Mosca torna a infiammarsi contro Putin battaglia alla vigilia dell’insediamento

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Mosca – Non resta che scappare e correre lungo la riva della Moscova. Stando attenti a non restare travolti da una folla impaurita e arrabbiata mentre la polizia avanza e colpisce alla cieca. Qualcuno grida “Vergogna”, qualche altro lancia all’indietro dei fumogeni puzzolenti che servono solo a rendere i poliziotti più cattivi. Una donna anziana cade. Un “Omon” la tira su per i capelli e la trascina chissà  dove. Tutt’attorno lo scenario irreale di bandiere e palloncini colorati, ragazze in maschera, carrozzine per bambini, frammenti di una manifestazione pacifica finita nel peggiore dei modi.
Cattivi presagi per Putin Terzo alla vigilia della solenne “incoronazione” di stamattina al Cremlino del neo eletto presidente. Un bollettino triste e poco augurante: 500 arresti, una trentina di feriti, perfino un morto. È un fotografo russo precipitato da un quarto piano di via Yakimanka mentre riprendeva le scene di violenza. Un incidente che rende ancora più amara tutta la vicenda. Ma c’è un messaggio ancora più forte e inquietante per Vladimir Putin e per tutti gli uomini del suo staff: l’opposizione è ancora viva dopo un mese di silenzi, di disfattismo dilagante, di irridenti editoriali dei giornali governativi. I cori “Putin ladro” e “Una Russia senza Putin” hanno risuonato ancora una volta per il centro di Mosca, urlati da almeno 70mila persone. Una cifra incredibile per gli stessi organizzatori che, un po’ prima che tutto degenerasse, si godevano beati una partecipazione sorprendente e compatta. Come quella allegra e festante delle altre manifestazioni precedenti sulla stessa piazza Bolotnaja, a 500 metri dal Cremlino, dove un tempo gli zar facevano le esecuzioni pubbliche e dove ora migliaia di coppiette tempestano il lungofiume di “lucchetti dell’amore”.
Ma qualcosa deve essere cambiato nella linea di comando da quando Putin non ha più elezioni da vincere. Ieri sera, come le altre volte, il neopresidente ha ignorato quelle che ha sprezzantemente definito «scimmiette del computer». Ma ha affidato al suo consigliere e portavoce Dmitrj Peskhov quella che suona come una minaccia: «La polizia avrebbe dovuto essere più dura. Molto più dura».
In realtà  la causa più probabile del nervosismo è proprio l’affluenza inattesa di contestatori. La manifestazione era stata autorizzata solo per 5mila persone. Pedantemente, quando il corteo che si snodava dalla statua di Lenin di piazza Octiabrvskaja è arrivato all’ingresso della piazza Bolotnaja dove si trovava il palco per i comizi, la polizia ha detto stop: troppa gente. Una follia organizzativa con qualche migliaio di contestatori chiusi nel giardino, i leader più noti fermi alla testa di un corteo lungo quasi un chilometro. Aleksej Navalnyj, il celebre blogger anticorruzione, l’ex vicepremier eltsiniano Boris Nemtsov e il giovane, amatissimo, leader della sinistra, Sergej Udaltsov sceglievano la protesta pacifica chiedendo a tutti di improvvisare un gigantesco sit-in. Un equilibrio di tensioni troppo difficile per entrambi gli schieramenti. È finita con inseguimenti tra le aiuole, manganellate per tutti, insulti e tanta paura. Navalnyj preso da quattro poliziotti giganteschi che gli distorcevano con forza il braccio sinistro, Udaltsov malmenato quando stava per salire sul palco. E poi le fughe, le urla, le scene violente e paradossali degli scontri di piazza. Il giovane poliziotto di leva dallo sguardo impaurito, che invita tutti alla calma come se pregasse. Il corpulento veterano che picchia un vecchio con rabbia e senza motivi apparenti. Qualche contestatore incappucciato che prova a lanciare pietre, bastoni e incita alla rivolta urlando «Come nel ’17». 
E dopo gli scontri, lo sgomento e l’indecisione. Andare ad assaltare la caserma e liberare i prigionieri? Tornare tutti a casa e meditare una nuova manifestazione? Rimanere in piazza a oltranza come nella Kiev “arancione” del 2004? Parole e pensieri confusi fino a notte fonda quando piazza Bolotnaja si è svuotata degli ultimi irriducibili. Ma il grande consulto è già  partito su Internet. Già  oggi una folla con gli striscioni bianchi dovrebbe salutare dai marciapiedi il corteo presidenziale che raggiungerà  il Cremlino per la cerimonia di insediamento. Gli ospiti sono già  arrivati. Anche Silvio Berlusconi che ieri sera era ospite dell’Ambasciata italiana. Il Patriarca ha scritto la sua omelia. I granchi della Kamchatka di cui Putin è assai goloso sono già  pronti per il grande banchetto. E piazza Bolotnaja è stata ripulita da una intera colonna di autobotti. Tra i detriti un cartello bianco: «Ormai la Primavera è arrivata».


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