Lo shopping folle della sanità  stesso acquisto, prezzi diversi oltre due miliardi recuperabili

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Scovare sprechi e inefficienze. Poi tagliare almeno 2,1 miliardi. La metà  esatta di quanto necessario per sterilizzare l’aumento autunnale di due punti di Iva. Questo il compito del super-commissario Enrico Bondi, il “risanatore” indicato dal premier Monti per dare corpo al processo di revisione della spesa, la ormai famosa spending review. 

BENI E SERVIZI 
“AGGREDIBILI”
Entro due settimane, il suo piano di azione rivelerà  come sforbiciare. Il quanto è già  deciso, il dove è chiaro: “consumi intermedi”, ovvero il capitolo del bilancio delle amministrazioni pubbliche che vale quasi la metà  della spesa “aggredibile” – così definita dallo schema Giarda – e riguarda gli acquisti di beni e servizi. Si tratta di 135,6 miliardi (su 295,1 totali) impiegati per metà  dalla sanità  (69 miliardi) e per più di un terzo da Stato (21,3) e Comuni (25,3). L’ipotesi che Bondi vada a ficcanasare tra gli sprechi più folli della spesa pubblica, quelli di Asl e ospedali che mandano in tilt i bilanci delle Regioni, è quasi una certezza.

SANITà€ ANOMALA
Differenze di costo del 30% e oltre. Tra protesi, valvole, defibrillatori, pacemaker, stent il mercato della sanità  italiana sembra un suk arabo. Ognuno fa il suo prezzo e i conti esplodono. L’ex ministro della Salute Fazio aveva promesso di recuperare 2 miliardi all’anno unificando le centrali di acquisto. Nulla di fatto. La spesa sanitaria vale il 7% del Pil, 112 miliardi nel 2011, ma 114,5 miliardi quest’anno (+2,2%) e 118 nel 2015 (dati del Def, il Documento di economia e finanza). Il balletto di sprechi e malaffare è desolante. Uno stesso defibrillatore costa 13.500 euro a Trento, ma 16.100 euro a Bolzano. Quasi 3 mila euro di differenza in appena 50 chilometri. Una valvola aortica è pagata 19 mila euro dal Niguarda di Milano, 20 mila dalle Molinette di Torino e 21 mila in Toscana. I pacemaker valgono 2.324 euro in Emilia Romagna, ma 1.559 in Piemonte e 1.250 euro in Toscana. Farmaceutica esclusa, il mercato dei dispositivi medici vale 7 miliardi l’anno e 110 milioni la spesa media di ciascun ospedale per le protesi.

NOLEGGI, CONSULENZE, CORSI
Trovare un paio di miliardi, in questo marasma, non dovrebbe dunque essere una missione impossibile. Salvaguardando ciò che non può essere compresso, dai servizi ai cittadini alla spesa sociale («Rimarrà  costante nei prossimi anni attorno al 22,3% del Pil, ma diminuirà  invece il peso del costo del personale, al di sotto del 10%, e quello per l’acquisto di beni e servizi, poco sopra il 5%», dice ancora il Def). Sbirciando nei “consumi intermedi” dello Stato, la Corte dei Conti notava che per il 2010 sono diminuiti solo del 6,8% contro il programmato 9%. E dentro c’è di tutto. Dai 448 milioni di “armi e materiale bellico per usi militari” a 1 miliardo di “noleggi, locazioni e leasing”. E ancora: 1,4 miliardi di manutenzione e riparazioni, 223 milioni di corsi di formazione, 91 milioni di “spese di rappresentanza, relazioni pubbliche, convegni e mostre, pubblicità “, 329 milioni di “commissioni, comitati, consigli”, 118 milioni di “studi, consulenze, indagini” e, immancabili, 387 milioni per “indennità  di missione e rimborsi spese viaggi”.


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