Pressing di Monti: le carte dell’Italia sono in regola

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WASHINGTON — A un G8 che rischia di trasformarsi in un processo alle difficoltà  del vecchio continente, all’incapacità  di gestire la crisi, accusa nemmeno troppo velata girata da Obama ai leader europei accolti ieri pomeriggio a Camp David, Monti arriva con un messaggio che è anche una rivendicazione: «Vengo a rappresentare un’Italia con le carte in regola e che quindi ha le sue posizioni da esprimere con forza nel quadro europeo».
Sulla soglia dell’Hay Adams, dove ha dormito, a due passi dalla Casa Bianca, il premier tiene a chiarire che non può essere l’Italia sul banco degli imputati: se la Ue procede a spanne, non riesce a decidere, assiste in confusione all’avvitarsi della crisi greca, non dipende da Roma. Il governo italiano ha le idee chiare e chiede «che ci sia a livello mondiale ed europeo una crescita molto più vigorosa, che consentirà  anche di mantenere nel tempo quegli equilibri di bilancio pubblico che l’Italia per prima e con tanta fatica ha raggiunto e intende mantenere. Queste cose dirò ai miei partner». È una rivendicazione e insieme una richiesta, nel quadro di una delicata partita a scacchi fra leader europei che per due giorni si trasferisce su suolo americano. Dalle parole di Monti traspare una forte preoccupazione: «Questo G8 avviene in un momento in cui la situazione finanziaria ed economica, mondiale ed europea, è molto complicata, lo sappiamo tutti, dalla Grecia e per le implicazioni più vaste». Per questo motivo il summit «è un’occasione doppiamente importante».
Ma è quel riferimento alle implicazioni «più vaste» che appare significativo. A Monti toccherà  aprire la discussione del G8, con una relazione, su richiesta di Obama, sui principali problemi dell’economia mondiale e non c’è dubbio che in cima alla lista ci sono le conseguenze finanziarie di un eventuale default di Atene. Se in Europa le indiscrezioni dicono che esiste un piano di emergenza di Bce e Commissione, nello staff di Monti, così come al Tesoro, non vogliono nemmeno pensare ad un’eventualità  del genere: «Le conseguenze di un fallimento della Grecia sono potenzialmente incalcolabili», dicono fonti di governo. E mentre lo dicono aggiungono che per Monti in Europa non si sta facendo abbastanza, e non solo per colpa di Berlino: «La Commissione non sta facendo assolutamente nulla sulla crescita». Non per caso, ieri, in un’intervista alla Cnn, il premier ha definito «conservatrici» le «autorità  europee» che si occupano della materia, con un chiaro riferimento alla Commissione.
Inevitabilmente insomma, fra un bilaterale con Hollande e uno con Medvedev, il G8 sarà  anche un summit di emergenza sulla crisi della zona euro. La mediazione possibile fra il rigore della Merkel e le rilanciate esigenze di crescita da parte di Hollande, mediazione che per Obama può essere svolta da Monti e abbozzata già  nei colloqui di Camp David, è filtrata ieri con alcuni dettagli che delineano un possibile compromesso: arrivare a una sorta digolden rule, anche minimale, dedicata agli investimenti in grado di generare crescita, «ma non accessibile a tutti i Paesi», bensì solo a quelli che possono essere ritenuti virtuosi sul fronte del consolidamento del bilancio, come l’Italia. Sarebbe una posizione mediana rispetto a quelle circolate finora, alle quali Berlino ha sempre risposto in modo negativo. Con l’aiuto di Hollande invece un compromesso di questo genere, incoraggiato anche dalle pressioni di Obama, preoccupato per un contagio dell’economia americana, potrebbe forse trovare uno sbocco.
Di certo ieri Monti è stato molto chiaro nel puntare l’indice contro Bruxelles. Se «la governance della Ue esce rafforzata dalla crisi greca», se è vero che «la riluttanza tedesca è fondata», almeno se la domanda di maggiori investimenti «diventa una crociata molto vasta» da parte degli Stati, è anche vero che occorre sugli investimenti un atteggiamento meno conservative da parte di Bruxelles.


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