Tesoro: “Nessun dramma Imu 200 euro sulla prima abitazione e il 30% dei proprietari è esente”
ROMA – Controffensiva del ministero del Tesoro sul caso Imu. A poco più di un mese dal fatidico 18 giugno quando si pagherà la prima rata e di fronte alla minaccia di «rivolta fiscale» della Lega «l’uomo del fisco» di Via Venti Settembre, il sottosegretario all’Economia Vieri Ceriani, replica con numeri e tabelle. «Il 30 per cento dei proprietari di prime case sarà esente dall’Imu mentre il restante 70 per cento pagherà in media 200 euro», ha dichiarato ieri in un breve incontro con la stampa.
DIFFERENZE IMPERCETTIBILI
Ma dalle tabelle diffuse in serata emerge anche un altro aspetto: nel confronto tra la vecchia Ici, eliminata da Berlusconi nel 2008, mossa definita un errore da Monti nei giorni scorsi, e la nuova Imu, le differenze sono impercettibili. Se si confrontano le due tasse, con la stessa aliquota al 4 per mille, considerando la detrazione Ici più bassa (era di 103,29 euro) e quella dell’Imu più alta (200 euro) e tenendo conto anche della rivalutazione delle rendite catastali del 60 per cento, la partita della tassa più pesante è in molti casi vinta dalla vecchia Ici.
Se si prende, ad esempio, una casa con una rendita di 400 euro, in pratica di 80 metri quadrati in un quartiere popolare, per un single si scopre – secondo le tabelle del ministero dell’Economia – che con l’Ici si pagavano per lo stesso appartamento 64,7 euro e con l’Imu solo 68,8 euro, in pratica 4,1 euro in più.
FAMIGLIE CON FIGLI
Per le famiglie con figli il vantaggio dell’Imu prima casa rispetto all’Ici prima casa è ancora più evidente, visto che c’è una detrazione aggiuntiva di 50 euro per ciascun figlio a carico. Ad esempio per una famiglia con due figli (detrazione pari a 300 euro) che abita in un appartamento con una rendita catastale media di 500 euro, di solito una zona modesta, il risparmio con l’Imu, rispetto ad una ipotetica Ici del 2012, è di 70,7 euro. Per case più modeste e con quattro figli, l’Imu arriva addirittura ad essere azzerata: è il caso delle abitazioni con rendite catastali da 100 a 500 euro per una famiglia di quattro figli che non pagheranno nulla. Il Tesoro propone anche un raffronto tra una ipotetica aliquota Ici al 5 per mille e l’attuale aliquota dell’Imu al 4 per mille. Questo caso, più aderente alla realtà giacché l’aliquota media dell’Ici in tutti i Comuni italiani prima dell’abolizione era del 4,8 per mille, mostra che i risparmi dell’Imu rispetto all’Ici sono ancora più marcati. Il risultato del confronto si inverte per le abitazioni di maggior pregio. In questo caso, dicono i grafici del ministero dell’Economia, si pagherà più oggi con l’Imu che ieri con l’Ici. Con le due aliquote al 4 per mille, il costo dell’Imu comincia a battere considerevolmente l’Ici oltre agli 800 euro di rendita catastale. Ad esempio per una appartamento con una rendita di 2.000 euro, situato in una zona residenziale e in categoria elevata, l’aggravio dell’Imu potrà arrivare fino a 407 euro, anche in questo caso la presenza dei figli potrà , per effetto delle detrazioni, mitigare la «gabella» sulla casa.
L’AIUTO DELLE DETRAZIONI
A conti fatti, spiega la nota del Tesoro, ci saranno 4,6 milioni di immobili (il 23,9%) che grazie alle detrazioni non pagheranno nulla. Per il restante 76,1% il peso medio della tassa per quest’anno per immobile sarà di 235 euro. Mentre se si prendono i singoli proprietari, su 24,3 milioni di italiani che hanno una casa di proprietà 6,8 milioni saranno esenti, mentre 17,5 milioni, ovvero il 72%, pagheranno in media 194 euro. La nota del Tesoro, che ricorda come l’Imu sulla prima casa è stata reintrodotta con «l’obiettivo del consolidamento dei conti pubblici», non manca di sottolineare «l’anomalia italiana», come l’ha definita Ceriani: nessuno dei principali paesi dell’Ocse esenta infatti la prima casa e in Italia il peso del prelievo sugli immobili è pari allo 0,6% del Pil, mentre in Francia è del 2,4 e in Gran Bretagna del 3,5.
I MARGINI DEI COMUNI
Naturalmente il confronto Imu-Ici è fatto dal Tesoro con una aliquota Imu ferma al 4 per mille e una Ici alla media pre-abolizione. Tuttavia i conti effettivi potranno farsi solo a fine anno: infatti già 13 comuni di città capoluogo, come testimonia l’Osservatorio della Uil servizi territoriali, hanno deciso di portare l’Imu prima casa in alcuni casi oltre il 5 per mille e avranno tempo fino al 30 settembre. Senza contare che anche l’aliquota di base potrà variare con un decreto del governo se il gettito non produrrà i 21,4 miliardi attesi.
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