Quel Viso in un Video che ci fa Scoprire la Normalità  del Male

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Pensavamo che immaginare fosse peggio che vedere. Pensavamo che il dato reale fosse sempre meno disturbante della fantasia. Ci sbagliavamo, ora possiamo dirlo. La cara vecchia fede illuminista deve fare i conti col più atroce dei disvelamenti: il Male ripreso live, in piano americano. Succede oggi, nella fantascienza inverata dell’anno 2012. La grande vetrina in cui ci muoviamo fornisce un volto alle ombre oscure del nostro immaginario e quello che vediamo fa ancora più paura. L’entità  che ha fatto esplodere un gruppo di ragazzine dirette a scuola non è un mostro a tre teste, non ha le mani artigliate, non vola e non scompare negli abissi. È un uomo di corporatura media, vestito in modo distinto. Un mio vicino di casa, io stesso.
La ricostruzione del crimine, nell’era precedente ai circuiti di videosorveglianza, si fermava per forza all’incognita dell’omicida: dai bossoli si poteva risalire alla pistola, non certo alla faccia di chi la impugnava. Salvo flagranza di reato, la fisionomia dell’assassino era affidata alle coraggiose e spesso contraddittorie testimonianze della strada, nonché agli identikit dei disegnatori della Polizia. Le ombre alimentavano l’inquietudine, ma ora che la tecnologia può diradarle, è fortissima la tentazione di coprirci gli occhi. C’era qualcosa di fantasmatico nella figura dell’assassino, qualcosa che lo teneva in una dimensione aliena, tutto sommato rassicurante. L’aura mistificante del malvagio era anche garanzia della mia normalità . Chi agiva nel buio non apparteneva al mondo dei terrestri, non frequentava le nostre strade, non respirava con i nostri stessi organi. Solo un demone o un marziano poteva puntare il suo telecomando sul portone affollato di una scuola. Ora invece le cose si complicano, l’altro ci assomiglia moltissimo, è diventato uno di noi.
Nel primo fotogramma un uomo brizzolato compare dall’angolo dietro la saracinesca, la giacca scura, la camicia bianca senza cravatta, i pantaloni beige, le scarpe sportive da relax. Nella mano sinistra impugna un oggetto e lo maneggia come se dovesse cambiare canale. Nel secondo fotogramma si allontana trattenendo a stento la corsa, almeno a giudicare dall’ampio compasso della falcata. Ogni dettaglio lascia pensare a una vita da «integrato e/o allineato», non un sovversivo con obiettivi politici precisi, non un nemico dichiarato del Sistema, semmai un piccolo ingranaggio impazzito, il solerte funzionario della grande macchina universale che d’un tratto si sente usato — lo stesso profilo di Unabomber, l’uomo (o la donna?) che per anni ha seminato il panico nel Triveneto con piccole bombe fatte in casa. Se non sai con chi vendicarti, sparare nel mucchio diventa una soluzione accettabile.
Le immagini di Brindisi fanno venire in mente altri delitti immortalati di recente dai circuiti di sicurezza: l’omicidio nel bar del quartiere Sanità  a Napoli, l’attentato al consigliere comunale Alberto Musy a Torino, la bomba della ‘ndrangheta alla procura di Reggio Calabria. Di quest’ultima ricordo bene il video: lo scooter che arriva nel cuore della notte, alla guida una donna, o comunque un pilota coi capelli lunghi e i tacchi a spillo. Il tizio dietro scende con il panetto di tritolo che gli ingombra le mani, accende la miccia prima ancora di abbandonare il pacco sulla porta, e poi l’esplosione davanti alla Procura deserta. Quindi è possibile? È possibile vedere in Male in azione sul set della realtà  reale? È possibile vedere in faccia il mio prossimo mentre fa esplodere le sue, le nostre figlie? Sì, ora si può.
Agli inquirenti sembra strano che non si sia accorto della telecamera, ipotizzano una sfida, o addirittura la prova estrema di un disperato pronto al suicidio. Io credo alla distrazione, in parte dovuta a un gesto che farebbe perdere il controllo al più lucido degli assassini, in parte dovuta alla diffusione delle telecamere nel paesaggio urbano. Ecco un’altra novità . La videosorveglianza non è più appannaggio esclusivo di banche e centri commerciali, anche un chiosco delle bibite ha il suo bravo circuito di sicurezza. La città  è una grande vetrina illuminata, l’uomo mascherato non va lontano. Eppure, ora che lo vediamo bene in faccia, vorremmo dimenticarlo in fretta.


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