QUELLE OMBRE INGLESI

by Editore | 4 Maggio 2012 10:28

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Gli scandali cinesi e britannici ci insegnano che esistono due elementi universali indispensabili al buon governo. Il primo è la separazione dei poteri, riferita non solo ai classici poteri pubblici, esecutivo, legislativo e giudiziario, ma anche intesa come separazione tra il potere privato, compreso quello dei media (il cosiddetto quarto potere) e il potere pubblico, quello dei partiti al governo e dello stato . Il secondo elemento è l’autonomia degli avvocati, dei giornalisti dei politici dei funzionari statali dei militari degli accademici nell’ambito della loro deontologia professionale, in assenza della quale neppure la più sofisticata separazione formale di poteri risulta valida. 
In Gran Bretagna non vige la tradizionale separazione di poteri presente negli Stati Uniti, troppi gli intrecci tra governo e parlamento, anche se la Camera dei Comuni recentemente ha ribadito la propria indipendenza, soprattutto tramite le commissioni, come quella che ha prodotto il rapporto sullo scandalo intercettazioni di Murdoch. La magistratura però ha mantenuto ampia autonomia in questi anni bui. Ne è esempio Lord Leveson, a capo della commissione che ha indagato sullo scandalo intercettazioni. In aula ha trattato Rupert Murdoch come un qualunque altro testimone inaffidabile. 
Per il quarto potere le cose si complicano. Oggi in Gran Bretagna possiamo vantarci di avere alcuni tra i peggiori giornali (e giornalisti ) del mondo, accanto ad alcuni dei migliori. (Il termine ‘giornalista’ è pari forse solo al termine ‘ballerino’ per estensione). Non sta a me giudicare il comportamento di testate come il Guardian o di emittenti pubbliche come la Bbc. Ma in determinate situazioni anche il Times di Murdoch ha mostrato coraggio scrivendo dello scandalo che ha travolto il suo proprietario e delle malefatte dei tabloid del gruppo. 
Il cuore di tenebra della Gran Bretagna di Murdoch è stato il rapporto incestuoso tra potere privato e potere pubblico, in termini più concreti, tra denaro e politica. I massimi partiti britannici, il Labour e i conservatori, hanno vigliaccamente corteggiato Murdoch ed altri magnati dei media. L’intreccio tra potere privato e pubblico, tra denaro e politica è al centro anche dell’affare Bo Xilai. Esistono piccoli curiosi collegamenti tra i due scandali. Nel caso cinese ci si interroga su come Bo Xilai e la moglie Gu Kailai abbiano potuto mantenere agli studi il figlio Bo Guagua – il James Murdoch di Chongqing – prima nella carissima scuola di Harrow , nei dintorni di Londra, e poi all’università  di Oxford. Stando al Daily Mail , la signora Bo contattò una società  britannica, la Vistarama, per acquistare un gigantesco pallone ad elio con funzioni di osservatorio per la città  di Dalian, della quale il marito era all’epoca sindaco. Propose alla società  un ‘extra’ di 150.000 sterline per le spese di trasporto, specificando che ‘Noi paghiamo la ditta, voi la scuola (ossia Harrow)’. (Vistarama avrebbe declinato l’insolita offerta). Senza dubbio a Chipping Norton, la verde cittadina nei cui dintorni la famiglia Murdoch e la famiglia Cameron si frequentavano, i toni erano senza dubbio meno espliciti e, a parte gli scherzi, il contesto politico, giuridico ed economico non è paragonabile. 
I rapporti Cina-Gran Bretagna seguono anche la dinamica inversa. Nel primo decennio del secolo il sogno di Murdoch era entrare nel mercato cinese. Uno splendido saggio sul partito comunista cinese, opera di Richard McGregor del Financial Times, sostiene che Murdoch corteggiò l’allora responsabile della propaganda comunista, Ding Guan’gen, con la stessa insistenza con cui Blair e Cameron all’epoca corteggiavano lui. In seguito, e qui viene il bello, ‘Murdoch entrò come socio del figlio di Ding in una costosa iniziativa imprenditoriale , per tentare di aggirare le rigide restrizioni imposte alle emittenti straniere in Cina, ma senza successo’. 
In Gran Bretagna e negli Usa il problema è il rapporto incestuoso tra denaro e politica, ma quantomeno si tratta di due poteri ancora evidentemente separati. In Cina, dopo trent’anni di capitalismo leninista, questi poteri sembrano invece strettamente intrecciati – spesso nell’abito delle stesse famiglie. Tutto ciò, associato alla mancata separazione dei poteri pubblici e alla debolezza coatta dei media cinesi, rappresenta ovviamente un ostacolo assai maggiore sulla strada del buon governo e dell’apertura. 
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Traduzione di Emilia Benghi

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