by Editore | 29 Maggio 2012 7:17
Lo scandalo del calcioscommesse, insomma, vale quanto Tangentopoli. E, come allora, i danneggiati non erano solo le imprese escluse dagli appalti e le casse dello Stato, bensì tutti i cittadini che persero fiducia nei partiti tradizionali, anche adesso le conseguenze non sono limitate alle società calcistiche e alla finanza pubblica, ma ricadono «su milioni di tifosi che si sentono colpiti da sentimenti di delusione e inganno».
Chi ha svolto queste considerazioni è un magistrato esperto, avvezzo agli intrighi più oscuri, compresi i depistaggi su piazza Fontana e le altre stragi. Se oggi si sofferma con tanta cura su partite truccate e calciatori che scommettono dopo aver venduto i risultati, conviene soffermarsi sull’allarme che ha voluto lanciare.
A parte gli interessi miliardari che impediscono di declassare il mondo del calcio a un semplice gioco, davanti a episodi come quelli emersi dagli atti di polizia è difficile rimanere indifferenti. O dire che le frodi sono sempre avvenute, e dunque non c’è nulla di nuovo. Sarà , ma un conto è immaginarlo perché «tanto si sa», e un conto è vedere le foto di giocatori del giro della Nazionale incontrarsi con dei pregiudicati in un ristorante chiuso, pochi giorni prima di una sospetta combine; un conto è nutrire il dubbio che un calciatore abbia avuto contatti con gli scommettitori e un conto scoprire il traffico frenetico di messaggi e telefonate tra quello stesso calciatore e l’intermediario degli «zingari», prima e dopo la partita che si suppone truccata.
Da quest’indagine prima o poi verrà fuori un processo, e non sappiamo come finirà . Magari tutti gli indagati si dimostreranno innocenti. Glielo auguriamo. Può darsi persino che gli arresti siano una misura eccessiva, e che altri giudici li annullino: se saranno accertati abusi e ingiustizie bisognerà tenerne conto sul piano giudiziario e delle responsabilità di chi avrà sbagliato. Tuttavia la mole di indizi e gli intrecci svelati fin qui dall’inchiesta, a prescindere dalle responsabilità penali da provare, fa venir fuori molto più che l’impressione di un sistema dove accadeva qualcosa di poco chiaro. Per non dire losco. La comparsa, tra i contatti degli intermediari, di personaggi legati alla criminalità italiana e straniera contribuisce a rendere il quadro ancor più inquietante.
Ce n’è quanto basta per non fidarsi più del calcio giocato, al pari di quel che accadde vent’anni fa con i partiti. La politica è sopravvissuta a se stessa, provando a riformarsi senza grandi successi. E così accadrà con il pallone. I tifosi si appassioneranno ancora, anche se sarà difficile rifuggire dal timore che dietro i gol fatti e non fatti ci sia altro che grande tecnica e fortuna (o poca tecnica e sfortuna). Qualcosa che ha a che fare con l’imbroglio.
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