by Editore | 29 Maggio 2012 8:08
CREMONA – La storia non insegna. Anzi, spesso si ripete. E così pare quasi di vederlo, stanotte, su questa pianura illuminata dai lampeggianti della polizia, quel filo biancoceleste che collega la biografia disordinata di Giorgio Chinaglia a quella di Bruno Giordano, Lionello Manfredonia, Giuseppe Signori, fino a quella di Stefano Mauri. Tutti calciatori della Lazio, tutti capitani nel fango. Ma le accuse della procura di Cremona, questa volta, rischiano di andare anche oltre, lasciando intuire che non solo i calciatori hanno avuto un ruolo nelle combine, ma anche le dirigenze dei club. Come del resto, il procuratore Di Martino dice chiaramente, a fine mattinata. «No, non lo escludiamo affatto che i dirigenti siano coinvolti. Anzi». Anzi: è l’ipotesi investigativa della prossima fase dell’indagine.
I CAPI DEI CLUB
La partita chiave, è Lecce-Lazio. Secondo la ricostruzione è la gara che celebra la saldatura tra il gruppo degli zingari e quello degli ungheresi, «che si erano recati in Italia – scrive il gip Guido Salvini – portando in auto 600mila euro destinati alla corruzione dei calciatori. In un primo tempo si era parlato di corruzione dei giocatori del Lecce, ma poi si comprende chiaramente che tutte e due le squadre erano coinvolte, e presumibilmente anche i capi dei club, e cioè i dirigenti». Su quella partita, ha spiegato ieri il pm Di Martino, «i gruppi criminali realizzano due milioni di euro».
ILRUOLODIMAURI
Quella partita, dunque, fu organizzata attraverso la corruzione dei giocatori sia del Lecce, in particolare Vives (indagato a Bari per Bari-Lecce e autore di un autogol sospetto) e Ferrario, sia della Lazio, in particolare Mauri che da tempo “collaborava” con gli zingari ai quali era stato presentato dal suo amico Zamperini. «Mauri – scrive il gip – manifestava la sua costante disponibilità , a favore del gruppo degli “zingari”, ad alterare in cambio di denaro il naturale risultato di partite della Lazio nell’ambito del campionato 2010-2011, favorendone la vittoria anche per una migliore posizione in classifica».
IL TELEFONO CRIPTATO
In questi mesi di indagine gli investigatori hanno ricostruito i frequenti (quasi ossessivi) contatti intervenuti tra Mauri e Hristjan Ilievski e Almir Gegic, i due capi degli zingari, tracciando alla fine una ragnatela inquietante di incontri, in hotel o allo stadio, telefonate notturne, sms. Un vortice di contatti avvenuti perlopiù attraverso un’utenza criptata, che Mauri si era procurato tramite un complice, e che gli investigatori hanno individuato e “seguito”, ricostruendo tutti i movimenti del calciatore in corrispondenza delle partite “incriminate”. L’ordinanza di custodia cautelare contiene passaggi abbastanza chiari sul punto. Tipo questo: «Dopo che Ilievski era atterrato a Roma il 14.5.2011 (giorno della partita Lazio-Genoa, ndr) intrattenendo subito una serie di rapporti telefonici con Tan Seet Eng (il boss di Singapore, ndr), lo stesso giorno alle 10.14 Mauri inviava sms a Zamperini che dopo aver parlato con Ilievski alle 11.39, mandava un sms a Gervasoni (indagato e reo confesso, ndr) e poi di nuovo a Mauri alle 11,40. A partire dalle 12.10, presumibilmente fino alle 15,20, Zamperini e Ilievski si trovano assieme a Roma. Tra le 12.42 e le 12.45 i due predetti si trovano presso il centro sportivo della Lazio, ove si incontrano con Mauri per definire gli accordi. Quindi Zamperini e Iliesvki si spostano presso l’albergo di Roma che ospitava i calciatori del Genoa, dove sicuramente Ilievski si trovava alle 13,04 e nell’occasione si incontrano con il Milanetto (…)».
INTER-LECCE FU COMBINE
I racconti arrivati per rogatoria dall’Ungheria e una “rilettura” delle vecchie intercettazioni cremonesi alla luce dei fatti nuovi accertati hanno poi gettato nuovi dubbi su una partita già emersa durante la prima tornata di un anno fa, Inter-Lecce (1-0) del 2011. Riassume il giudice Salvini: “Il 20.3.2011 alle 17.33 (tre ore prima del match, ndr) Ivan Tisci (esponente di spicco dell’associazione, ndr) manifestava il suo interessamento anche alla partita Inter-Lecce. Il giorno dopo, Tisci riferiva a Bellavista di essersi recato a Milano e di aver appreso dai giocatori, ai quali si era unito Bobo Vieri, che la squadra dell’Inter aveva fatto “dei danni” in quanto tutti avevano scommesso sull’Over per la notizia che si era sparsa in giro. Nella successiva conversazione sempre del 21.3.2011, riprendendo il discorso, Tisci spiegava a Bellavista quanto aveva appreso circa la partita Inter-Lecce, dalla quale si desumeva che l’Inter non era stata in grado di ottenere il risultato perché dall’altra parte, e cioè dalla parte del Lecce, avevano voluto giocare e solo l’ultimo quarto d’ora si erano messi d’accordo». In un’altra intercettazione sempre del 21 marzo, «Tisci comunica a Bellavista di avere appreso, anche da Vieri Cristian (…) che la partita Inter-Lecce era stata giocata per oltre 700.000 euro anche sul circuito inglese Bet Fair. In particolare, le puntate sul risultato finale, over 3.5, erano assolutamente prevalenti, fino al punto che la notizia della possibile combine aveva travalicato i confini nazionali».
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