“Possiamo evitare il crac però le parole tedesche non aiutano i nostri sforzi”

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ATENE – Un padre non ripudia mai un figlio. E George Papaconstantinou, ex ministro delle Finanze del governo Papandreou e papà  del memorandum d’intesa tra la Trojka e Atene, non vuol sentire parlare né dell’uscita della Grecia dall’euro («una catastrofe per noi e per l’Europa») né della cancellazione («una follia») dell’accordo con Ue-Bce ed Fmi che ha garantito ad Atene un salvagente da 130 miliardi. 
La strada però è in salita. E per Schauble l’Europa può fare a meno della Grecia…
«Non voglio nemmeno parlare di un ritorno alla dracma. C’è una larga maggioranza dei greci che vuole restare nell’euro. Se usciamo, l’economia crollerà , l’inflazione volerà  alle stelle e i redditi cadranno drammaticamente. Sarebbe un brutto affare per la Grecia, ma una tragedia terribile per l’Europa. Il contagio è inevitabile. Noi stiamo facendo di tutto per rimanere nella moneta unica. Abbiamo una tabella di marcia sui tagli, ci sono gli aiuti e abbiamo ristrutturato i debiti. Siamo in una situazione delicata, con un governo difficile da formare e possibili nuove elezioni. Commenti come quello di Schauble non rendono certo più facile il compito». 
Cosa dice ai greci che nelle urne hanno detto no all’austerità ?
«Il messaggio delle urne non è facile da interpretare. Siamo in recessione da cinque anni. Il voto è in parte rabbia, in parte ansietà  per il futuro, in parte desiderio di punire. Con un po’ di miopia su cosa può succedere. Se rinunciamo al memorandum sarebbe una catastrofe nazionale. La Grecia deve imparare cosa sono i governi di coalizione. Il vero messaggio delle urne è: mettetevi assieme e fate qualcosa di buono per il Paese». 
Ok, la Grecia era malata. Ma non le avete dato una cura troppo pesante?
«In terapia intensiva, non c’è medicina che non faccia male. E ci sono sempre effetti collaterali. Però devi prenderla». 
C’è spazio per rinegoziare i paletti del memorandum?
«C’è sempre tempo per migliorarlo, noi l’abbiamo fatto ogni tre mesi. All’inizio i prestiti della Trojka erano a tre anni con tassi al 5%, poi gli anni sono diventati sette prima e venti poi, mentre gli interessi sono stati tagliati sotto il 3%. Possiamo e dobbiamo provare a rivederli». 
Cosa si aspetta dalla Ue?
«L’elezione di Hollande a Parigi lascia più spazio di manovra sia per rivedere il memorandum che per una revisione generale delle politiche europee. Serve un fondo salva-Stati molto più forte. E una politica di crescita che renda più facile realizzare i nostri impegni». 
Rimpiange qualcosa di quello che ha fatto?
«Rimpiango che i governi greci prima del nostro abbiano fatto esplodere il deficit. Oggi la gente se la prende con i pompieri e non con chi ha appiccato l’incendio. Per quanto ci riguarda, mi sarebbe piaciuta più decisione contro l’evasione fiscale e sulle riforme strutturali». 
Lo dice anche Mario Monti…
«Dovete dargli il tempo di lavorare. Le riforme strutturali richiedono tempo per dare risultati. Imparate la lezione delle nostre elezioni. Avevamo un governo tecnico con una maggioranza ampia e il centrodestra ha forzato il voto credendo di vincere proprio nel momento peggiore della crisi. Il risultato l’avete visto!».


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