by Editore | 1 Giugno 2012 8:52
NEW YORK – È uno dei marchi più famosi e celebrati del mondo: ma allora perché New York ha deciso di mandarlo in pensione? Grande Mela senza cuore. Il governatore Andrew Cuomo vuole cancellare proprio il cuore di “I love New York”, il logo e lo slogan che 35 anni fa rilanciarono il mito della metropoli allora in crisi.
Ricordate? Tra inferni di cristallo e guerrieri della notte la città che non dorme mai si era per la verità addormentata in un incubo di decadenza e violenza senza fine. E nell’estate del 1977 il pauroso black out che spense le mille luci di New York sembrò quasi certificare il fondo incredibilmente toccato. Invece quel 13 luglio fu l’inizio della fine: del peggio. E proprio nel 1977 il dipartimento del Commercio incaricò un giovane grafico di immaginare il nuovo volto della città . Milton Glaser allora era l’art director di una rivista che – nata in quello stesso anno – sbandierava già nel nome l’orgoglio ritrovato: New York Magazine. E “I Love New York” – Amo New York – fu lo slogan che coniò e magistralmente rappresentò con un rebus: sostituendo appunto il verbo amore con l’universale simbolo del cuoricino.
Da allora quel marchio ha invaso tutto il mondo: stampato sulle magliette, impresso sulle tazze da caffè, riprodotto in milioni di spille, adesivi, orologi, calendari e poster. Un disegno così famoso da essere sfacciatamente copiato in tutto il pianeta: da I Love Roccacanuccia in su. Ma allora perché adesso New York ha deciso di rinunciarvi? Tutta colpa della tv. Dice infatti Andrew Cuomo che sono almeno tre anni che quel logo non sfonda più sul piccolo schermo. Il figlio di cotanto Mario, cioè proprio il governatore che guidò New York negli anni Ottanta della riscossa, non usa il linguaggio sbrigativo dei pubblicitari ma in pratica fa capire che il marchio non “tira” più. E così ha proposto un bel restyling. Destinando al suo rifacimento la metà dei 5 milioni di dollari previsti da un piano del rilancio del turismo.
Sì, i “visitors” qui sono già più che un affare: 50 milioni di ingressi all’anno, mezzo milione di posti di lavoro cittadini, 53 miliardi di dollari di ricavi, 7 miliardi di ricavi fiscali. “Maronnamia!” avrebbe detto nonna Immacolata, emigrata da quel di Nocera Inferiore quasi un secolo fa. Ma evidentemente al nipotino Andrew non basta: «Altri stati sono stati più aggressivi di noi nell’attrarre i turisti. Noi eravamo i migliori e i primi: ma qualcosa s’è perso per strada». Cuomo-Pollicino vuole quindi ritrovare la sua strada facendo ridisegnare il logo all’agenzia Bbdo. Che ha intascato i 2 milioni e mezzo dell’iniziativa e provveduto subito a cancellare il cuoricino: invitando con una grande campagna newyorchesi e turisti a sostituirlo con il simbolo che – secondo loro – più rappresenta la Grande Mela.
Apriti cielo. Il Daily News è insorto per l’oltraggio: ritoccare quel marchio storico – ha scritto il giornale più venduto di New York – sarebbe come mettere dei tatuaggi sulla Statua della Libertà . «Ma come si fa» rincara ora Massimo Vignelli, il grande designer del metrò di New York e di marchi famosi come American Airlines, che una mostra all’Italian Cultural Institute celebra proprio in questi giorni: «Quel marchio combinava magistralmente parole e immagini. L’uso del cuore al posto del verbo amore è diventato parte del linguaggio: e con che cosa vorrebbero mai sostituirlo? Peggio per loro: ognuno ha il design che si merita». «Non capisco» commenta sconsolato lo stesso Glaser, l’inventore del cuore colpito a morte: «Ho visto perfino sostituire il cuoricino con una pizza: I “pizza” New York. Ma si può?». No che non si può: ma al nipotino di nonna Immacolata – cuore di Napoli – forse non dispiacerebbe.
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