Allarme contagio, nuovo vertice con il presidente Usa

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ROMA — «La Merkel ha perfettamente ragione, esiste un Trattato e delle modalità  di funzionamento che gli Stati hanno sottoscritto, non si possono fare deroghe».
Nel governo questi ragionamenti non sono ufficiali. Si sussurrano, stando ben attenti a non attribuirli direttamente al presidente del Consiglio. Nei mesi passati ci sono state almeno un paio di incomprensioni diplomatiche con l’esecutivo di Madrid e l’ultima cosa che si desidera a Palazzo Chigi è creare i presupposti per un ennesimo incidente.
Eppure, in sostanza, è questo il pensiero, che le stesse fonti tengono a rimarcare come obbligato, del premier italiano. Ieri pomeriggio alcuni membri della Commissione europea, a cominciare da Olli Rehn, hanno aperto all’ipotesi di ricapitalizzare direttamente le banche spagnole, senza passare dal governo e dunque senza obbligare Madrid ad accettare una cessione di sovranità . 
Ma a Roma non la vedono così, come appariva leggendo le agenzie di stampa: «C’è stata sì un’apertura, ma solo teorica», sottolineano a Palazzo Chigi, cosa che «non vale per l’oggi, ma eventualmente per il futuro, a meno che qualcuno non chiami la signora Merkel e le chieda se vuole cambiare i trattati europei nel giro di qualche giorno».
Ovviamente le parole sono dosate, ma non riescono a dissimulare la preoccupazione, e anche una punta di irritazione, per l’atteggiamento del governo di Rajoy. Questa settimana una nuova conference call vedrà  insieme Obama, Hollande, Merkel e Monti e si tornerà  certamente a discutere del caso Spagna e del rischio di un «contagio» che, per ragioni più che plausibili, a Palazzo Chigi temono non meno di altri.
È uno dei motivi della pressione internazionale su Madrid. Berlino si è incaricata di esercitarla in modo formale, gli altri governi in modi meno ufficiali. Ieri mattina la corrispondenza dell’International Herald Tribune sulla crisi europea citava analisti di Nomura, dell’ufficio di New York, che parlavano di «disintegrazione in corso» dell’area euro. Altre fonti facevano i conti di un eventuale salvataggio che dovesse coinvolgere Spagna ed, eventualmente, subito dopo, Italia: sarebbe superiore alle dotazioni dell’Esm, il meccanismo di salvataggio delle banche che dovrebbe entrare in vigore a luglio.
Analisi pessimistiche, forse anche speculative, ma che nel governo non passano inosservate: «Non c’è mai stata tanta sfiducia verso l’Europa», ammettono i collaboratori di Monti. La preoccupazione a questo punto è per i risultati che il lavoro congiunto di Bce e Commissione produrrà  nelle prossime settimane. Mercoledì Barroso dovrebbe presentare una proposta di riforma del sistema bancario europeo sulla quale sono puntati gli occhi del governo italiano: «Sicuramente coinvolgerà  i poteri di vigilanza sulle banche — si aggiunge — e la Banca d’Italia sarebbe pronta a trasferire una parte dei suoi poteri a Francoforte, quello che nessuno ha capito è quale sarà  la reazione della Bundesbank».
Più delle misure sulla crescita, che saranno quasi certamente approvate a fine giugno, a Palazzo Chigi sono consapevoli che solo cambiamenti radicali potranno stabilizzare i mercati: l’introduzione di un sistema di Unione bancaria potrebbe incontrare i favori del mercato; si è visto anche ieri, con il rialzo delle Borse del vecchio continente.
Sempre ieri la Cancelliera ha fatto sapere che la Germania intende ratificare il trattato sul Fiscal compact entro il 6 luglio. A questo punto è probabile che slitti la ratifica congiunta con il Parlamento italiano. Il Pdl, prima di votare, vuole vedere quali risultati porterà  a casa Monti. Un atteggiamento che il premier comprende e che potrà  usare per cercare di ammorbidire, su tanti dossier, la posizione di Berlino.


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