by Editore | 29 Maggio 2012 6:57
VARSAVIA – «Europa, attenta a due pericoli. Primo, il rigore è irrinunciabile ma senza crescita può strozzare l’economia. Secondo, nazionalismi ed estremismi: guai se ne diverremo ostaggi trattandoli come alleati». Ecco i moniti lanciati nell’intervista esclusiva a Repubblica dal premier liberalconservatore polacco, Donald Tusk, che oggi incontrerà a Roma il premier italiano, Mario Monti.
Presidente, Berlino insiste sul rigore, Parigi e Roma chiedono più crescita. Con chi si schiera lei?
«Austerità o crescita, è un falso dilemma. Una crescita durevole senza austerità non è possibile, ma troppa austerità senza crescita può uccidere l’economia. Ecco la nostra esperienza: 4 anni di rigore e politica pro-crescita insieme. Dal 2008, prima grande crisi, a oggi, il nostro Pil è cresciuto del 18%, quest’anno il disavanzo sarà al 3%. Per la crescita occorrono spese, ma soprattutto investimenti. Abbiamo congelato retribuzioni pubbliche e aumentato l’età pensionabile a 67 anni, siamo stati prudenti sul welfare. Non abbiamo tagliato spese per infrastrutture. Italia e Polonia sono fautori accesi dell’agenda europea per la crescita, Monti ha costruito un’autorità personale sul tema. Usiamo i fondi di coesione europea, per appoggiare riforme strutturali. L’austerità deve correre insieme alla crescita, l’esperienza greca insegna che gli squilibri di bilancio prima o poi portano alla catastrofe».
Lei pensa a una Grecia che resta nell’euro?
«Nessuno raccomanda l’espulsione della Grecia, credo che un ‘piano B’ sia pensato in molte capitali europee: prepararvisi non vuol dire favorirlo. Oggi i greci pensano di potersi permettere scelte politiche rischiose senza essere espulsi. Se invece l’Europa prepara un vero firewall per proteggersi in caso di uscita greca, capirebbero che la situazione è seria. La stabilità dell’eurozona è determinante per il futuro dell’Europa. Metterla in dubbio oggi vuol dire mettere in dubbio domani l’Unione stessa, quindi difendere l’euro deve essere una priorità . Anche con un piano B per salvare l’euro in casi estremi».
Lei è per gli eurobond o no, e teme l’egemonia tedesca?
«Noi non siamo nell’eurozona, non dovrei dare consigli ora, ma gli eurobond significano più responsabilità tedesca per la situazione di altri Paesi dell’eurozona. Siamo sinceri: parliamo di quanto la Germania potrà pagare. Se chiediamo ai tedeschi più responsabilità e onere finanziario, le implicazioni sono ovvie. E da noi la gente lavora sodo per una frazione del salario medio greco».
Ma nella crisi stanno vincendo i nazionalismi, da Orbà n a Marine Le Pen…
«Ogni estremismo è pericoloso, non va sottovalutato. L’Europa ha bisogno di buon senso, ragionevolezza, moderazione. Deve resistere agli estremismi, non arrendersi, difendere il suo pensiero ragionevole. Non chiediamoci quanto si rafforzeranno gli estremismi, noi centrodestra moderato dobbiamo impedire loro di arrivare al potere. La Ue è nata come risposta a follie, ai totalitarismi e all’orrore della seconda guerra mondiale. Perché non si ripresenti quell’inferno, la Ue va protetta ogni giorno contrastando insoddisfazioni dai possibili effetti disastrosi. Se fallisce l’unione, l’euro, fallisce l’Europa».
Ma a Budapest o altrove si parla solo di orgoglio nazionale…qual è il rischio di contagio?
«Idee simili erano contagiose nel passato. L’uomo non cambia, Caino non è mai morto. Non elimineremo mai al 100% estremismo, nazionalismo, xenofobia. Il mio appello urgente a tutti i centristi europei è non fare patti con gli estremisti. E’ sostanziale: che i moderati non si lascino prendere in ostaggio. Guardi all’Olanda, modello di civiltà e democrazia liberale e tollerante: il partito di Wulders trattato da alleato sta distruggendo la reputazione del regno».
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