Lo Stato salda i propri debiti alle imprese arrivano 30 miliardi Ristrutturazioni più convenienti
by Editore | 23 Maggio 2012 7:39
Il governo accelera sullo sviluppo per tentare di portare il paese fuori dalle secche della recessione e dare una iniezione di ossigeno all’economia. La prima mossa è stata ieri quella dei 4 decreti per smobilizzare i crediti, per oltre 60 miliardi che le imprese italiane vantano inutilmente da anni da Asl, Comuni e Regioni. La «certificazione» obbligatoria da parte delle pubbliche amministrazioni debitrici consentirà di scontarli presso le banche o di compensarli con debiti fiscali. «Siamo in grado di smaltire 20-30 miliardi già da quest’anno», ha detto il premier Mario Monti. «La misura non peserà sul debito pubblico», ha assicurato il viceministro dell’Economia Grilli. Ma sul piatto sono in arrivano altre misure di «stimolo» all’economia dopo i pacchetti di liberalizzazione: si prepara un rilancio del mercato immobiliare con l’aumento degli sconti per le ristrutturazioni, agevolazioni per le compravendite ed esenzioni Imu – misura ancora allo studio – per piccoli appartamenti appena acquistati. Massiccio intervento a colpi di credito d’imposta – lo prevede un decreto in allestimento – per le imprese che investono in ricerca e sviluppo oltre 50 mila euro e che assumeranno giovani laureati e ricercatori. Liquidità in arrivo per le imprese anche con il raddoppio delle normali compensazioni Iva fino a un milione e con la sospensione per due anni dei versamenti mensili.
L’edilizia Aumentano le detrazioni fiscali per lavori fino a 96mila euro
Spingere l’edilizia per riaccendere la miccia dell’economia. Con una mossa a sorpresa il governo aumenterà il bonus fiscale per le ristrutturazioni edilizie: si passerà dall’attuale 36 per cento al 50 per cento. Inoltre salirà il tetto relativo all’importo massimo dei lavori eseguibili che passerà dagli attuali 48 mila euro a 96 mila euro. La norma è contenuta nel «Provvedimento di urgenza in materia di infrastrutture e trasporti» di cui si attende il varo nei prossimi giorni. L’obiettivo, spiega la bozza nella relazione tecnica, è quello di «incentivare la ripresa del mercato delle costruzioni, da sempre uno dei comparti più importanti per la crescita del Pil». Come è insito nella struttura del provvedimento, inaugurato anni fa dal governo Prodi, le maggiori entrate e l’effetto di disincentivo ai lavori in nero, daranno fin dal prossimo anno un gettito aggiuntivo e dunque non ci saranno oneri per le casse dello Stato. La norma si accoppia alla prevista messa a regime del bonus per l’efficienza energetica degli immobili del 55 per cento già prorogato al 2012 dal decreto Salva Italia. In questo caso il tetto massimo dei lavori arriva a 100 mila euro per gli impianti di condizionamento e 60 mila euro per gli infissi. Si parla anche, ma la misura attende conferme, di interventi per il rilancio della compravendita di immobili come la detrazione delle imposte di registro per l’acquisto di abitazioni fino al valore di 200 mila euro.
Lo sviluppo Un super-credito d’imposta per chi investe nella ricerca
Spinta alla ricerca e allo sviluppo a colpi di sconti fiscali. E’ pronto un super credito d’imposta per ricerca e sviluppo, valido già da quest’anno fiscale: è riservato a tutte le imprese, indipendentemente dalla forma giuridica e dalle dimensioni aziendali, che iscrivono a bilancio almeno 50 mila euro di investimenti in attività di ricerca e sviluppo. Sull’ammontare di queste spese si applica un beneficio fiscale del 30 per cento e si potrà usufruire del credito d’imposta fino ad un tetto massimo di 600 mila euro. La misura è prevista dall’articolo 3 della bozza del provvedimento intitolato «Misure urgenti per il riordino degli incentivi, la crescita e lo sviluppo sostenibile» di cui è imminente il varo. Assai ampio lo spettro delle spese che consentiranno di beneficiare dello sconto fiscale e del credito d’imposta. In prima linea le scommesse sul futuro e sull’economia del «sapere»: saranno incentivate ricerche «sperimentali o teoriche» per l’acquisizione di nuove conoscenze «senza che siano previste applicazioni o utilizzazioni pratiche dirette». Agevolate anche ricerca applicata, nuove tecnologie, miglioramento di prodotti, acquisto di laboratori scientifici e piattaforme informatiche. Nel computo entrerà anche l’assunzione, a tempo indeterminato o con contratto di apprendistato, di alte professionalità : il costo di laureati magistrali in discipline tecnico-scientifiche e di dottorati di ricerca potrà entrare nello sconto fino al 100 per cento.
Il vincolo Da enti pubblici, Comuni e Asl certificato obbligatorio sui debiti
Quattro decreti per risolvere il drammatico problema dei crediti vantati dalle imprese nei confronti dello Stato e che hanno raggiunto i 60 miliardi. Il decreto chiave del pacchetto di provvedimenti varato ieri, e che lo stesso premier Monti ha valutato in un impatto di 20-30 miliardi già da quest’anno, è quello sulla «certificazione» dei crediti che consentirà di scontarli presso le banche o di compensarli con debiti nei confronti del fisco o dell’Inps. Il decreto (sdoppiato in due: uno per le amministrazioni centrali, l’altro per Regioni e Comuni) rende «obbligatoria» la «certificazione» da parte di tutte le pubbliche amministrazioni, dalle Asl, alle Regioni ai Comuni. Il meccanismo per l’emissione del «certificato» è serrato e ricalca per buona parte una proposta del Pd avanzata nei giorni scorsi: la richiesta si fa attraverso un modulo scaricabile su Internet, a quel punto l’ente debitore ha 60 giorni di tempo per adempiere. Se la risposta, positiva o negativa (qualora il debito sia, per motivi concreti, inesigibile) dovesse tardare scatterà la nomina di un «commissario ad acta» che evaderà la pratica. Con questa «certificazione» in mano l’impresa creditrice potrà ottenere – lo prevedono gli altri due decreti del pacchetto – una anticipazione bancaria a fronte del credito certificato oppure compensare il suo credito (come aveva proposto Alfano citato espressamente ieri da Monti) a fronte di debiti per tributi nazionali, regionali e locali nonché assistenziali e previdenziali.
Il rimborso Le banche anticipano i soldi Fondo statale per la garanzia
Un fondo centrale, incastonato nel ministero per lo Sviluppo economico, garantirà le anticipazioni delle banche nella mega-operazione di rimborso dei debiti dello Stato verso le aziende. Il Fondo di garanzia – riprofilato e rafforzato da uno dei quattro decreti varati – farà da supporto all’operazione di “sconto” da parte delle aziende che vantano crediti verso le Regioni, i Comuni o le Asl. Gli imprenditori che decideranno di presentarsi alle banche con il credito «certificato» avranno alle spalle la copertura del Fondo che faciliterà l’intervento del sistema creditizio. La copertura del Fondo è prevista fino al 70 per cento dell’ammontare dell’operazione di anticipazione (elevabile all’80 per cento in caso di apporto di risorse da parte delle Regioni). L’importo massimo assegnabile a ciascuna impresa è pari a 2,5 milioni. Secondo quanto annunciato ieri dal presidente dell’Abi Giuseppe Mussari, per lo sblocco dei debiti della Pubblica amministrazione verso le imprese le banche metteranno a disposizione 10 miliardi di anticipi e altri 10 miliardi andranno in un plafond per nuovi investimenti. Inoltre le aziende che chiederanno alle banche lo “smobilizzo” dei crediti godranno di tassi inferiori a quelli di mercato e di linee di credito aggiuntive a quelle esistenti. Le banche, ha detto Mussari, «applicheranno così un tasso base che utilizza il costo della provvista Bce, più uno spread legato al merito di credito dell’azienda».
Il fisco Crediti Iva da restituire il limite sale a un milione
Raddoppiano le compensazioni Iva. La misura è contenuta nella bozza del decreto dedicato alle “Misure urgenti per riordino degli incentivi, la crescita e lo sviluppo sostenibile”. Il provvedimento prevede di elevare da 516 mila euro ad un milione il limite delle compensazioni e dei rimborsi dei crediti Iva. Il tetto potrà salire fino a 2 milioni se l’impresa che vanta il credito Iva ha un bilancio certificato. La misura è da tempo richiesta delle aziende. «La situazione finanziaria delle società e dei gruppi societari già provata dai ritardi di pagamento fra Pubblica Amministrazione e impresa e fra le stesse imprese – si legge nella relazione illustrativa al decreto – è spesso messa in ulteriore difficoltà anche dal ritardo con il quale vengono erogati i rimborsi vantati nei confronti dell’erario come, per esempio, i rimborsi per crediti Iva ed Ires». Si profilano anche altre novità per l’Iva: la bozza del decreto prevede l’ipotesi di sospendere per due anni il pagamento mensile dell’Iva da parte delle imprese e dei lavoratori autonomi e di lasciare soltanto l’impegno trimestrale. Sempre in tema di pagamenti Iva, tra le ipotesi contenute nella bozza è previsto l’innalzamento del numero delle aziende a contabilità semplificata che possono già beneficiare del pagamento trimestrale dell’imposta sul valore aggiunto oltre che di minori adempimenti burocratici.
L’Imu Prima rata con aliquota base ma spunta stop per chi compra
Stop all’Imu per due anni per le prime case appena acquistate per un valore fino a 200 mila euro. Si tratta di una delle ipotesi circolate nelle bozze dei decreti fiscali e destinati allo sviluppo allo studio del governo. L’obiettivo è quello di rilanciare il settore immobiliare ma anche di favorire l’accesso agli immobili di minor costo destinati alle giovani coppie. Se sul fronte dell’Imu si lavora dunque ad eventuali alleggerimenti futuri per le imminenti rate tutto resta come prima. Entro il 18 giugno bisognerà pagare la prima tranche calcolando le aliquote base: 0,4 per mille sulla prima casa con le detrazioni; 0,76 per mille sulle seconde case. Il «no» alle richieste avanzate da più parti è giunto ieri durante la riunione fra governo e Comuni che si è tenuta a Palazzo Chigi. Qualche apertura è giunta invece dal governo sulla destinazione delle risorse Imu seconda casa che vanno solo per il 50 per cento ai Comuni. «Al governo abbiamo chiesto di far sì che dopo il pagamento della prima rata l’Imu diventi definitivamente municipale. Il premier Monti ha risposto che per il 2012 non è possibile e che se ne può parlare a cominciare dal prossimo anno», ha detto il presidente dell’Anci Graziano Delrio dopo l’incontro con il governo a Palazzo Chigi. «Non demorderemo finche’ l’Imu non tornerà ad essere una vera tassa municipale», ha aggiunto Delrio definendo comunque il clima «positivo».