Monti: «Fermiamo il calcio»

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Il giorno dopo la grande retata che si è abbattuta sul calcio italiano per lo scandalo scommesse, l’affondo più duro arriva dal capo del governo ed è di quelli che scatena un putiferio. «Forse gioverebbe sospendere il gioco del calcio per due o tre anni», annuncia in mattinata Mario Monti a margine di un vertice col premier polacco Tusk che si infiamma per motivi tutt’altro che diplomatici. Il mondo del calcio si sente braccato e con le spalle al muro, lunedì la Polizia è arrivata a violare il santuario della nazionale e a tremare c’è mezza serie A compreso l’allenatore della squadra campione d’Italia. Così la reazione alle parole del premier è affidata a Maurizio Zamparini, il vulcanico presidente del Palermo che fino a qualche mese fa si divertiva a liquidare l’inchiesta della Procura di Cremona come «millanterie di quattro sfigati». Lui ce l’ha a morte con Monti, quando non si occupa di di calcio (e di ipermercati, il suo core business), capeggia un «Movimento per la gente» che incita alla rivolta contro i vampiri di Equitalia. Dunque sbotta senza freni. «Monti è un cretino. Indegno e ignorante. Sta massacrando l’Italia, si vergogni».
La provocazione del presidente del Consiglio parte dallo «spettacolo spaventoso» di Genoa-Siena quando gli ultras di casa costrinsero i giocatori a togliersi le maglie e arriva fino al «malcostume continuo» del calcio-scommesse che fa «rabbrividire e riflettere». Le indagini hanno evidenziato che alcuni dei protagonisti (Sculli e i capi-ultras) sono gli stessi ma Monti ce l’ha pure con i club e non lo manda a dire. «Trovo inammissibile, e me ne sono occupato anche quando svolgevo il ruolo di commissario europeo, che vengano usati soldi pubblici per ripianare i debiti delle società  di calcio». Quindi la stoccata finale. «E’ sbagliato pensare come fa la maggioranza degli italiani che tutti i mali del paese siano nella politica». Un’affermazione che sembra quasi una risposta al Gip di Cremona Guido Salvini che nell’ordinanza di custodia che lunedì ha messo a soqquadro il calcio italiano, ha scritto. «L’alterazione delle partite è percepita, a torto o a ragione, come non meno grave di fenomeni di corruzione che avvengono nel campo politico amministrativo».
L’attenzione del mondo del pallone è però tutta per quella velata minaccia del premier, fermare il giocattolo del calcio. A evitare che altri presidenti usino la clava come Zamparini, ci pensa il capo della Federcalcio Abete che ammette la gravità  della situazione («una pagina bruttissima, il calcio come l’economia e la società  civile affronta una crisi di valori») ma poi frena sull’ipotesi sospensione. «Fermare i campionati significherebbe mortificare tutto il calcio, penalizzare chi opera onestamente, la gran parte del nostro sistema, e perdere migliaia di posti di lavoro. Non è questa la soluzione». E infatti la Figc conferma la contraddittoria scelta di non rimandare a casa l’azzurro Bonucci così come capitato invece all’altro indagato della nazionale Criscito. «Il giocatore non è al momento destinatario di alcuna comunicazione giudiziaria» e dunque per ora resta con Prandelli. Una bacchettata a Monti arriva pure da Gianni Rivera («Ma è Crozza che imita Monti o Monti che imita Crozza? Così getta la palla fuori dal campo, forse è il caso di preoccuparsi») ma quella più dolorosa gli viene da un economista come lui, Vittorrio Uckmar che a lungo si occupò dei conti del calcio. «Fermare il calcio? Allora bisognerebbe fermare anche la Borsa e tutto ciò che non funziona in questo paese. Piuttosto mandiamo in galera i furfanti».
Nel frattempo a Cremona si sono aperti gli interrogatori davanti al giudice Salvini e sono arrivate le prime ammissioni. Il portiere del Vicenza Paolo Acerbis avrebbe confermato il suo ruolo di punto di riferimento per gli zingari per manipolare diverse partite in serie B. Oggi è previsto l’interrogatorio del capitano della Lazio Stefano Mauri, vero fulcro dell’indagine che riguarda la serie A. Dove si fa sempre più complicata la posizione del Siena. Filippo Carobbio, uno dei tre pentiti del Calcioscommesse che ha messo nei guai l’ex allenatore dei toscani Antonio Conte, ha raccontato ai magistrati che il presidente del Siena chiese alla squadra di perdere volontariamente la gara col Varese per poterci scommettere sopra. Una circostanza riferitagli dal portiere Coppola, ai confini della (sur)realtà .


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