Terrorismo, 14mila obiettivi sotto tutela

by Editore | 18 Maggio 2012 9:29

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ROMA – Meno soldati, più intelligence. Il ministro dell’Interno Cancellieri, sotto la pressione che gli anarchici, come annunciato nella loro rivendicazione all’attentato a Roberto Adinolfi, tornino a colpire, cambia politica della sicurezza. Il titolare del Viminale, per dare la risposta del governo Monti all’attacco anarchico il cui «salto di qualità » fu preannunciato alla Camera due mesi fa dal capo del Dipartimento sicurezza, prefetto Manganelli, ha riunito ieri il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica. Lascia invariato il numero di 4250 militari voluti dagli ex ministri La Russa e Maroni nel precedente governo Berlusconi per la tutela ad obiettivi fissi e (nell’ambito dell’operazione “strade sicure”) per la «perlustrazione e il pattugliamento congiunto» insieme a carabinieri, polizia e guardia di finanza.
Ma potenzia l’attività  delle indagini preventive, svolte dai servizi segreti e dalle Digos, e dunque più intercettazioni telefoniche, ambientali e pedinamenti. Ricorso agli infiltrati nelle organizzazioni eversive. E rafforzamento dello «scambio di informazioni tra i vari organismi di intelligence e le forze di polizia nazionali e straniere». Il riferimento è ovviamente al filo diretto che lega gli anarchici italiani a quelli greci e spagnoli. Non è un caso, del resto, che questa scelta sia stata intrapresa dalla Cancellieri all’indomani della nomina a sottosegretario di Stato con delega agli 007 di Gianni De Gennaro, l’uomo – caso unico in Italia – che è stato capo della Polizia, coordinatore dei servizi segreti e ora loro responsabile politico. La Cancellieri ha incaricato tutti i prefetti d’Italia di «rimodulare» gli obiettivi da tutelare («Complessivamente gli obiettivi a rischio vigilati dalla Forze di polizia sono 14 mila»). E di aggiornare l’elenco delle 550 personalità  al momento sottoposte a scorta o tutela da parte di duemila agenti. I prefetti hanno avuto l’ordine di contattare tutte le attività  economiche e industriali presenti sui loro territori (al di là  di quelle indicate dal volantino degli anarchici, come Ansaldo ed Equitalia), per verificare l’esistenza di possibili nuovi obiettivi terroristici. La massima allerta è stata rivolta dal Viminale alla crisi economica ed occupazionale. Le “autorità  provinciali” sono state invitate a «un attento monitoraggio sugli episodi di tensione sociali connessi alla crisi nel mondo del lavoro che si stanno registrando in questo momento». Il Comitato per la sicurezza ha «rivolto particolare attenzione alla delicata attività  del personale dei settori della Pubblica Amministrazione che sono oggetto di contestazione anche violenta». Il riferimento, oltre ad Equitalia, è anche agli stessi operatori di polizia. 
Dopo la gambizzazione dell’ad di Ansaldo Nucleare, e gli attentati a numerose sedi di Equitalia, l’attesa di nuovi episodi terroristici ha sicuramente provocato una certa tensione, ieri, al Comitato. I vertici della sicurezza si lamentano da tempo della inadeguatezza legislativa per fronteggiare la violenza anarchica in particolare durante le manifestazioni, come ad esempio durante la “devastazione” in piazza San Giovanni, a Roma, il 15 ottobre scorso. Oppure durante le manifestazioni no-Tav in Val di Susa. Anche se ieri non se n’è parlato, a questo proposito è in corso da alcune settimane un tavolo segreto tra Viminale e Guardasigilli per inasprire la normativa che consente di punire i disordini durante le manifestazioni pubbliche. È allo studio una sorta di Daspo (divieto per i violenti di partecipare alle manifestazioni sportive) esteso anche alle manifestazioni di piazza. 
Ma dopo i tagli al comparto di 2 milardi e 4 milioni inferti dal precedente governo, la sicurezza è anche un problema di risorse. A Milano, ad esempio, su mille auto per garantire l’ordine pubblico, «due su tre – lo ha denunciato il questore Marangoni – sono ferme nei garage» perché mancano i fondi per la manutenzione. Trecento investigatori della Divisione investigativa antimafia stanno mandando alla Cancellieri una diffida «per ottenere il pagamento degli emolumenti spettanti dal novembre 2011». Insomma, il ministro dell’Interno ha stabilito ieri le nuove «linee guida» della sicurezza e l’ordine pubblico del Paese. Ma non ha indicato con quali risorse finanziarle. «Anche se la coperta è corta – ha assicurato, comunque, la Cancellieri – non ci sarà  alcun cedimento alla lotta al terrorismo e alla criminalità ».

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