Lo spread infrastrutture

by Editore | 17 Maggio 2012 7:39

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ROMA – Lo spread con la Germania non passa soltanto sui titoli di stato. Fra noi e loro c’è un’autostrada, anzi un insieme di infrastrutture così diverse e arretrate le nostre che ci hanno fatto perdere 142 miliardi di Pil negli ultimi dieci anni. A sostenerlo è il Libro bianco presentato ieri nel corso del convegno di Confcommercio sul tema delle infrastrutture e dei trasporti «Sciogliere i nodi per competere». Un rapporto che denuncia lo stato di salute – piuttosto malconcio – e soprattutto i ritardi delle infrastrutture, della filiera logistica e dei sistemi di trasporto del nostro paese. I dati che emergono dal documento sono a dir poco allarmanti: il gap infrastrutturale rispetto alla Germania, negli ultimi 10 anni, ha fatto perdere all’Italia 142 miliardi di Pil; 50 miliardi è, invece, la perdita di ricchezza nel solo 2010 dovuta al divario infrastrutturale esistente fra le aree dell’Italia.
Ad oggi, si legge sempre nel Libro Bianco di Confcommercio, risultano ancora incompiute ben 27 opere infrastrutturali, alcune risalenti addirittura a cinquant’anni anni fa, per un valore di 31 miliardi di euro, mentre rispetto al Programma per le Infrastrutture Strategiche – valore complessivo oltre 367 miliardi – solo il 9,3% delle opere sono state portate a termine e quasi il 60% sono ancora in fase di progettazione. 
Dal Libro Bianco emergono note dolenti anche sul fronte delle risorse che il nostro paese destina agli investimenti in infrastrutture, cosa ancora più grave se si pensa all’attuale recessione e a quel che servirebbe per provare a fare ripartire la crescita: dal 1990 si è speso il 35% in meno, -34% nel triennio 2009-2011 e 18 miliardi già  tagliati per il triennio 2012-2014. Quanto alle risorse comunitarie (Fondi strutturali e Fas) è utilizzato solo il 12% degli oltre 41 miliardi stanziati per il quinquennio 2007-2013.
Il risultato di questa analisi è impietoso, una volta applicato alla realtà  esistente. Secondo gli analisti di Concommercio, la rete autostradale Italiana negli ultimi vent’anni anni è cresciuta quasi dieci volte meno di quella francese e addirittura venticinque volte meno di quella spagnola; l’estensione della rete ferroviaria italiana (923 chilometri) è inferiore a quella tedesca (1.285 chilometri) e meno della metà  di quella francese (1.896 chilometri) e spagnola (2.056 chilometri).
Altro dato impressionante – e tangibile, per chi vive nelle grandi città  – è il tasso di congestionamento urbano. In città  come Milano, Roma e Napoli, è stato calcolato che la velocità  media all’interno di questi maggiori centri urbani è di appena 15 chilometri all’ora per scendere addirittura a 7-8 chilometri all’ora nelle ore di punta. Praticamente quella esistente a fine ‘700, annotano in Confcommercio. Allo stesso modo, dallo studio viene fuori che i costi chilometrici medi in Italia, calcolati utilizzando un set di variabili molto complesso ed eterogeneo, si dimostrano poco concorrenziali rispetto all’offerta sul mercato: 1,579 euro a chilometro, contro l’1,518 della Francia, l’1,530 della Germania, l’1,206 della Spagna, l’1,047 della Polonia e addirittura lo 0,887 della Romania.

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