Parmalat si compra Lactalis Usa Besnier incassa il tesoretto di Bondi

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Non attraverso la via maestra del dividendo straordinario (del quale tra l’altro avrebbero beneficiato anche gli azionisti di minoranza) ma vendendo a Collecchio per 905 milioni di dollari Lactalis Usa, le sue attività  casearie negli Stati Uniti. L’operazione, approvata con l’ok dei comitati di corporate governance dell’ex impero dei Tanzi, servirà  – precisa una nota dell’azienda – a rafforzare la posizione del gruppo emiliano nel mercato statunitense e in particolare sul mercato dei formaggi. Parmalat pagherà  Lactalis Usa utilizzando parte della liquidità  (quasi 1,4 miliardi) raccolta da Enrico Bondi grazie alla cause legali contro banche, revisori e manager seguite alla bancarotta dell’azienda. I soldi andranno direttamente nelle tasche del suo azionista di riferimento, la famiglia Besnier, che – guarda caso – controlla al 100% anche il colosso a stelle e strisce. Il prezzo sborsato da Collecchio è pari a 9,5 volte l’utile operativo previsto nel 2012. Lactalis, in virtù delle esenzioni previste dalle leggi francesi, ha tuttavia sempre protetto sotto un velo di riservatezza i dati finanziari del suo business (emersi in modo parziale solo in occasione dell’Opa su Parmalat), discorso che vale a maggior ragione per la sua controllata statunitense. 
La Consob, non a caso, sembra aver già  messo le mani avanti, obbligando Sofil, la cassaforte dei Besnier, a dare ieri spiegazioni più dettagliate sulla ratio dell‘operazione. «E’ una transazione motivata solo da ragioni industriali – precisa la nota francese – per migliorare il portafoglio prodotti e la copertura geografica del business». Lactalis ha anche smentito di avere allo studio la fusione delle sue attività  nel latte in Francia e Spagna e la successiva cessione a Parmalat. Peccato che in passato i francesi avessero fatto trapelare l’idea di fare di Collecchio il polo industriale europeo del latte nel gruppo. Obiettivo ora rivisto in corso d’opera per riposizionarla sui formaggi e per di più negli Stati Uniti. Scelta, dicono i maliziosi, fatta solo perché questa era la strada più semplice per trasferire la cassa in pancia al gruppo emiliano nelle tasche dei Besnier. L’azionista transalpino, nel frattempo, aveva già  messo le mani sulla liquidità : «Abbiamo trasferito nella tesoreria centrale 1,18 miliardi di Parmalat, anche se di recente ne abbiamo riportati 200 milioni a Collecchio per studiarne altre destinazioni», ha precisato Lactalis su richiesta Consob. Ora è vero che il tesoretto nel 2011 ha reso più di quanto avesse fatto l’anno prima grazie al buon lavoro di gestione dei Besnier. Ma è pur vero che lo stesso bilancio della Parmalat ammette che se fosse stato utilizzato per investimenti sul mercato del reddito fisso in un mercato volatile come questo avrebbe potuto rendere di più. Acqua passata ormai. L’ex impero dei Tanzi oggi è felicemente sbarcato negli Usa. E i Besnier, beati loro, si sono messi in tasca un bel pezzo del suo ex tesoretto.


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