Parata senza carri, cavalli e Frecce tricolori

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ROMA — Ricevimento al Quirinale e parata militare ci saranno, ma tutto ispirato «a principi di particolare sobrietà ». Non ci sarà , invece, la tradizionale sfilata di mezzi e di cavalli, il numero di militari e civili sarà  di gran lunga inferiore agli anni scorsi e gli aerei delle Frecce tricolori resteranno negli hangar.
Una decisione sofferta, che è il risultato di un compromesso tra la volontà  di celebrare comunque la festa della Repubblica e quella di rispettare, anche simbolicamente, la tragedia del terremoto in Emilia Romagna. Il capo dello Stato ne ha discusso per quasi un’ora con i presidenti delle Camere Gianfranco Fini e Renato Schifani e con il premier Mario Monti, e alla fine ha emanato un comunicato che annuncia la decisione. Scelta arrivata dopo una giornata di forti pressioni per annullare la parata militare: inviti venuti dalla rete ma anche da uno schieramento decisamente eterogeneo che ha raccolto uomini politici come Gianni Alemanno, Nichi Vendola e Roberto Maroni e personalità  come Dario Fo.
Difficile rendere sobria una parata militare che, per definizione, sobria non deve essere. Ma le differenze con le esibizioni passate non saranno da poco. Al Quirinale non erano piaciute alcune dichiarazioni che enfatizzavano la portata bellicista della parata.
La decisione di confermare l’evento è stata presa anche per riaffermare i valori repubblicani. Nel comunicato si sottolineano «la vitalità  e la responsabilità  delle Forze dello Stato e dei corpi di Polizia e della Protezione Civile, sempre largamente sorretti dal consenso dei cittadini» e la volontà  di rinnovare «il senso di unità  e di coesione emerso dalle celebrazioni dei 150 anni della fondazione dello Stato unitario». Che «costituiscono un solido fondamento per il rafforzarsi dell’indispensabile fermezza e fiducia con cui affrontare i problemi dell’oggi e del domani, a cominciare da quelli delle popolazioni colpite dal terremoto».
Questa cerimonia è particolarmente sentita da Giorgio Napolitano, perché sarà  l’ultima come capo dello Stato e perché chiude un anno in cui si è impegnato in prima persona per le celebrazioni dell’Unità . Ma il Presidente ha voluto cogliere la gravità  del momento, dando indicazioni chiare nel segno della «sobrietà ».
Il ricevimento, innanzitutto. Evento istituzionale, che si tiene al Quirinale la sera del 1° giugno, dopo il messaggio agli italiani. Ma anche mondano, con duemila invitati, non solo istituzionali. Quest’anno la cerimonia sarà  più breve e ridimensionata. Si è deciso di annullare, pagando una penale, il contratto di catering per la cena. Così ai tavoli del buffet resteranno soltanto i prodotti coltivati sulle terre confiscate alla mafia dalla cooperativa «Libera», di don Ciotti, che in origine si era scelto di affiancare alle altre pietanze nel ventennale della strage di Capaci.
Poi la parata. Già  quest’anno il numero dei militari era sceso dai 4.919 del 2011 a poco più di 2.000. E il personale non militare da 1.581 a 450. Il risparmio stimato era di 1,8 milioni, per un costo complessivo di 2,6 milioni. Ieri si è deciso un ulteriore taglio del 20 per cento del personale. Tagli anche per le bande militari. Impossibile, invece, cancellare le spese fisse, come i 600 mila euro di transenne e tribune.
Come annuncia il ministro della Difesa Giampaolo Di Paola, non sfileranno i mezzi pesanti, ma neanche i lancieri di Montebello e i carabinieri a cavallo. Protezione civile e Vigili del fuoco, impegnati nelle zone terremotate, saranno presenti soltanto come rappresentanza. La sfilata sarà  aperta dai gonfaloni delle Regioni e delle Province colpite dal sisma.
Restano le dichiarazioni critiche sulla parata di Sel, Idv e Lega. E resta la mobilitazione della rete che — ricordando la decisione del dc Arnaldo Forlani del ’76, dopo il sisma del Friuli, e l’apprezzamento del socialista Lelio Basso — chiedeva la cancellazione della parata. Decisione appoggiata da una folta schiera di intellettuali e uomini del mondo dello spettacolo, interrogati dal sito di Emergency: tra gli altri Dario Fo, Renato Sarti, Paolo Hendel, Dario Vergassola, Ottavia Piccolo e Massimo Carlotto.


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