by Editore | 3 Maggio 2012 5:21
PARIGI – Nicolas Sarkozy parte subito all’attacco, Franà§ois Hollande reagisce, senza perdere la calma, ma senza riuscire a nascondere la tensione, la paura di sbagliare: il duello televisivo tra i due candidati all’Eliseo alterna scintille, accuse e contro-accuse a momenti di stanca, battaglie di cifre, spesso imprecise, di cui si capisce ben poco. Cominciato alle nove e destinato a durare fino a sfiorare la mezzanotte, è in linea con le aspettative: il presidente-candidato è aggressivo, incalzante; il leader socialista è più pacato. Sarkozy ricorda quello che hanno detto di Hollande i suoi compagni di partito durante le primarie e Hollande ricorda le promesse e gli insuccessi di cinque anni di presidenza.
In apparenza, si comincia in maniera soft: «Voglio essere il presidente della giustizia», dice Hollande. «Siamo di fronte a una scelta storica, la nostra sfida è di essere veri», replica Sarkozy. Ma basta qualche minuto per passare alle randellate: il candidato della destra accusa il rivale di «dire menzogne».
Hollande replica irato: «Non sono venuto qui per farmi trattare da bugiardo». Poi attacca: «Non riuscirà a farsi passare per una vittima». Sarkozy non se ne cura e continua spesso a dire che le cifre avanzate da Hollande sono menzognere. E se il candidato socialista prova ad esercitarsi sul terreno che predilige e in cui eccelle, quello dello humour, il presidente replica immediatamente: «Non siamo a un concorso di battute».
Difficile dire a caldo cosa resterà , le parole chiave che domineranno gli ultimi due giorni di campagna. Hollande attacca sui suoi temi economici preferiti: i regali fiscali ai ceti più agiati, la crescita della disoccupazione, del deficit e dei prelievi fiscali durante il quinquennio sarkozysta. Si lancia anche in un attacco personale, quando evoca «i regali fatti agli amici». Sarkozy s’inalbera: «Quali amici?». Hollande cita Liliane Bettencourt, la proprietaria dell’Oréal, Sarkozy replica ricordando banchieri e industriali vicini alla sinistra. Ma soprattutto nega di aver fatto regali ai ricchi, accusa Hollande di voler fare cose che lui ha già fatto, come la Tobin Tax o la tassazione dei redditi finanziari. Sarkozy ricorda al socialista una sua vecchia frase («Non mi piacciono i ricchi»), ne segue un altro scambio vivace, in cui Sarkozy azzecca una delle sue migliori risposte della prima parte: «Lei vuole meno ricchi, io voglio meno poveri».
Anche Silvio Berlusconi finisce per arrivare nel dibattito. Sarkozy non perde l’occasione di ricordare regolarmente le difficoltà di Grecia e Spagna e di sottolineare che i due paesi erano guidati da due premier socialisti. All’ennesimo richiamo, Hollande replica: «C’era anche Berlusconi, che è suo amico». Il candidato della destra risponde subito, ricordando le recenti dichiarazioni dell’ex presidente del consiglio: «Berlusconi ha detto di votare per lei». Hollande: «Berlusconi appartiene al suo partito». Sarkozy sorride: «Berlusconi è berlusconesco». Hollande: «Appartiene al Partito popolare europeo». Sarkozy: «Non appartiene certamente al mio partito. Berlusconi è Berlusconi». Fine della parentesi.
Si va avanti così, con un po’ di confusione, cifre contro cifre, dichiarazioni passate contro dichiarazioni attuali. Sarkozy mostra una certa sufficienza verso un candidato socialista che non ha mai esercitato nessuna responsabilità governativa, Hollande accusa Sarkozy di contraddirsi e cambiare parere. Almeno fino a due terzi del duello, nessuno sembra aver trovato il colpo del ko.
E la schermaglia sul diritto di voto alle comunali per gli extra – comunitari dà a Hollande una buona arma per accusare il rivale di amalgamare gli immigrati e i musulmani. Ma sembra non sfruttarla: uguale a se stesso fino in fondo, il socialista evita di andare allo scontro.
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