Superchef, medici e psicologi l’armata degli angeli anti-crisi “Gratis per chi non ce la fa”

by Editore | 18 Maggio 2012 8:30

Loading

ATENE – Il filetto di cernia con crema di zafferano (prezzo 28 euro) ordinato dalla coppia irlandese del tavolo 27, quello con la vista migliore sul Partenone, può attendere ancora qualche minuto. È mercoledì. E Vassilis Milios, lo chef del St. George Lycabettus, sta dando gli ultimi ritocchi al pranzo cui – sotto sotto – tiene di più di tutta la settimana. C’è da finire di cucinare le verdure e dare un’ultima spolverata di sale a un arrosto semplice ma con un profumo da far risuscitare i morti. «Voilà , pronto. Potete andare». Non verso i tavoli con tovaglie di Fiandra del ristorante – l’impero del bravissimo Vassilis – ma in direzione della scuola elementare di Kessariani. Dove una decina di persone senza casa, qualche immigrato e un po’ di famiglie messe in ginocchio da tre anni di crisi avranno, almeno oggi, un pranzo a cinque stelle.
La Ue, le banche, la politica (in Parlamento oggi ha giurato il governo tecnico che porterà  il paese alle elezioni) sono solo il volto più mediatico della tragedia ellenica. L’altra faccia della medaglia è un’Atene in ginocchio dove – in attesa degli aiuti della Ue – la parte migliore della Grecia ha iniziato a rimboccarsi le maniche e ad aiutarsi da sé. Il supercuoco del St. George non è un caso isolato. Alle mense per i poveri della capitale – spuntate come funghi dal 2009 – mandano i loro manicaretti tutti e 25 gli chef più conosciuti della capitale. A convincerli è stata Xenia Papastravou, laurea alla London School of Economics e anima di Boroumè, la Ong che in un anno – correndo dietro al cibo sprecato sotto il Partenone – è riuscita a mettere in tavola 5mila pasti al giorno per chi non ce la fa più. «Platone diceva che la comunità  si costruisce quando la gente non è più autosufficiente», filosofeggia lei. E di gente che ha bisogno, ad Atene, ce n’è sempre di più. «Riceviamo 25 richieste di aiuto al giorno, persone normali che fino a sei mesi fa avevano lavoro e stipendio e che oggi non sanno cosa dare da mangiare ai figli». No problem. Ci pensano i volontari («18, ma ce ne sono 500 pronti ad aiutare») di Boroumè (“Si può”). Le panetterie della catena Venetis mettono il pane rimasto sugli scaffali, le pasticcerie Fresh le fette di torta avanzate in vetrina. Frutta e verdura arrivano dai supermercati, l’esercito è pronto a fornire gli avanzi delle sue mense. «È una catena di solidarietà  che nasce dal basso – continua Xenia – una famiglia ebrea ci ha regalato 300 pasti in occasione di un Bar Mitzvah, la scuola privata di Barniza manda un bel po’ di cibo a quella di Menisia, dove per i tagli dei fondi pubblici non riescono a dare da mangiare ai bambini». 
Il problema è che alla Borsa della crisi della Grecia le quotazioni sono tutte in rialzo. Alla mensa di Pendeli, dove a dicembre si mettevano in tavola 150 pasti, oggi «si presentano ogni giorno 440 persone». Allo Zoografo si è passati da 70 a 430. La fila si è allungata anche davanti all’ambulatorio gratuito di Doctors of the world, nel cuore di Psiri, dove 40 medici volontari aiutano – gratis e senza chiedere documenti di identità  – chiunque abbia bisogno. «Riusciamo a visitare 120 persone al giorno, ma fuori dal portone a volte ce ne sono 3-400 ad aspettare», racconta Christina Samartzi, uno dei responsabili del centro. Una volta erano tutti immigrati. «Oggi almeno il 20% sono greci, pensionati cui hanno tagliato l’assegno previdenziale e famiglie senza assicurazione sanitaria». «Mio marito ha perso il posto mentre ero incinta – racconta Irini Papadopoulos, 28 anni, seduta in sala d’attesa con la figlia in braccio – oggi Sofia ha 40° di febbre e l’unico posto dove portarla è qui». L’austerity della Trojka ha obbligato Atene a dimezzare da 5,6 a 2,8 miliardi l’anno il budget per la sanità  e la crisi, nel frattempo, ha ampliato il catalogo di patologie. «La depressione da crisi dilaga – assicura Samartzi – specie nel nostro ospedale nel quartiere di Perama dove la disoccupazione è all’80%». 
I nuovi angeli di Atene, però, hanno le ali larghe. Klimaka, un’altra Ong, ha aperto una linea telefonica per combattere l’epidemia più drammatica del paese, quella dei suicidi. «Il clima sociale è ormai patologico. Nel 2007 ricevevamo dieci telefonate in 24 ore, oggi 100», spiega Aris Violatzis, responsabile del progetto. Alla cornetta si alternano (gratuitamente) decine di psicologi per recuperare dal fondo del baratro di questa tragedia greca chi è tentato di dire “basta”. Prima o poi, Merkel permettendo, darà  una mano anche la Ue. Oggi a medicare le ferite ci pensa il cuore grande della Grecia. Quello, per fortuna, è gratis.

Post Views: 235

Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2012/05/superchef-medici-e-psicologi-laarmata-degli-angeli-anti-crisi-qgratis-per-chi-non-ce-la-faq/