Terrore all’Agenzia delle entrate “Sono rovinato” e si barrica dentro l’ultimo ostaggio salvo dopo 6 ore

Loading

ROMANO DI LOMBARDIA
CHe, da subito, prima che l’elicottero dei reparti speciali dei carabinieri cali sul campo sportivo, prima che i mephisto scendano sul volto delle teste di cuoio e il mediatore entri in azione, si fa drammatico manifesto della vita in bilico, della disperazione economica, della crisi che morde al collo e ti strozza fino a farti perdere la testa. Luigi Martinelli, sequestratore improvvisato, l’ha mandata all’ammasso alle 14.30. Ha 54 anni, è un piccolo imprenditore di Covo che è un altro paesone poco distante da qui: Romano di Lombardia, terra di partite Iva e fabbriche, clima diffuso da pre-recessione, spinte leghiste. Martinelli è indebitato con Equitalia: deve pagare delle cartelle esattoriali per qualche decina di migliaia di euro. È il «buco» scavato dalla ditta di pulizie che aveva in mano fino a qualche anno fa. Ma non ha soldi, dice di essere sul lastrico: talmente spiantato da diventare pericoloso, per sé e per gli altri. Il demone che lo possiede, la miccia che accende la sua follia e lo trasforma da uomo di impresa con fedina penale immacolata a bandito per un giorno. 
Nell’ufficio dell’Agenzia delle entrate di Romano manca mezz’ora alle tre del pomeriggio. La metamorfosi di Martinelli, un tipo robusto, baffi e capelli scuri, si compie: gilet color panna, polo nera a maniche lunghe, l’uomo arriva in macchina da Calcio, il paese dove vive. Entra nell’ufficio pubblico imbracciando un fucile a pompa. Ha uno zaino in spalla. Dentro ci sono altre munizioni: due pistole semiautomatiche e una scorta di proiettili sufficienti per fare una strage. Nella filiale ci sono diciassette persone. Impiegati e clienti. Martinelli è armato fino ai denti ma, ed è questo il paradosso dell’angoscia che lo innesca, non vuole fare male a nessuno. «Sono senza soldi, chiedo aiuto», è la prima cosa che dice parandosi davanti allo sportello con in mano il fucile. 
La sua testa, come in un cartone animato per adulti, è popolata dai “buoni” e dai “cattivi”. I “cattivi” sono gli impiegati, che però risparmierà . Ne tiene in ostaggio sedici per due ore e mezza. L’incubo del diciassettesimo, Carmine Mormandi, 56 anni, l’impiegato più anziano, dura oltre sei interminabili ore: fino alla liberazione, sono le 21. Nel codice Martinelli i “buoni” sono i clienti, quelli che devono pagare. Perché sono “vittime” come lui. «Via chi deve pagare!, uscite fuori, andate a casa tranquilli», li esorta al debutto del suo pomeriggio di non ordinaria follia. I carabinieri hanno circondato la palazzina a quattro piani dove sorge l’ufficio: curiosi e cronisti sono tenuti a distanza. Via Balilla diventa l’epicentro di una “zona rossa”, un cordone sanitario per mettere in sicurezza la zona. Arrivano gli uomini del Gis, il gruppo di interventi speciale dell’Arma, se li ricorderanno, da queste parti parti, mentre si infilano i passamontagna vicino all’elicottero nel vicino campo sportivo. 
Scatta o non scatta il blitz? Martinelli spara in aria un colpo col fucile: non vuole intimorire, si é solo spaventato, diranno a sera in caserma. Nei locali dove é sfociata la disperazione di un uomo oberato dai debiti ci sono diciassette persone in balìa di un ex piccolo imprenditore che per tirare su qualche euro adesso fa, quando capita, l’imbianchino. Martinelli non è il «Sonny» di Al Pacino e quello che va in scena a Romano di Lombardia non è «Quel pomeriggio di un giorno da cani». Alle cinque, quando si sta già  pensando a un’azione di forza, il sequestratore disperato ne lascia uscire sedici. «Ci ha detto che voleva parlare coi giornalisti, che voleva chiedere aiuto a Monti» – raccontano. Qualcuno è sotto choc, ma riferiscono tutti che Martinelli non li ha nemmeno sfiorati. Che si capiva che non voleva fare del male a nessuno. Intorno alla «zona rossa», quando impiegati e clienti vengono fatti uscire, nella confusione del momento inizia a serpeggiare se non proprio un sentimento di solidarietà  verso Martinelli, quanto meno una sorta di umana comprensione per chi, soffocato dalle tasse, arriva a sbandare nella disperazione. «Tra Imu e Ici qui non se ne può più, ci stanno ammazzando», ringhia Giambattista Pellegrini, artigiano. Il punto è che là  dentro c’è ancora un ostaggio in mano a un uomo armato. Passano le ore e Martinelli sembra tranquillizzarsi: con lui trattano in due, il brigadiere della stazione dei carabnieri di Romano e un negoziatore dei Gis. «Se lasci andare anche lui ti aiuteremo», gli dicono indicando Carmine Mormandi, seduto in un angolo dell’ufficio. Martinelli si fa convincere: permette al suo ultimo ostaggio di contattare la compagna, che è in strada terrorizzata. Parte un primo sms: «Sto bene». Il secondo messaggio viene inviato alle 19.49: «Sta finendo (la batteria del cellulare)… Mi sta controllando». Alle 20.50, finalmente, anche Mormandi guadagna la libertà : lo portano in ospedale, é in stato di choc. Passano altri dieci minuti e il terremoto che ha ingoiato Luigi Martinelli si risolve con l’epilogo che tutti si auguravano. L’imprenditore si arrende. «La situazione è risolta grazie ai due mediatori», dice Giacinto Prencipe, vice comandante provinciale dei carabinieri di Bergamo. Romano di Lombardia esce dall’apnea.


Related Articles

Dopo dieci anni firmato il nuovo contratto dei medici del Ssn

Loading

Salario minimo e aumenti in busta paga, a beneficiarne saranno in 130mila

Marocchino fermato e affogato

Loading

MONTAGNANA (PADOVA) Forse buttato nel fiume perché «ubriaco». Quattro carabinieri indagati

Forze dell’ordine e proibizionismo

Loading

Ai danni collaterali più gravi delle normative proibizioniste e repressive per le droghe vanno aggiunte le situazioni di sempre maggior disagio di coloro che «per dovere d’ufficio» sono tenuti ad applicare tali normative

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment