by Editore | 9 Maggio 2012 9:18
I due graditissimi ospiti occidentali – non era presente nessun capo di Stato estero – erano Silvio Berlusconi (l’amico di sempre, il sodale di tanti affari, il compagno dalle mille battute) e Gerhard Schrà¶der, già Cancelliere socialdemocratico tra il 1998 e il 2005, a fine mandato “assunto” dalla Gazprom come presidente del North Stream AG, l’oleodotto che dovrebbe collegare la Russia alla Germania, bypassando la Polonia e le Repubbliche baltiche, in un genuino spirito antieuropeo. Gli amici sono andati anche ad applaudire Putin mentre giocava ad hockey, distraendosi un poco dalle celebrazioni e minimizzando le proteste di piazza – represse violentemente dalla polizia – che cercavano di far sentire la (flebile) voce dell’opposizione. Il presidente russo va tranquillo per la sua strada, a braccetto con il suo portaborse Medvedev, ora mandato di nuovo a fare il Primo ministro.
La presenza di Berlusconi e Schrà¶der al Cremlino descrive perfettamentel’inconsistenza della maggior parte dei leader europei, non importa se di destra o di sinistra, incapaci di una visione autonoma e lungimirante. Attratti da un quasi dittatore come sembra essere Putin, i due si rimangiano mille proclami dell’Europa che vorrebbero il nostro continente come un modello esportatore di democrazia mediante l’esempio e la persuasione. È evidente quanto il progetto politico europeo sia fermo da anni, almeno dall’entrata in vigore dell’euro. L’inadeguatezza dimostrata nell’affrontare questa crisi economica ha radici lontane che si possono riassumere nell’assenza di un vero progetto per il futuro.
All’indomani del voto francese e greco, Romano Prodi (che almeno un’idea di Europa ce l’aveva e cercava, con tutte le mancanze possibili, di concretizzarla) analizza lucidamente la situazione. La ricetta in fondo è sempre la stessa: più Europa. “Non c’è altra uscita se non quella di raggrupparsi e fare massa, anche per il sistema industriale che si deve confrontare con concorrenti di dimensioni enormi. Quello che non capiscono i tedeschi è che gli serve una grande Europa e la Germania non capisce che i sacrifici per la Grecia tornano indietro moltiplicati”. E sulla vittoria di Hollande Prodi ragiona in questo modo: “La Francia torni a fare la Francia: il problema era il carattere del presidente precedente che voleva far fronte da solo alla Germania, facendo arrabbiare tutti nei pre vertici escludendo gli altri 25, ma facendo sempre il perdente nei vertici… La Germania e la Francia non sono più uguali e il presidente degli Stati Uniti Obama telefonava per prima alla Merkel, non a Sarkozy”.
Pure la locomotiva d’Europa non può farcela da sola. La speculazione internazionale compie strani movimenti proprio intorno alla Germania che rischia di essere travolta anch’essa dal proprio rigorismo. Continua Prodi: “Anche la Germania da qualche mese è in crisi anche lei, sostanzialmente va a zero. Certo, la Merkel ragiona sui tempi brevi, ma ora è arrivato il tempo di guardare oltre l’angolo”. I provvedimenti da prendere li conosciamo tutti: “Eurobond, rafforzamento della Banca centrale, politica energetica comune e poi potremmo continuare ancora a lungo. Il problema è volerle queste cose. Sicuramente – spiega Prodi – servono piattaforme comuni tra Italia, Spagna e Francia, accettate dalla Germania”.
Difficile capire se Mario Monti seguirà le indicazioni di colui che era stato suo presidente durante il mandato di Commissario europeo. Il Premier italiano, la cui credibilità è indiscutibile, ha però dimostrato di essere legatissimo alla dottrina liberista e di voler scommettere ancora sul mercato, sulla concorrenza, sulla competitività , sul rigore dei conti. Secondo questa impostazione Monti potrebbe essere il migliore, e ultimo, alleato della Merkel: e già si parla di un rinnovato, facendo i debiti scongiuri, “asse Roma-Berlino”. Prodi propone una geometria diversa: “È un mio chiodo fisso ma c’è la possibilità di mettere insieme Francia, Italia, Spagna e altri Paesi, ma non per fare uno stupido piano anti-Germania, che non ha senso, ma per mettersi assieme e offrire una prospettiva di ripresa accettabile anche per la Germania, ma che non sia dettata dalla paura. È necessaria una prospettiva di ripresa. Non possiamo andare avanti facendo solo sacrifici e marcia indietro”.
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