Un testimone ha visto spostare il cassonetto

by Editore | 20 Maggio 2012 13:05

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BRINDISI — Alle otto di sera, alla fine di una giornata tremenda, il procuratore capo di Brindisi, Marco Dinapoli, si accende un’altra sigaretta, su al quinto piano nel palazzo ormai deserto della Procura. La scuola «Francesca Laura Morvillo Falcone» è a non più di cinquecento metri di distanza, nella via parallela. «C’è uno spiraglio», dice a sorpresa il procuratore, che ha le lacrime agli occhi perché sta pensando da ore a Melissa, «era solo una bambina», sospira, mentre gli squilla il cellulare con la voce di un nipotino che gli fa da suoneria: «In 40 anni di magistratura — si sfoga — pur avendone viste tante, non mi ero mai trovato davanti a un atto così feroce, chi l’ha commesso voleva fare una strage e l’ordigno sicuramente lo ha fabbricato e portato da casa».
Ma c’è uno spiraglio, come ammette il procuratore. C’è un testimone che alle due della scorsa notte avrebbe notato uno strano movimento vicino al cancello d’ingresso dell’istituto professionale di via Giuseppe Maria Galanti. Qualcuno che faceva rumore perché stava spostando un cassonetto e lo stava piazzando giusto in quel punto, dove poi, intorno alle 7.40, sarebbe esploso e avrebbe ridotto a brandelli i sogni di Melissa e dei suoi amici di scuola.
Il testimone avrebbe fornito agli inquirenti una descrizione sommaria di quell’uomo, a quell’ora, in quella piazza, vicino al chioschetto del «Panino dei Desideri», che è dotato tra l’altro di telecamera antiracket. E dunque quel volto omicida sarebbe rimasto impresso pure nel nastro della registrazione. Di sicuro, l’attentatore ha poi cercato una via di fuga e così adesso vengono controllate anche le navi al porto. Dovunque si nasconda, «noi vogliamo prenderlo», promette il procuratore. 
C’entra la mafia? È la domanda che si fanno tutti, oggi, a pochi giorni dall’anniversario di Capaci. «Improbabile — risponde Dinapoli —. Essenzialmente per due motivi: il bersaglio colpito e l’esplosivo utilizzato. La mafia non mette le bombe nelle scuole e non fa attentati con le bombole di gas». È vero. La mafia fa le stragi col tritolo, non usa il gpl. Un mese fa, in un rifugio sulla spiaggia di Torre Rinalda, a pochi chilometri da qui, la polizia ha scoperto 200 panetti di C4 provenienti dall’Albania. Avrebbe usato quelli, la mafia, se ci fosse stato un disegno. Invece, davanti alla scuola Morvillo Falcone, gli uomini in tuta bianca della Scientifica e del Ris dei carabinieri hanno trovato per terra solo i resti del cassonetto blu e di tre bombole da cucina, frammenti di filo elettrico, ma soprattutto un circuito elettrico a scheda, una scheda elettronica come quella dei pc, ritenuta compatibile con un radiocomando, un attivatore a sensore oppure un timer, del quale comunque non c’è traccia. «Dunque — riflette il procuratore Dinapoli — non una cosa artigianale, nessuna miccia, ma un innesco sofisticato che dimostra buone capacità ». E allora? Se non c’entra la mafia ed è solo una coincidenza che la figlia di Totò Riina abbia scelto San Pancrazio Salentino come suo paese di residenza. E se non c’entra neppure la Sacra Corona Unita, che anzi in quella scuola manda da sempre figli e nipoti e pare piuttosto che stia già  collaborando, perché Brindisi oggi è una città  blindata e questo significa stop a tutti gli affari, allora quali altre piste rimangono in piedi?
Il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, ha lavorato tutto il giorno fianco a fianco con Dinapoli e il procuratore distrettuale Cataldo Motta. Le due piste che rimangono sono queste: «Può essere stato un atto terroristico, ma non abbiamo ancora trovato rivendicazioni, oppure il gesto di un pazzo, uno alla Breivik», esemplifica il giudice Dinapoli. Ed è per questo che gli inquirenti stanno effettuando perquisizioni per individuare eventuali sospetti (tra le persone controllate un ex ufficiale dell’aeronautica che appartiene a una famiglia di rivenditori di bombole) e intanto interrogano studenti e professori della scuola «Morvillo Falcone» alla ricerca di qualche traccia, una lettera, una telefonata minatoria, ricevuta negli ultimi tempi. In attesa di sviluppi, è stato aperto un fascicolo contro ignoti: il reato ipotizzato è quello di strage.

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