileaks registra però un premio in suo favore. Julian Assange è stato infatti premiato ieri con il Big Brother Award che viene assegnato a chi si batte per la libertà  di espressione e le la difesa dei diritti civili.L’unica problema è che Assange non potrà  ricevere il premio, perché fuori dall’ambasciata dell’Ecuador lo attendono i poliziotti di Scotland Yard.

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