by Editore | 5 Maggio 2012 11:36
PARIGI – «Franà§ois Hollande potrà far avanzare il federalismo in Europa e le politiche di rilancio della crescita che sono necessarie non solo in Francia ma in tutto il continente». Senza dubbi, né tentennamenti, Jacques Attali sostiene il candidato socialista, non crede che sia «piuttosto pericoloso» come ha scritto l’Economist. «Lo conosco bene, è un europeista convinto e determinato», spiega l’economista che, quando era consigliere di Franà§ois Mitterrand, aveva preso con sé all’Eliseo l’allora giovane Hollande. «È vero che non ha mai avuto incarichi governativi ma è competente e farà bene» spiega Attali che ha appena pubblicato da Fazi un nuovo saggio, «Domani, chi governerà il mondo?», per ribadire la necessità di un sistema sovranazionale che superi i particolarismi nazionalistici.
Hollande vuole integrare il fiscal compact con politiche di crescita. È velleitario?
«Il contagio della crisi che si allarga fino ai Paesi Bassi rende impossibile l’applicazione del trattato europeo così com’è stato approvato qualche mese fa. La Germania sarà costretta a rinegoziare quell’accordo, e dovrà farlo anche velocemente».
Pensa che sia possibile convincere Angela Merkel?
«Ormai è chiaro anche alla Germania che l’euro non sopravviverà senza maggiore integrazione delle economie. L’Europa non può rimanere in un equilibrio instabile. Dovrà avanzare verso il federalismo, oppure ripiegare sui nazionalismi, abbandonando la moneta unica».
Lo stretto rapporto della Cancelliera con Sarkozy non complica le relazione con l’eventuale Presidente socialista?
«Anche Helmut Schmidt si era schierato per la rielezione di Valery Giscard d’Estaing ma poi è venuto Parigi dopo l’elezione di Franà§ois Mitterrand. Come ricordiamo, hanno lavorato molto bene insieme. L’importante è che la coppia franco-tedesca ricominci ad essere un motore dell’Europa, associando anche gli altri paesi alle decisioni».
Draghi e Monti pensano di rilanciare la crescita con misure diverse da quelle di Hollande.
«Bisogna combinare tre dimensioni, come avevo proposto nella commissione per la liberazione della crescita a cui Monti ha partecipato. Al primo punto, la competitività , con il rafforzamento della concorrenza e la riduzione degli sprechi. Poi il rilancio dell’economia attraverso investimenti in ricerca, innovazione, infrastrutture. Infine, la giustizia sociale, con garanzie per i lavoratori e l’equità fiscale».
Nel programma socialista non si parla però di rafforzare la flessibilità del lavoro, di liberalizzazioni.
«In parte è già stato fatto dal Presidente uscente ma senza mettere in sicurezza i lavoratori. Lo stesso vale per l’Italia. Non credo che Monti possa eludere nuove riforme per la giustizia sociale.
Crede che i mercati attaccheranno la Francia in caso di vittoria della gauche?
«Ora sono più preoccupati di Spagna e Portogallo. Hollande ha già detto che vuole rispettare il patto di. Ma entrambi i candidati sono seri su questo punto. Non ci dovrebbero essere attacchi speculativi».
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