Schiaffo a Pdl e Lega, regge il Pd Verona a Tosi. Il caso Orlando
ROMA — Il Pdl implode, il Pd tiene ma inciampa in Sicilia, la Lega che corre da sola perde molti sindaci in Lombardia, l’Udc e il Terzo polo deludono le aspettative, il Movimento 5 stelle ottiene uno strepitoso successo e in alcune città (a Parma il candidato grillino passa il turno) supera abbondantemente il 10 per cento. In questo quadro stravince al primo turno il leghista Flavio Tosi a Verona, sospinto dalle liste civiche che Bossi voleva bloccare, mentre a Palermo l’ex sindaco Leoluca Orlando (Idv e Rifondazione) umilia il candidato del Pd Fabrizio Ferrandelli. Marco Doria, il candidato del centrosinistra a Genova, ottiene un buon risultato personale (47%) ma dovrà attendere il secondo turno. Comunque, osserva Pier Luigi Bersani, «su 26 comuni capoluogo, la destra guidava 18 municipi e il centrosinistra 8: con questi risultati il quadro è capovolto, loro vincono in 8 capoluoghi, il centrosinistra in 18». In tutta Italia, intanto, è netta la flessione dell’affluenza che cala del 6,4%: dal 73,74% di 5 anni fa al 66,88%.
Le comunali del 2012 verranno ricordate come un terremoto che ha già ha messo a soqquadro il sistema dei partiti. Il successo rilevante dei candidati del Movimento 5 stelle, molti illustri sconosciuti pescati da Beppe Grillo fuori dai circuiti della politica tradizionale, sembra aver penalizzato soprattutto il Pdl. I grillini vanno molto bene là dove il Pdl crolla: 5 stelle da record a Genova (14,2%), a Parma (19,14%), a Monza (11%), ad Alessandria (11,7%), a La Spezia (9,5%), a Verona (9,15%), a Belluno (9,5%). Il movimento di Grillo, invece, fallisce all’Aquila dove raccoglie lo 1,17% dei consensi. In ogni caso, ora il Movimento 5 stelle, con questi numeri, può essere determinante in molte realtà locali, e non solo.
Specularmente, c’è il crollo del Pdl in tutte le regioni. Da Nord a Sud, con le rare eccezioni di Lecce, Piacenza e Catanzaro, il partito di Berlusconi e di Alfano è addirittura finito sotto la soglia di guardia del 10 per cento. Anche molto sotto il 10 per cento. A Belluno il Popolo delle libertà è ridotto al 9,5%, a La Spezia all’11,99 %, a Lucca al 9,07%, a Verona (complice lo strepitoso successo della lista Tosi) nientemeno che al 5,4%. All’Aquila — città della ricostruzione sulla quale Berlusconi ha investito molte attenzioni — il partito di Alfano ha ottenuto un umiliante 8,4% e a Parma, dove il centrodestra ha amministrato negli ultimi 14 anni, il Pdl scende al 4,7%. Insomma è stato un tracollo per gli ex di Forza Italia ed ex An che, al di là dei candidati sbagliati di cui parla La Russa, mette in discussione la solidità del partito. Che comunque ha retto a Catanzaro, anche grazie alla candidatura vincente di Sergio Abramo, e a Lecce dove dovrebbe essere riconfermato Paolo Perrone.
La Lega trionfa a Verona, trascinata dal sindaco Tosi che passa al primo turno col 57,4%. Ma in Lombardia, senza il Pdl, il Carroccio se la passa male aggiudicandosi forse 14 poltrone da sindaco (erano 23 quando Bossi e Berlusconi erano alleati).
La Lega che corre da sola è fuori dai ballottaggi a Monza (oltre l’11%) e a Como (circa il 7%). Risultati poco lusinghieri, poi, a Belluno (4,9%), a La Spezia (3,4%), a Lucca (1,1%) e a Genova (3,7%).
Ieri sera davanti a questi dati si è innescato uno scambio polemico di dichiarazioni tra Angelino Alfano e Pierluigi Bersani. «Nessuno può festeggiare», avvertiva il segretario del Pdl mentre quello del Pd, forte dei risultati ottenuti dal suo partito, ha dato l’altolà al disfattismo: «Non si può dire che hanno perso tutti, se ci danno questi risultati tutte le settimane noi facciamo festa…».
E dunque, Bersani ha rivendicato un successo pieno, «un netto rafforzamento» del Pd che tiene le posizione confermandosi primo partito in molti capoluoghi: a Belluno (19,4%), a Brindisi (17,1%), a La Spezia (27,9%), a Lucca (22,05%), a Piacenza (26,52%), a Genova (24,36%), a Parma (25,22%), all’Aquila (18,06%), a Monza (24,66%), ad Alessandria (17,95%). Eppure i problemi per il Pd non mancano: a Genova, il Pd arretra rispetto alle regionali e soprattutto alle politiche; a Palermo c’è l’ex sindaco Orlando che sta facendo di tutto per mettere nell’angolo il partito di Bersani ma anche all’Aquila il candidato del Pd Massimo Cialente rischia al secondo turno se si sommano aritmeticamente i voti dell’Udc e del Pdl. A Rieti, Frosinone, Agrigento e Trapani il candidato del centrosinistra va al ballottaggio. E il centrosinistra ora ha buone possibilità di successo anche a Monza dove, chiusa l’era della Lega, Roberto Scanagatti è abbondantemente avanti al candidato del Pdl, Andrea Mandelli. Buon risultato anche a Pistoia mentre a Isernia e a Cuneo, tra quattordici giorni, si sfideranno due candidati del centrosinistra. Il Pd, infine, sfiora il colpaccio al primo turno anche a Sesto San Giovanni (la cittadina dove Filippo Penati è finito sotto inchiesta): qui Monica Luigia Chittò sfiora il 47%.
Un discorso a parte riguarda il Terzo Polo di Casini, Rutelli e Fini, che sostanzialmente fallisce l’obiettivo minimo: quello della visibilità . A parte il risultato di Genova, dove il candidato Enrico Musso (senatore, ex Pdl) ha ottenuto il 12,27%, Udc, Fli e Api deludono le aspettative di chi, forse, aveva sopravvalutato i centristi. L’Udc va bene a Brindisi (8,56%) ma si ferma al 2,6% a Piacenza, al 3,1% a Verona, al 3,7% a Belluno, al 2,1% a La Spezia. L’Idv di Di Pietro, oltre che a Palermo, va bene a La Spezia e a Genova eguagliando in queste città il risultato di Sel.
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