Putin «deluso» resta a Mosca
La defezione di Putin comporta, tra l’altro, anche lo spreco di un’ottima occasione per prendere contatto personalmente con tre importanti leader da poco giunti al potere, cioè il giapponese Yoshihiko Noda, l’italiano Mario Monti e ovviamente il francese Franà§ois Hollande, tutti e tre al loro primo G8. Dei motivi che possono aver spinto Putin a scegliere di restare a Mosca, sminuendo de facto il ruolo del suo paese, esistono diverse spiegazioni. Quella ufficiale è che Putin in queste ore è troppo occupato con la formazione del nuovo governo russo per potersi allontanare. Il che da un lato è vero – nella definizione del nuovo esecutivo vengono a verifica equilibri estremamente delicati e instabili tra i principali gruppi di potere del paese, e di certo Putin deve occuparsene personalmente – ma da un altro lato non ha molto senso, visto che un rinvio di due giorni nella formazione del governo non sarebbe catastrofico. A fianco a questa c’è la spiegazione data da alcuni oppositori russi, secondo i quali Putin non vuole esporsi a critiche dirette da parte degli altri leader a proposito della situazione interna russa, con le proteste di piazza, le accuse di brogli elettorali e via dicendo. Ma non sembra plausibile che, con i problemi che hanno sul tavolo, i leader del G8 abbiano voglia di far le pulci al collega russo in materia di democrazia – esponendosi tra l’altro al rischio di vedersi ritorcere contro le accuse (Mosca sostiene tradizionalmente la causa greca…). C’è poi la spiegazione corrente a livello giornalistico, cioè che il nuovo-vecchio presidente russo abbia voluto fare un piccolo sgarbo agli Stati uniti per sottolineare il punto morto cui sono giunti i negoziati per il cosiddetto “scudo antimissile” che gli americani vogliono installare in Europa, scudo nella cui progettazione e attuazione Mosca vorrebbe essere coinvolta, così da esser certa di non essere il vero obiettivo dell’operazione, teoricamente mirata a tenere a bada l’ipotetica minaccia missilistica iraniana e nordcoreana. Ma la più seria è probabilmente la spiegazione data da alcuni osservatori più attenti, secondo i quali Putin – e con lui buona parte dell’ establishment del Cremlino – sarebbe ormai deluso dal “modulo” G8 – un club occidentale in cui l’influenza russa resta minima – e preferisce puntare su una crescita di ruolo mondiale del G20, nel quale Mosca non è isolata ma si ritrova a fianco di Cina, India e Brasile e può dunque far valere molto meglio le sue posizioni. Non a caso, al prossimo summit del G20, in programma il mese prossimo in Messico, Putin ha già detto che ci sarà .
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