by Editore | 29 Maggio 2012 8:10
CREMONA – C’è una foto che ha fatto il giro del mondo: una squadra, il Genoa, costretta a interrompere la partita e sfilare senza maglia fuori dal campo per ordine degli ultrà . Tutti nudi, tranne uno: il numero 81, Giuseppe Sculli. Era Genoa-Siena, 22 aprile scorso. Oggi un’altra fotografia spiega il perché di “quella grazia”: «Sculli – dicono gli ultrà – era uno di noi». Dieci maggio del 2011. Sculli insieme con Domenico Criscito incontra in un ristorante di Genova, serrande abbassate, orario di chiusura, un trafficante di droga bosniaco, Safet Altic (attualmente in carcere) e due di quegli ultrà che arrampicati sugli spalti di Marassi ordinavano la cacciata della squadra indegna: Massimo Leopizzi e Fabrizio Fileni, entrambi pregiudicati. Tra di loro si chiamano “fratelli”. La questura di Alessandria che li fotografa cerca la droga. La procura di Cremona, che oggi usa quella foto, racconta che era un incontro di affari: dopo pochi giorni si sarebbe giocata Lazio-Genoa, partita truccata, partita su cui scommettere.
“SCULLI E GLI AMICI SUOI”
Come ha raccontato Hrystian Ilievsky in un’intervista a Repubblica finita agli atti dell’inchiesta, la partita tra Lazio e Genoa verrebbe in qualche maniera accomodata anche da Sculli e “dagli amici suoi di Genoa”. Secondo lo Sco della Polizia Altic ha il compito di rastrellare il denaro che poi verrà piazzato su alcune agenzie di scommesse romane. Lo raccoglie a Genova. E a Milano dove dovrebbe incontrare il calciatore georgiano Kakhaber Kaladze (in forza al Genoa). «L’incontro doveva tenersi in un albergo di lusso ma non si verificherà per un controllo di polizia esperito poco prima nei confronti dell’Altic e di alcuni suoi accompagnatori. Kaladze dalle conversazioni intercettate sembra essere interessato all’acquisto di “porte” che avrebbe dovuto comperare per un corrispettivo di 50mila euro». Gli investigatori sospettano siano soldi per le scommesse.
Altic non è un personaggio qualsiasi. «Attualmente detenuto per traffico internazionale di stupefacenti, oltre a essere pluripregiudicato per reati di varia natura, è stato un fiancheggiatore della cosca siciliana dei “Fiandaca” operante a Genova, per la quale curava anche le riscossioni di crediti e interessi usurari e criminali di vario tipo, comprensive di quelle riguardanti scommesse clandestine». Agli atti ci sono anche conversazioni di Altic con Guido Morso, ultras del Genoa, «appartenente alla famiglia Morso, collegata alla cosca mafiosa Emanuelo di Gela».
Anche Leopizzi e Fileni, i due capi della curva, hanno una storia criminale: il secondo, detto Tombolone, ha precedenti di droga e un Daspo per l’omicidio Spagnolo. Leopizzi, estrema destra, è tra le persone coinvolte nella combine di Genoa-Venezia e nel 2006 venne fermato con due pistole mentre, sostiene l’accusa, sta andando ad ammazzare la moglie. Quando uscì dai domiciliari, raccontano le cronache ci fu una grande festa alla quale parteciparono anche due giocatori rossoblu: due nomi a caso, Milanetto e Sculli.
LA ‘NDRANGHETA
Secondo Salvini, come Milanetto anche «Sculli è inserito pienamente nelle dinamiche criminali transnazionali, parla con linguaggi criptici (si pensi a quando Altic gli chiede se ha l’orologio – frase senza senso, ma immediatamente interpretata da Sculli)» ed è tirato in ballo da Ilievsky nell’intervista a Repubblica: «Lo Zingaro ha reso – scrive il giudice – un’importante confessione “extragiudiziale”, arricchita anche da numerosi particolari di ambiente». Tutto questo non basta però per arrestarlo. Serve una testimonianza davanti al giudice ed «è probabile – dice Salvini – che prima o poi Ilievski non accetti di rimanere confinato per sempre in Macedonia, nella sua impervia zona di origine». Sculli rimane libero, quindi. Ma «giova rappresentare che il giocatore non è nuovo a fatti dal genere. Risulta implicato e squalificato per alterazione di eventi sportivi (Crotone-Messina, 2001-2002). Il coinvolgimento nell’illecito sportivo emergeva nel contesto di una più ampia inchiesta penale diretta in quegli anni dalla Dda di Reggio Calabria, su ambiti ‘ndranghetistici locali contigui alla figura del boss Giuseppe Morabito detto Peppe Tiradritto, nonno proprio di Sculli». Una parentela che secondo il giudice avrebbe intimorito persino Ilievski.
LA CAMORRA
Negli atti c’è poi il nome di Angelo Senese, originario di Afragola, definito dallo Sco «elemento di spicco del clan camorrista dei Moccia, che emergerà anche nel corso degli accertamenti relativi alla partita Lecce-Lazio». È vicino a Zamperini (uomo di Ilievski e fraterno amico di Mauri) che incontra più volte a Roma ai Parioli in concomitanza delle partite della Lazio contro il Lecce e il Genoa.
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