Tangenti Eni in Kazakistan, il mediatore pagava il 10%

by Editore | 30 Maggio 2012 6:28

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MILANO – Stop ai contratti tra Agip Kco e governo kazako. Anche ieri, il pm di Milano Fabio De Pasquale ha insistito nel chiedere al gip Alfonsa Ferraro di applicare l’interdizione della controllata dal Cane a sei zampe, causa tangenti.
A suffragare la richiesta, De Pasquale ha integrato la sua istanza con dei nuovi verbali, compreso quello dell’ex direttore generale del colosso petrolifero, Stefano Cao, ascoltato pochi giorni fa in procura come testimone. L’Eni, invece, con gli avvocati Francesco Centonze e Massimo Mantovani, ha sostenuto che quanto successo tra Eni e le autorità  kazake, è semplicemente frutto di intermediari disonesti o di funzionari statali infedeli. Il giudice scioglierà  la riserva solo nei prossimi giorni.
Per adesso di certo c’è che la procura ha messo sotto inchiesta tre persone (oltre a 12 società  che hanno stipulato contratti con Eni all’estero), per corruzione internazionale. Secondo l’accusa, per garantirsi lo sfruttamento petrolifero nella ex repubblica sovietica del Kazakistan (i contratti in questione hanno ammontano a oltre un miliardo di dollari, una frazione del valore complessivo del progetto), l’Eni avrebbe elargito almeno 20 milioni di mazzette a uomini vicini al «presidente a vita», Nursultan Nazarbayev, mascherandole come subappalti fittizi. Nella richiesta di interdizione, tra gli elementi raccolti dalla procura, anche una serie di email intercettate tra il mediatore (indagato), Massimo Guidotti e Gad Haran (un dirigente della società  Bateman), nel quale si evincerebbe il passaggio di mazzette. La missiva risale al 19 giugno 2007, Haran spiega a Guidotti le condizioni per ottenere il mega appalto per Agip Kco. Dobbiamo riconoscere «un coefficiente del 10% ad Agip e uno ai kazaki. Il profitto sembra alto – ammette Haran -, ma solo in termini occidentali, solo noi conosciamo sulla nostra pelle la verità ». Tra i riscontri a questa ipotesi, agli atti ci sono gli estratti conti di banche di paesi esteri (tra i quali la Lettonia), che dimostrano come le percentuali siano state poi effettivamente elargite (in una sola circostanza 750mila dollari in contanti), da un uomo vicino al presidente kazako Nazarbayev.

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