Welfare, giro di vite sui redditi più alti

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ROMA – Il governo è pronto a rivoluzionare il Welfare assistenziale italiano. La bozza del provvedimento è stata esaminata ieri in una riunione tra esponenti del ministero dell’Economia, del Welfare e dei sindacati, Cgil-Cisl-Uil. La riforma, che va a toccare uno dei punti più delicati del sistema di assistenza del nostro Paese, verrà  attuata sulla base di una delega contenuta nel decreto Salva-Italia. La delega spiega che le finalità  sono quelle di «razionalizzare» la spesa socio-assistenziale con lo scopo di ottenere risparmi da redistribuire alle fasce più deboli. In sostanza lo spirito è quello di ridurre le prestazioni a coloro che hanno maggiori redditi e patrimoni e aumentarle a coloro che si trovano in situazioni economicamente peggiori. Continua intanto il lavoro sulolo spending review: oggi il ministro per i Rapporti con il Parlamento Giarda incontra i commissario straordinario Enrico Bondi.
La bozza di decreto ministeriale per la riforma del Welfare assistenziale opera su due fronti. Il primo è quello di rivedere le modalità  di calcolo dell’Isee, cioè l’Indicatore della situazione economica, che esiste dal 1998 e viene richiesto attualmente per accedere ad una serie di prestazioni di Welfare: asili nido, assistenza domiciliare, diritto allo studio universitario, libri di testo gratuiti, assegni di maternità , assegni per i nuclei familiari con almeno tre figli. Con tutta probabilità  il calcolo dell’Isee, che oggi comprende oltre all’imponibile Irpef anche il patrimonio mobiliare e immobiliare, sarà  rivisto pesando maggiormente alcuni componenti: conteranno di più le rendite finanziarie, la casa sarà  calcolata in base alle nuove pesanti rivalutazioni delle rendite catastali dell’Imu, inoltre all’interno del computo del nuovo Isee confluiranno anche altre entrate del nucleo familiare come le pensioni sociali e gli assegni familiari.
La seconda operazione, forse la più delicata, sarà  quella di sottoporre ad una soglia di reddito Isee prestazioni che oggi sono di carattere universale e totalmente indipendenti dal reddito come gli assegni di accompagnamento per gli invalidi. In questo caso sarebbe emersa anche una cifra: sotto i 15 mila euro di reddito Isee gli assegni di invalidità  resteranno intatti, sopra ci saranno delle riduzioni proporzionali al reddito. Naturalmente la questione è aperta, la discussione con i sindacati è aperta e non si aspettano forzature. Tuttavia questa sembra l’intenzione del governo. 
Anche le prestazioni tradizionali alle quali si accede con l’Isee, come l’assegno per i nuclei familiari con almeno tre minori, gli assegni di maternità  per madri prive di copertura assicurativa, l’erogazione delle borse di studio, la tariffa sociale dell’energia elettrica, cambieranno regime. Secondo le indiscrezioni emerse ieri ciascuna prestazione dovrebbe essere sottoposta ad una nuova soglia Isee che permetterà  ad alcuni di continuare ad accedere gratuitamente al servizio ed altri invece a pagare una sorta di ticket.
La riforma, sulla quale dovranno pronunciarsi sindacati e presumibilmente anche le forze politiche, sembrerebbe in sintonia con la linea annunciata dal ministro per la Salute, Renato Balduzzi, che sta studiando la revisione dell’intero sistema dei ticket sanitari (medicinali, specialistica, pronto soccorso) ricorrendo ad un sistema di franchigie e conti individuali. L’obiettivo è comunque lo stesso, cioè di far pagare di più le prestazioni in relazione al reddito.


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