“Addio al pugno duro di Equitalia i Comuni faranno un’altra società ”
ROMA – «Non è più tempo del pugno duro di Equitalia, l’episodio di Bergamo racconta lo stato di ordinaria disperazione in cui viviamo. Abbiamo una proposta alternativa. Apriremo una società di riscossione dei tributi locali al servizio esclusivo dei Comuni, gestita e partecipata dall’Anci nazionale. Un’agenzia meno costosa, che distingua i contribuenti in base al reddito, che adotterà pesi diversi a seconda che si tratti di un evasore o di un pensionato in bolletta». E per come la immagina il suo ideatore, Graziano Delrio, presidente dell’Associazione nazionale dei comuni italiani, sarà anche no profit.
Delrio, come sarà composta questa società ?
«L’Anci nazionale avrà la quota di maggioranza e il controllo. Ma non sarà tutta in house. Attraverso un bando di gara individueremo uno o più operatori privati, soggetti che forniranno il know how organizzativo. Noi porteremo in dote l’esperienza sul campo e la rete dei comuni che abbiamo creato in questi anni».
L’agenzia dell’Anci si occuperà solo della riscossione ordinaria?
«No, faremo anche quella coattiva, quindi il recupero dei crediti per multe e tasse non pagate».
Perché dovrebbe essere diversa da Equitalia, l’esattore statale che serve oggi più di 7 mila comuni?
«Noi partiamo da un principio diverso. Non si può trattare allo stesso modo il pensionato che ha un appartamento di 80 mq e l’imprenditore che ha lo stesso tipo di alloggio. Distingueremo i contribuenti in base al reddito. Prima di mettere in campo delle azioni per il recupero crediti verificheremo se si tratta di un lavoratore dipendente o di un cassintegrato. Non metteremo certo ganasce fiscali per debiti da 1000 euro, come abbiamo visto accadere».
Così però si rischiano sperequazioni tra contribuenti.
«Eviteremo questo rischio usando criteri fissi e trasparenti per valutare le situazioni, così come facciamo con le categorie di reddito».
Quanto costerà al cittadino tanta premura, cioè quanto sarà l’aggio che andrà alla vostra società ?
«Sarà flessibile, varierà a seconda della difficoltà della pratica. Sicuramente però sarà inferiore rispetto al 9 per cento praticato da Equitalia».
Visto che dal primo gennaio prossimo per legge i comuni non si potranno più servire di Equitalia, non è che l’Anci si vuole arricchire facendo l’esattore?
«No. Tutto l’incassato che non serve alla copertura delle spese lo investiremo per migliorare il servizio. L’obiettivo della società non è fare utili. È più una no profit».
Equitalia considera la disdetta anticipata del contratto decisa in questi giorni da molti sindaci “pretestuosa”, perché appunto è prevista per legge tra alcuni mesi.
«Non voglio criminalizzare Equitalia, anche se è vero che si sono verificate situazioni spiacevoli. Il tema della riscossione esiste però esiste».
La causa principale delle 65 mila cartelle contestate nell’ultimo anno e mezzo è, secondo Equitalia, l’inefficienza dei comuni nel comunicare pagamenti già effettuati. È così?
«Non mi risulta questo dato, ho cifre inferiori. Di sicuro anche noi abbiamo fatto degli errori».
Sull’Imu lei dice di non approvare l’appello alla disobbedienza fiscale lanciato dalla Lega, però ha fissato per il 24 maggio a Venezia una mobilitazione nazionale. Il messaggio è ambiguo, non crede?
«L’Imu oggi è una patrimoniale mascherata che ci lascia in mutande. Sulla prima casa i comuni incasseranno 3,2 miliardi di euro, ma lo Stato ha tagliato della stessa cifra i trasferimenti. Poi si prende anche 9 miliardi di compartecipazione all’Imu seconda casa. Allo Stato quindi vanno 12 dei 21 miliardi complessivi. La conseguenza è che con l’Imu le amministrazioni locali incasseranno il 30 per cento in meno».
Come volete modificarla?
«Il regolamento dell’Imu deve essere stabilito dai comuni. Al governo chiediamo di convocare un tavolo dopo la prima rata per ridiscutere questa tassa».
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