Subito tagli per 4 miliardi, 1,5 nella Sanità 

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ROMA – Lo sbattere dei tacchi degli uomini delle Fiamme Gialle che lo salutano risuona nei corridoi di Via Venti Settembre fin dalle primissime ore del mattino. Enrico Bondi, Mr. Forbici, come c’era da aspettarsi, lavora a ritmi ossessivi. Brevi pause, frugali colazioni, e una fila interminabile di incontri: con i funzionari della Ragioneria generale dello Stato, con i tecnici dell’agenzia per gli acquisti Consip, con i capi di gabinetto dei vari ministeri. In meno di un mese (è stato nominato ufficialmente il 9 maggio) il Commissario straordinario per la spending review ha passato al setaccio una montagna di cifre: un lavoro che svolge nel suo ufficio operativo al primo piano del palazzone del ministero del Tesoro, a fianco del gabinetto del ministro per la Coesione Fabrizio Barca, non distante dalle stanze di Vittorio Grilli. 
Coadiuvato da un paio di segretarie scelte all’interno della struttura del ministero, Bondi – un laureato in Chimica “circondato” da economisti – regolarmente discute le idee-chiave dell’azione anti-sprechi con il “suo” ministro Piero Giarda, l’ideatore e il referente della spending review. Con il quale intrattiene serrati colloqui nell’altra sua postazione, una stanza, in Galleria Colonna, nella sede del ministero per il Programma e i Rapporti con il Parlamento. 
Concreto e determinato, come nelle sue passate esperienze di risanatore nelle crisi Ferruzzi e Parmalat, Bondi ieri ha presentato il cronoprogramma degli interventi al Comitato interministeriale per la spending review che si è riunito a Palazzo Chigi presieduto da Monti (ne fanno parte oltre a Giarda, Patroni Griffi, Grilli e Catricalà ). Un documento che prevede un taglio di 4,2 miliardi, già  per la seconda metà  dell’anno, agendo su due aspetti: l’ottimizzazione dei prezzi e l’ottimizzazione delle quantità . Ovvero risparmiare sul prezzo di acquisto di beni e servizi e acquistare solo quello che è veramente necessario. Nel mirino, a quanto sembra dalle prime indiscrezioni, c’è il sistema della sanità  che dovrebbe consentire di risparmiare 1,5 miliardi sui 4,2 totali che dovrebbero servire per tentare di ridurre o sterilizzare il previsto aumento dell’Iva di ottobre. Esempi clamorosi di differenze di prezzo già  girano per i corridoi del Tesoro: una “Tac a 64 slice” costerebbe 1 milione e 27 mila euro in una Asl dell’Emilia Romagna e 1 milione e 397 mila euro nel Lazio, il 36 per cento in più. Mentre una siringa da 5 mm costerebbe 0,05 euro in Sicilia e circa la metà  nelle Asl della Toscana (0,03 euro). 
Ora gli occhi sono puntati sul traguardo di giovedì quando i ministeri dovranno presentare i propri piani di razionalizzazione della spesa, successivamente il 12 giugno è prevista una riunione del Comitato interministeriale per la spending review. E entro fine giugno – come ha riferito ieri una nota di Palazzo Chigi – il provvedimento che attuerà  i tagli. Nel frattempo dovrà  essere convertito in legge il decreto che ha dato avvio alla spending review: è all’esame del Senato e già  sono stati presentati più di 100 emendamenti.


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