Tra sedotti e seduttori. L’arte del sentimento

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È bastato un giorno di pioggia per fare impazzire la macchina del festival. Già , capita anche a Cannes, al festival più importante del mondo, l’acqua tempestosa, oltre a deprimere i più – siamo pur sempre in una cittadina di vacanze, – ha causato l’annullamento delle proiezioni domenicali nella Sala del 60Ëš, il tendone bianco sul mare, mentre non è venuto in mente di aprire il palazzo con più elasticità , costringendo a una coda sotto al diluvio chi aspettava la proiezione del film (in concorso) «giapponese» di Abbas Kiarostami, Like Someone in Love . E intanto continua a piovere ma di soluzioni temporanee – una tettoia mobile? – non vi è ombra. Tre figure femminili, lo stesso luogo, un villaggio balneare in Corea, la stessa attrice che le interpreta, Isabelle Huppert. La prima è una cineasta francese in crisi esistenziale, la seconda una moglie che tradisce il marito con un tipo coreano gelosissimo, la terza una moglie abbandonata dal marito che è fuggito con la segretaria coreana. Another Country , in concorso, è il nuovo film di Hong Sangsoo, il regista coreano più amato in Francia, era anche lo scorso anno sulla Croisette, nel Certain regard, con The Day He Arrives – uscito nelle sale francesi in questi giorni . I film di Hong Sangsoo, tra i protagonisti del nuovo cinema coreano cresciuto negli anni novanta, lavorano su idee narrative e formali comuni, svolte in modo diverso a ogni titolo (Hong Sangsoo è un regista che gira quasi un film all’anno), che sono i rapporti tra uomo e donna, una descrizione sfaccettata, e piuttosto cruda degli esseri umani, un approccio al cinema fondato sul tempo e sulla sua ripetizione. Another Countr y spinge la sua poetica ancora più avanti, rendendone visibili i meccanismi tra le diverse storie, forse anche grazie al nucleo originario, l’incontro tra due mondi, la protagonista occidentale e gli altri personaggi coreani, e la reciproca fascinazione e gelosia. A partire da un semplice «escamotage» narrativo, una ragazza che scrive tre possibili sceneggiature per il suo cortometraggio, Hong Sangsoo costruisce una ripetizione di eventi con sfumature diverse secondo la situazione, che fondamentalmente ci raccontano la stessa cosa: uomini, donne, passioni, tradimenti, l’inadeguatezza dei sentimenti . E la ripetizione è anche la chiave della comicità , Another Country è un film comico, utilizza i meccanismi della commedia anche i più semplici, a cominciare dal lost in translation della protagonista, che non parla coreano, su cui glissano fraintendimenti e doppi sensi esilaranti, la confusione tra gentilezza e ospitalità , manifestate in inglese, e i commenti malevoli detti in coreano. Huppert è bravissima a tenere il gioco, assecondando con ogni nervo della recitazione la messinscena degli stereotipi di donna straniera, tormentata, seduttrice o vendicativa oggetto del desiderio intorno al quale ruota la galleria di maschi possessivi , aspiranti seduttori o sedotti … Il maestro di nuoto, un po’ stupidotto, col quale Huppert mette in scena la stessa gag in ogni episodio – ma in uno diverranno amanti mentre in un altro lo respingerà . Il vicino di stanza, che cerca di baciarla davanti alla moglie incinta e infuriata: l’amante paranoico che teme di essere spiato e si arrabbia per le avances del bagnino … Ognuno incarna una tipologia possibile di personaggio, ed entra e esce dalla storia con funzioni diverse, riproponendo la gamma di relazioni umane che sono la materia privilegiata del suo cinema. La confusione dei sentimenti che è anche confusione di generi, lieve come l’aria marina di una vacanza, e inquieta come i sussulti del cuore, è il movimento che guida lo sguardo del regista, le cui atmosfere rimandano al cinema di Eric Rohmer. Nel sistema di Hong Sangsoo le sequenze sono intercambiabili come le parole, frammenti di un discorso che mostrano il «farsi» del racconto nella sua intimità  senza che questo privi il cinema del suo piacere, Another Country è un film di libertà  rara, che esplora il campo delle possibilità , un orizzonte infinito di storie e sempre la stessa, fondamento stesso dell’arte del narrare ma in leggerezza.


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