Uomini Soli

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Sono passati i decenni. Vent’anni, trent’anni. Il 23 maggio del 1992, muore Giovanni Falcone. Cinquantasette giorni dopo, il 19 luglio Paolo Borsellino. Nel 1982, il 30 aprile era stato ucciso Pio La Torre, e il 3 settembre Carlo Alberto dalla Chiesa. Oggi, ancora non sappiamo «chi ha voluto» questi omicidi, scrive Attilio Bolzoni a conclusione del suo libro Uomini soli, in edicola da domani (al prezzo di 12,90 euro) insieme al dvd con un documentario di Paolo Santolini. Libro e documentario sono stati presentati ieri a Palermo dagli autori e da Ezio Mauro in un teatro Politeama stracolmo.
Il volume di Bolzoni racconta le storie di quattro eroi “civili” dell’Italia contemporanea, tutti andati incontro al proprio destino consapevoli di quello che li aspettava. “Soli”, perché i loro nemici si trovavano anche nelle stesse istituzioni cui appartenevano. E con un altro tratto in comune: avevano concentrato la loro battaglia contro l’intreccio tra criminalità  organizzata e i poteri economici e politici che comandavano (e comandano) in Sicilia. Pio La Torre, dirigente del Pci e parlamentare, scrive una legge “rivoluzionaria” che rende reato l’associazione mafiosa, ma è poco amato in alcuni ambienti del suo partito e spiato dai servizi per tutta la vita (fino a pochi giorni prima della morte). Il generale dalla Chiesa che annuncia di voler combattere la mafia senza riguardi per i dirigenti della Dc siciliana (che fa capo a Giulio Andreotti), ha suscitato gelosie e invidie dentro l’Arma dei carabinieri in cui ha passato tutta la vita. Giovanni Falcone istruisce il maxiprocesso che assesta un colpo micidiale a Cosa Nostra, con i boss condannati all’ergastolo, e poi deve far fronte per anni all’ostilità  di tanti colleghi magistrati, subendo una serie di sconfitte dolorose. Paolo Borsellino nei suoi ultimi giorni è venuto a conoscenza dei contatti tra uomini dello Stato e mafia, la “trattativa” per mettere fine alle stragi. E sa che anche tra coloro che gli sono più vicini si può nascondere chi lo sta tradendo. Uomini che hanno dedicato la vita allo Stato e alla democrazia, che sono stati lasciati soli nelle istituzioni che volevano difendere e per questo sono stati uccisi.
Insieme al libro si trova in dvd l’emozionante “docufilm” diretto da Paolo Santolini. Prodotto da Faber Film e l’associazione Libera, montato da Alessio Doglione, con le musiche originali di Stefano Bollani il documentario segue Attilio Bolzoni in un “viaggio della memoria” per le vie di Palermo, sui luoghi dove negli anni della “guerra” scatenata dai “corleonesi” di Totò Riina, hanno perso la vita i quattro “uomini soli”, ma anche tanti altri servitori dello Stato. Sfilano davanti all’obiettivo i protagonisti di quella stagione: giornalisti, magistrati, poliziotti, parenti delle vittime, sorretti dalla tenace volontà  di non dimenticare. 
C’è, per esempio, Vincenzo Agostino, padre dell’agente Nino ucciso insieme alla moglie incinta di pochi mesi, delitto senza colpevoli. Da quel giorno Vincenzo non si è più tagliato la barba «e così sarà  finché non mi dicono chi è stato, perché io so che c’è di mezzo la politica». C’è la fotografa Letizia Battaglia che dice «io avrei voluto fotografare la vita quotidiana, i mercati, le partite di calcio, non questo eccidio senza fine». C’è una scena struggente, che riunisce tutti i testimoni di quella stagione davanti al mare di Sferracavallo. «Stai bene?», si chiedono l’un l’altro ritrovandosi dopo anni, a volte dopo decenni. «Benissimo» è la risposta, ma i loro sguardi dicono che non è così.


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