“Riapriamo i manicomi”, blitz Lega-Pdl insorge il Pd: così si torna indietro di 40 anni

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ROMA – Riapriranno i manicomi? La polemica è subito divampata dopo che, ieri, la commissione Affari sociali della Camera ha approvato il testo di riforma della legge Basaglia: votata dal Parlamento il 13 maggio 1978, ha regolamentato il trattamento sanitario obbligatorio istituendo i servizi di igiene mentale pubblici. La questione dirimente, ora, è il contenuto del quinto articolo della bozza, proposta dal Popolo delle libertà  con l’appoggio della Lega: prevede l’apertura di «strutture extraospedaliere» per il ricovero dei pazienti che necessitano di «trattamenti sanitari per tempi protratti». Il relatore del testo, Carlo Ciccioli (Pdl), nega che si miri a una restaurazione delle vecchie strutture di contenimento. Ma a pensarla diversamente sono in molti.
I contenuti del documento non piacciono al Partito democratico, che parla di un passo indietro di 40 anni, «visto che provvedimento prevede che il malato possa rimanere recluso anche anni, senza prendere in considerazione la cura della malattia psichica». Anche i Radicali e l’Italia dei valori criticano il fatto che il nuovo Trattamento sanitario necessario per malattia mentale (che sostituirebbe il vecchio Trattamento obbligatorio), ha durata di 15 giorni, ma può essere prolungato con proposta motivata dal responsabile del servizio psichiatrico di diagnosi e cura, «senza consenso del paziente», recita il testo. 
Quello che per Ciccioli sarebbe uno strumento «di sostegno alle famiglie dei malati, che oggi vivono abbandonate a loro stesse», per Margherita Miotto (Pd) è una «forzatura ideologica di Pdl e Lega». «Il pdl è schizofrenico – aggiunge il pd Ignazio Marino – approva la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari e riapre i manicomi». Il responsabile Sanità  dell’Idv Antonio Palagiano attacca: «È disumano, calpesta la dignità  e i diritti delle persone». Insomma, la polemica ferve. E se la soluzione approvata dalla commissione Affari sociali «è un colpo di mano frutto di una scellerata alleanza», giudica la radicale Maria Antonietta Farina Coscioni, va detto altresì che una decisione, magari di altro tipo, è necessaria. Attualmente infatti, su tutto il territorio nazionale, sono solo 700 i centri di salute mentale. Appena 16 quelli attivi 24 ore su 24. Poco, troppo poco, per un Paese evoluto come dovrebbe essere l’Italia. Ma la soluzione, per molti, certo non può essere quella di un ritorno al passato.


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