Nel convoglio Onu sotto attacco

Loading

Agguato ieri in Siria, a Deraa, contro un convoglio di auto composto da osservatori dell’Onu e giornalisti, tra cui l’inviata del Corriere della Sera. L’ordigno ha colpito di striscio un mezzo dell’esercito, ferendo diversi soldati, sollevando fumo e facendo sobbalzare le auto dei reporter. Fuori dal finestrino scorre un paesaggio bucolico, una pianura con ulivi, pastori e pecorelle sotto il sole caldo delle 11 del mattino. Il convoglio di auto con in testa gli osservatori dell’Onu disarmati e, al seguito, su mezzi a noleggio, inviati di giornali siriani e stranieri tra cui il Corriere della Sera, percorre la trafficata autostrada da Damasco a Deraa, la città  simbolo dov’è iniziata la rivolta siriana contro il presidente Bashar Assad 14 mesi fa. 
È su questa strada che ieri un ordigno artigianale, forse azionato a distanza, è esploso, colpendo di striscio un mezzo dell’esercito siriano in coda al convoglio Onu, ferendo diversi soldati, sollevando fumo e terra sul ciglio della strada, e facendo sobbalzare le auto dei reporter. 
Da 10 giorni gli osservatori Onu monitorano la cessazione delle violenze accettata dal 12 aprile dal governo siriano e dai ribelli armati dell’Esercito siriano libero: hanno registrato violazioni, ma — insistono — anche progressi. Stavolta a bordo di una delle auto c’è anche il capo della missione, il generale norvegese Robert Mood. La destinazione viene rivelata solo al momento della partenza, e la presenza del generale solo più tardi. Il convoglio è quasi arrivato a Deraa quando il furgone di scorta supera le auto di alcuni giornalisti: i militari posano sorridenti, fucili in pugno, per le telecamere. Si passa senza fermarsi un posto di blocco dell’esercito con la foto di Assad in mostra. Pochi minuti dopo, l’esplosione, che frantuma i vetri del furgone militare, e alcune schegge perforano il fianco destro. Ma l’autista rimette in moto e in un paio di chilometri arriva a Deraa. I soldati feriti, uno con rivoli di sangue sul volto, altri quattro con ferite lievi al volto o alle braccia, vengono portati via dalla polizia e in taxi. Giovani, in un paese dove la leva è obbligatoria. Tremano, sotto choc, mentre parlano con la stampa. 
Le parti in campo si accusano reciprocamente. I media siriani attribuiscono l’attentato a terroristi pagati e armati dall’estero. Il comandante dell’Esercito siriano libero, Riad al-Assad, aveva appena minacciato di «ricominciare gli attacchi», perché «il governo non ha rispettato il cessate il fuoco»: «il popolo ci chiede di difenderlo». Invece, il Consiglio nazionale siriano (Cns), blocco di oppositori con sede a Istanbul, accusa il regime di aver piantato l’ordigno «per dimostrare la presenza di terroristi» e «per cacciare gli osservatori, mentre cresce la domanda di aumentarne il numero».
«Non starò a speculare su chi fosse l’obiettivo», dice il generale Robert Mood nell’hotel degli osservatori a Deraa. «Il punto importante è un altro — sottolinea —. C’è un aumento preoccupante di ordigni come questo ed esplosioni che minacciano la vita della popolazione siriana ogni giorno. A tutti coloro che fuori o dentro la Siria stanno considerando l’opzione di più esplosivi e più armi il mio messaggio è molto chiaro: non è la cosa giusta. Non è la scelta che dobbiamo prendere, e abbiamo ancora una scelta». Arabia Saudita e Qatar nei mesi passati si sono detti favorevoli a fornire armi ai ribelli dell’Esercito siriano libero, che chiede sostegno contro il regime. La priorità  sottolineata ieri dal generale Mood è fermare le uccisioni, per evitare la guerra civile paventata dall’inviato Kofi Annan. In un rapporto duro nei confronti di Damasco, Annan ha sottolineato che le violazioni non riguardano solo le operazioni militari: «le autorità  siriane stanno usando meno le armi pesanti, ma hanno intensificato le campagne di arresti». Che 300 osservatori siano pochi lo riconosce anche il generale, ma non spetta a lui decidere. Oggi ai 70 sul campo se ne aggiungeranno altri 30. Gli altri 200 entro fine maggio. «It’s a tough job», è un lavoro duro, conclude Mood.


Related Articles

Russia e Francia concordano il veto agli Usa all’Onu

Loading

L’Iran funesta. Mosca ha osservato con piacere l’impennata del prezzo del greggio e il rafforzamento del rublo

Rio, la cacciata dei poveri

Loading


In vista di Mondiali e Olimpiadi, la capitale carioca demolisce oltre 3000 case delle favelas, costringendo la gente ad andarsene lontano dal cuore cittadino

Elisabetta, maratona sul Tamigi Londra in delirio per la regina

Loading

Insieme a Filippo balla durante la regata per la festa del Giubileo   Nel battello con la sovrana anche Carlo e Camilla ma tutti acclamano Kate e William Dietro alla barca reale mille natanti sfilano sul fiume davanti alla folla 

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment