Squadracce sparano su protesta, almeno 30 morti al Cairo

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Forse gli stessi militari al potere, dicono non pochi egiziani. Alcune delle vittime sono state inseguite e accoltellate a morte. Una ferocia inaudita che il capo di stato maggiore Sami Anan non ha saputo o voluto spiegare e si è limitato a fare una vaga promessa. «Cederemo i poteri a un governo di civili nel caso in cui uno dei candidati alla presidenza venga eletto al primo turno delle elezioni previste il 23 e 24 maggio», ha annunciato Anan. Ma pochi credono alle «buone intenzioni» dei militari. In ogni caso gli ultimi sondaggi indicano che nessuno dei 13 candidati alla presidenza riuscirà  a conquistare il 50% più uno dei voti al primo turno. Si ricorrerà  al ballottaggio, fissato il 16 e 17 giugno. Amaro lo sfogo dell’ex direttore dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Aiea), Mohamed ElBaradei, che a gennaio aveva annunciato il suo ritiro dalla corsa alla presidenza in polemica proprio con i generali. «La giunta militare e il governo non riescono a garantire la sicurezza oppure sono complici (degli assalitori, ndr). Avete fallito. Andatevene. L’Egitto sta andando in frantumi nelle vostre mani», ha scritto ElBaradei in un messaggio apparso sulla sua pagina su Twitter. 
Proprio in nome delle ragioni di un candidato alle presidenziali, il popolare sceicco salafita Hazem Abu Ismail, escluso dalla competizione perché avrebbe ottenuto, da parte di madre, una doppia cittadinanza non permessa dalla legge elettorale (lui nega), migliaia di persone hanno dato vita ad un sit in permanente ad Abbasiye. In prevalenza attivisti salafiti ma ad essi si sono poi uniti gruppi di giovani rivoluzionari del «25 gennaio» decisi a contestare il potere ancora nella mani dei militari. Come aveva già  fatto nel weekend – quattro morti – la baltagie ha aperto il fuoco sul sit in poco prima dell’alba mentre gran parte dei dimostranti dormivano. E’ stato un massacro. Gli assassini hanno ripetutamente attaccato l’accampamento fino ad innescare una reazione sfociata in scontri andati per ore. L’esercito in serata ha annunciato la fine delle violenze e che la situazione ad Abbasiye è lentamente tornata alla calma. Ma cortei si preparavano ad attraversare la città  la scorsa notte mentre due tra i più importanti candidati alle presidenziali, l’islamista indipendente Abdel Moneim Abul Foutouh, ed il candidato ufficiale dei Fratelli Musulmani, Mohamed Moursi, hanno sospeso la loro campagna elettorale.


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