Se questi sono libri Youbook, trailer, storie personalizzate la carica della giovane editoria “liquida”
TORINO Ma di cosa parliamo quando parliamo di libri? C’è da chiederselo, passando per i nuovi spazi della fiera già invasa da moltitudini di ragazzi. Se lo domandano i social network dedicati alla lettura. Cos’è diventato il libro? Come s’è ridotto, poveretto? Più che un interrogativo, un urlo strozzato o un’invocazione smarrita, mentre si attraversa l’Incubatore che ospita i neonati dell’editoria, le sigle debuttanti, ventitré nuovi marchi che quest’anno hanno conquistato la vetrina del Salone. Più che capitani coraggiosi, il sintomo di uno spaesamento o d’una rottura culturale i cui esiti rimangono ancora incerti. Molto incerti.
Si chiamano Scelta maculata, Tic, Meetale. Più che sigle editoriali evocano i nomi impazziti delle radio libere degli anni Settanta, stessa frenesia da conquista della terra promessa. «Proprio così, le radio libere. Anche noi occupiamo uno spazio che prima non c’era», suggerisce Lele Rozza di Blonk, minimarchio orientato sull’online. Quasi tutti sono editori della rete, da Booksalad che fa un vanto dei suoi “booktrailer” a Meetale, il social network italiano dedicato agli esordienti. E per libro – non sempre, ma prevalentemente – s’intende un assemblaggio di contenuti digitali, storie fai-da-te, esternazioni di varia natura che solo con qualche spericolatezza possono essere ricondotti a quella forma critica che siamo abituati a considerare libro.
Meetale ne fa una battaglia, proponendosi come la YouTube dell’editoria. Pubblicano tutto, purché non osceno né criminale. Tu mandi il pdf e loro ti garantiscono il trasloco nell’e-book e la visibilità sul portale. Il criterio più usato è quello sul genere di “trip advisor” per ristoranti e resort. Più stellette ci sono, più la vacanza si annuncia gradevole. E così vale per i libri. È la “nuova democrazia” dei social network. «Si, trip advisor, un po’ è così. Ma noi chiediamo ai nostri lettori di indicarci anche la stagione del libro», suggerisce Giulia, vivace fondatrice di Zazie.it, community dedicata ai libri. Ossia? «Per quale periodo dell’anno è indicata la lettura. Estate o inverno, autunno o primavera».
Oddio, Tolstoj a che stagione apparterrà ? E Gadda, che si sarebbe preoccupato moltissimo? Di certo Balzac è adatto a far da mensola, e «che honoré averlo come supporto», scherzano i ragazzi di Tic, altro giovane marchio orientato sulle corde dell’assurdo, una programmazione annunciata fino al dicembre del 2046 (un titolo all’anno) e una serie di gadget tra cui i ripiani in forma di classici. Come se davanti ai rivolgimenti culturali in corso l’unica cosa seria fosse buttarla in gioco.
L’inventore di Tic proviene da Lettere classiche, ma per larga parte i nuovi editori sono di formazione tecnica, informatici, ingegneri, anche designer. Come la fondatrice di Scelta maculata, che racconta come il titolo della sua casa editrice nasca da una dislessia (scelta oculata che diventa maculata). La specificità di questo nuovo marchio, dedicato ai bambini, è “la storia personalizzata”. Scegli tra un paio di trame differenti, e ordini un libro con i nomi dei tuoi bambini. Editoria on demand, formato famiglia. La qualità di un saggio si giudica non dai suoi contenuti critici ma dall’utilizzo possibile. L’editore di Life Plan ne fa una filosofia. Si autorappresenta come un missionario mosso da un’unica preoccupazione: migliorare la qualità della vita dei suoi lettori. Pianificatore di nuove esistenze.
Nella smaterializzazione complessiva – non solo perdita di forma ma anche di sostanza – c’è anche chi resiste. Come l’editore Ghena, un’équipe di sole donne che pubblica saggi di genere, o come Express, orientata verso la saggistica universitaria. Ma Incubatore – che nelle intenzioni del Salone dovrebbe rappresentare il fervore del nuovo – finisce per restituire lo spaesamento della nostra editoria, combattuta tra tradizione e nuove frontiere, che non sembra governare.
Smarrimento accresciuto ieri mattina dalle cifre dell’Aie. Il primo trimestre del 2012 conferma la pesante flessione del libro, con una diminuzione del quasi dodici per cento di fatturato rispetto all’analogo trimestre del 2011, già segnato dal calo. La crisi investe soprattutto le librerie di catena (meno 12,8 per cento), ma anche l’online (meno 12,4), mentre appaiono appena più resistenti le librerie indipendenti. Può colpire il crollo della saggistica (quasi meno 20 per cento) e anche dell’editoria per ragazzi, per la prima volta in crisi dopo anni di benessere. Una crisi che preoccupa moltissimo gli editori, ma che il presidente dell’Aie relativizza nel confronto con il calo delle vendite anche negli altri mercati del libro. Marco Polillo usa toni molto aspri contro Amazon e il country manager italiano Martin Angioni. «Non è vero che il colosso di Bezos allarga il mercato mentre noi editori italiani finora non abbiamo fatto nulla. Da quando Amazon è in Italia, le vendite sono calate. E poi perché non ci danno le cifre del venduto? Non è un comportamento trasparente». Il mestiere dell’editore, ribadisce Polillo, è insostituibile. Ma se si vuole rimanere nel mercato, dice Massimo Turchetta – direttore dei libri trade di Rcs – bisogna essere non bravi, ma bravissimi. In che modo? Su questo punto le certezze vacillano.
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